martedì 6 febbraio 2024

Sacralità della natura e distruzione della natura...



Nell’anno 890 d.C. attraverso il Concilio Namnetense, la Chiesa cattolica prende posizione e condanna a morte tutti gli alberi secolari presenti sul suo territorio,nonché tutti i boschi ritenuti sacri dalle popolazioni che ancora non si erano genuflesse alla croce. 

Gli alberi andavano sradicati e arsi, al loro posto in molti casi veniva eretta una chiesa. L’idea era quella non di spegnere un luogo reso energicamente forte da millenni di pratiche psichiche e di atti biologici, bensì diventarne proprietari. “I Vescovi e i loro ministri devono conestrema dedizione combattere perchè siano estirpati dalle radici e bruciati gli alberi consacrati ai demoni che il popolo venera e considera talmente degni di venerazione e di rispetto da nonnosare amputarne né un ramo né un germoglio. Tratti in inganno dalle falsità dei demoni, venerano anche pietre in luohji scoscesi e boscosi, dove promettono e concedono voti. che siano distrutte dalle fondamenta e che siano gettate in luoghi dove non potranno mai più essere ritrovate!” 

Questo parte del testo riportato in “Arbores daemonibus consecratae”. In pochi decenni gli effetti furono devastanti e l’azione si protrasse nei secoli successivi. Come scrive Silvia Sirio abbattere un albero secolare significa togliere a tutta la comunità biologica del bosco un punto di riferimento che negli anni ha orchestrato gli atteggiamenti volti alla riproduzione, alla protezione e alla predazione. Un albero secolare intreccia le sue radici con una quantità inimmaginabile di alberi ed essendo “vecchio” conserva una esperienza ampia e un ampia memoria! Togliere un albero secolare significa togliere la possibilità all’uomo di confrontarsi con se stesso, di conoscersi e di comprendere meglio chi è e dove si trova.

Averli eradicati tutti, aver rimosso per intero aree che per millenni sono state il luogo di contatto con la naturaselvatica ha letteralmente impoverito una componente intima dell’umanità intera. In parallelo alla distruzione dei boschi antichi, venne portata avanti già dal 1184, con il Concilio di Verona, la spietata caccia a tutte quelle persone che conservavano e vivevano la Conoscenza ricevuta attraverso l’interazione con le energie selvatiche. 

 
In Puglia stranamente a Silva Arboris Belli che era li nome latino di Alberobello è sopravvissuto fino alla fine dell’ottocento un albero millenario, una quercia sacra dove venivano celebrati anche matrimoni e cerimonie pagane. la particolarità è che arboris  belli in latino significa albero della battaglia o della guerra e non si sa bene perchè. Comunque tutta la zona era piena di alberi e pietre sacre. 

Locus Rotondus (locus qui dicitur rotundus) antico tempio o osservatorio astronomico, probabilmente in origine un cerchio in pietra di trecento metri di diametro con un menhir al centro, sostituito poi dal campanile della chiesa di san Giorgio. Il cristianesimo per eliminare il culto pagano delle pietre, in una forma di sincretismo religioso, ci ha costruito una chiesa al centro e un intero paese all interno del cerchio. Se si guarda una foto dall’alto si nota che vi sono ancora precise corrispondenze con le albe e i tramonti ai due solstizi nell’incrocio degli assi viari principali. La festa di San Giorgio si celebra il 13 aprile. A Galatina in Salento si trova un antico pozzo sacro, un’acqua curativa, probabilmente nell’antichità dedicata ad Esculapio. 

Una leggenda racconta che l’acqua guariva i tarantati dai morsi dei ragni e fu ridedicata a San Paolo, per questo poi conosciuto come Santu Paulu de le tarante. Il luogo a fine giugno, durante la festa del santo, è ancora frequentato dai fedeli anche se il pozzo sacro è stato chiuso perchè l’acqua è stata ritenuta inquinata e non so se abbia particolari proprietà e se sia mai stata analizzata. A Melpignano, sempre in Salento, si racconta di un antico tempio pagano molto grande probabilmente messapico, completamente raso al suolo, e anche qui sullo stesso luogo è stata costruita una chiesa dedicata a San Giorgio, figura che in una visione più ampia come San Michele lotta con le forze delle tenebre sconfiggendo il drago e ricacciandolo nell’oscurità. 

Comunque sull’area del tempio dove poi in seguito e stato costruito anche un monastero l’estate scorsa ho visto un formicaio, un cratere costruito dalle formiche di un metro di diametro e le viuzze che partivano dal formicaio, tracciate nel viavai del loro lavoro quotidiano, formavano, visto dall’alto, il disegno di un grande sole, con un diametro di oltre dieci metri; si dice appunto che le formiche siano molto sensibili alle energie cosmotelluriche e costruiscono i formicai sui nodi particolamente carichi. 

Questo per dire che nell’antichità conoscevanobene le energie biogeologiche e costruivano templi partendo da questi presupposti, in luoghi particolarmente carichi energeticamente. Qualcuno dice che questi luoghi funzionano come enormi batterie o accumulatori di energia e tuttora andando anche in alcune chiese a pregare e meditare la si riceve e la si assorbe…

Informazioni raccolte da Ferdinando Renzetti



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