“L'Europa finirà i suoi giorni come una vecchia civiltà che ne ha resa possibile un'altra e che ha l'obiettivo di porvi fine. Esausta, sopraffatta, minacciata dall'interno e dall'esterno, l'Europa procede dalla civiltà greco-romana-giudaico-cristiana, vale a dire da Omero a Solzhenitsyn, alla ‘civiltà della fine delle civiltà’: il transumanesimo. Non finirà come un piccolo promontorio del continente asiatico, ma sul carro delle scope della carovana americana. L'Europa sta lavorando sodo sulla stessa propaganda, come quando in un documento della Commissione si apprende che è necessario abolire i riferimenti al genere, non dire più ‘signore’ e ‘signora’, bandire la parola ‘Natale’ e i nomi ‘Jean’ e ‘Marie’. Ed eccoci qui…”.
Così scrive Michel Onfray nel suo secondo volume de La nef des fous, la nave dei folli, appena uscito in Francia per le belle edizioni Robert Laffont. Una sorta di cronaca di un Occidente impazzito. “Raccolta di aneddoti giorno per giorno sulla salute di un vecchio che sta per morire, l'Europa, su cui sputiamo, che deridiamo e prendiamo in giro, sopraffatti dalla patologia dell'odio verso se stessi, segno evidente di decadenza”.
A fine aprile negli Stati Uniti è arrivato il "passaporto genderless". I cittadini americani scelgono di non dichiarare e far comparire il proprio sesso. Al posto di maschio o femmina c’è anche una "X". Antony Blinken, a capo del Dipartimento di Stato, ha salutato il passaporto "gender neutral" come una “pietra miliare”.
E l’Europa ha deciso di sbattere la testa sulla stessa pietra. La Commissione UE di Bruxelles ha appena lanciato l’idea del passaporto neutro, auspicando che tutti gli stati membri lo adottino quanto prima (Austria, Danimarca, Germania, Islanda, Irlanda, Malta e Olanda già li hanno).
In Inghilterra il passaporto neutro è stato bocciato dalla Corte suprema, che ha riconosciuto l’importanza giuridica del sesso.
E pensare che a far compiere all'Europa i primi passi verso l'unità furono Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi. Resta qualcosa della loro eredità? O non resterà che uscirne?
Le Figaro racconta come Bruxelles stia finanziando massicciamente nelle università europee l’ideologia gender.
La prestigiosa Sciences Po a Parigi ha lanciato il progetto “Egera” con 2,2 milioni di euro di sovvenzioni della UE. “L'idea è quella di promuovere il gender nell'insegnamento”, spiega Hélène Périvier, coordinatrice del progetto. Un documento della Commissione Europea citato da Onfray, oltre a suggerire di evitare di dire “Buon Natale”, prevedeva la lotta contro la “mascolinità”. E la Commissione ha dichiarato una guerra politica e legale contro la legge dell’Ungheria che vieta l’insegnamento del gender a scuola. Non è un caso che un quarto degli eurodeputati siano membri dell'intergruppo LGBT (174 su 766 eletti), che ne fa il più grande intergruppo del Parlamento europeo.
La femminista norvegese Christina Ellingsen rischia intanto tre anni di carcere per “incitamento all’odio” per aver detto in televisione a un uomo, “tu sei un uomo e non puoi essere una madre”.
“Distruggi la libertà, impoverisci la lingua, abolisci la verità, sopprimi la storia, nega la natura, diffondi l'odio” scrive Onfray ne La nef des fous. “Questo è l'impero a cui aspirano i turiferi dell'Europa di Maastricht”.
Ma come ci si arriva? “È l'opera della goccia d'acqua che, attraverso la ripetizione, perfora la pietra più solida” scrive ancora Onfray. “Ogni giorno l'Impero avanza con un esercito di rozzi che si definiscono progressisti: politici, ideologi, attivisti, intellettuali, accademici, registi, giornalisti, sindacalisti, artisti, imprenditori, pubblicisti, editorialisti e persone che lavorano a questa grande impresa di eugenetica della civiltà”.
Joseph Overton mise a punto una straordinaria teoria denominata “finestra di Overton”. Come si fa a trasformare un’idea da inaccettabile a supinamente accettata e poi imposta, fino ad arrivare a pensare tutti nello stesso modo? Manipolazione del linguaggio. Overton previde sei punti:
Impensabile. Quando l’idea appare è inaccettabile. Ma si inizia a parlarne e si apre la finestra successiva.
Radicale. L’idea continua a essere considerata inopportuna e letta come una provocazione.
Accettabile. Ci si chiede se abbia senso vietarla agli altri. In questa fase giornali e tv si aprono ai presunti “esperti”.
Ragionevole. L’idea ha perso il carico eversivo.
Diffuso. Ora l’idea raccoglie consenso.
Legale. L’idea diventa legge.
Gli anni ‘60 erano impensabili, i ‘70 radicali, gli ‘80 accettabili, i ‘90 ragionevoli, i primi Duemila diffusi e questo è il decennio della legalità.
Il primo fu il premier socialista spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero, che nel 2004 vietò i tradizionali riferimenti di genere nei documenti di famiglia. Nei certificati di nascita, “padre” e “madre” vennero rimpiazzati da due neologismi: “Progenitore A” e “Progenitore B”. Poi fu la volta della Francia, dove nel libretto di famiglia i termini “sposo o padre” e “sposa o madre” furono sostituiti da “uno dei genitori”. Poi ci si mise l’America a inventare il neutro, quando l’Università del Vermont è stata la prima a creare un nuovo pronome né femminile né maschile.
Quale sarà l’esito successivo? Far cadere ogni riferimento al sesso sulla carta d’identità, come hanno deciso in Belgio. Niente più maschi, femmine e X.
E così, come scrive sul Journal du dimanche il professor René Frydman, che ha fatto nascere la prima bambina in provetta in Francia nel 1982, per far passare l’utero in affitto si cambia significato alle parole: “Negli anni ‘80 si è cominciato a parlare di ‘madri surrogate’.
Negli anni ‘90 è apparsa l’espressione ‘gestazione per altri’. Da affitto, è diventato regalo. Ora si parla di ‘surrogata etica’”. E così in America l’aborto all’ottavo e nono mese viene chiamato “aborto a nascita parziale” (nel senso che per eseguirlo si deve indurre il parto e far uscire la testa del bambino, l’Illinois lo ha legalizzato due anni fa), la Commissione UE finanzia campagne dove il velo islamico è sinonimo di “libertà” e in Belgio si legalizza l’eutanasia dei neonati quando la loro “qualità della vita” è bassa.
Per dirla ancora con Michel Onfray di La nef des fous, “se uccidi un gattino lanciandolo contro un muro e metti in rete il video del crimine, scatenerai un bronco planetario sul web e manderai in prigione il suo autore. Ma il Parlamento francese vota una legge che consente, per ‘motivi psicosociali’, di abortire un bambino di nove mesi”.
Se “maschio” e “femmina” non esistono più ma sono soltanto costruzioni culturali, anche la “morte” e la “vita” perderanno di significato. E non ci sarà più niente a frapporsi fra l’essere umano, lo stato e un’ideologia.
Giulio Meotti
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