martedì 27 febbraio 2024

Per soddisfare il "sistema" Assange deve morire?


Calco

...si parla in lungo e in largo della vicenda Assange, omicidio bianco programmato, e della spaccatura tra due mondi in contesa strategica e definitiva: quello di Assange e  l’antimondo di Navalny.

 Altri ne hanno trattato, anche meglio e sotto le più varie angolazioni. La stampa mainstream, dal canto suo, che si trova nel secondo dei due mondi citati, del primo non sa, non vede, non dice, se non per ripetere l’arzigogolo dello spione – altro che giornalista - al servizio di Putin. Il giornalismo lo concepiscono così, essendo della razza di quelli che si beccano uno stipendio e buffetti da mane a sera per ogni servizietto fornito, cioè per fare i ragazzi di bottega di assassini in marsina, truffatori, mentitori, rapinatori. E, dunque, per ignorare e diffamare Assange ed elevare sugli altari il qui pro quo russo.

 A me pare che l’imperdonabile, lo scandaloso, l’irrimediabile anche, del lavoro che ha portato Julian alla tattica della morte strisciante durante 14 anni di reclusione, senza un raggio di sole o uno spicchio di cielo, non sia stato evidenziato a dovere. 

C’erano stati i Pentagon Papers del 1991, le 7000 pagine delle infamie del Dipartimento della Difesa USA; c’era stata la Commissione Frank Church, nel 1975, che svelò i fantastici crimini di CIA e FBI contro nemici, amici, alleati. Ma erano altri tempi. La sconfitta del Vietnam, agevolata da milioni di persone nelle strade, scuole, università, fabbriche, di tutto il mondo, perfino le solitamente ligie Chiese, la tuttora incombente memoria del nazifascismo orrido e stravinto, avevano creato le condizioni. Favorite anche da un’informazione della quale si poteva ancora dire con apprezzamento: “E’ la stampa, Bellezza!”...

Fulvio Grimaldi





Continua: https://fulviogrimaldi.blogspot.com/

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