venerdì 22 luglio 2022

PFAS - Solvay di Spinetta Marengo

 


Di frequente ci pensano  gli incidenti a ricordare  che lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo è classificato ad alto rischio chimico e di catastrofe industriale, considerando che la vita della città potrebbe annientarsi senza la scalfittura di un muro e che neppure la popolazione è preparata ad un forse inesistente piano  di emergenza di allarme, evacuazione e cura. Talvolta avviene che la popolazione sia scaraventata giù dai letti, come per il boato del 23 maggio scorso.  Più spesso la morte si aggira silenziosa.

L’ultimo incidente, come sempre di notte, è avvenuto al reparto Algofrene dove vengono fatti reagire i gas per produrre i composti fluorurati utilizzati nello stabilimento, tra cui anche i PFAS. “Gli Algofreni sono sempre stati il reparto critico per eccellenza”, testimonia Lino Balza al processo: leggi J’accuse su Ambiente Delitto Perfetto,  “impregnato di veleni e a rischio di sprofondamento (gli sono state fatte iniezioni di cemento per sorreggerlo), quante volte dovemmo protestare come Consiglio di fabbrica per i solventi buttati nottetempo direttamente nel terreno, si è spesso parlato di spostarlo o chiuderlo. Era già famoso a livello nazionale quando fu oggetto di clamorose manifestazioni di Greenpeace tra cui  la scalata che organizzammo alle ciminiere issando striscioni”.

Anche per l’ultimo incidente si è ripetuto il rituale. L’Arpa interviene quando i buoi sono già scappati: il gas è stato respirato dove il vento l’ha portato. I giornali chiedono senza risposta: “C’è stata fuga di gas? quali sostanze sono state cercate? quali risultati delle misurazioni dei dati  di monitoraggio esterni?”.

Siccità, manca l’acqua e Solvay avvelena le falde.

La multinazionale promette di smettere fra cinque anni. Il candidato sindaco: cittadini pazientate gli  altri morti e ammalati.

l’ExtraTerrestre”, il settimanale ecologista del Manifesto, dedica un intero numero (8 pagine) alla questione della siccità estrema che mette in ginocchio l’Italia. In particolare, nel servizio di Mauro Ravarino, è messa in rilievo “la minaccia alla disponibilità di acqua che deriva dall’inquinamento delle falde, dovuto a scarichi e sversamenti industriali che raggiungono le acque sotterranee”. Le falde sono per natura rinnovabili e di buona qualità ma hanno tempi di ricarica molto lunghi mentre  in Italia  sono sempre più sotto pressione delle attività industriali. E il giornale prende appunto a riferimento l’avvelenamento dei PFAS: sostanze perfluoroalchiliche riconosciute come interferenti endocrini e cancerogeni dalla scienza internazionale.

Due gli scandali evidenziati: quello delle acque di vasti territori del Veneto irrimediabilmente contaminati dalla Miteni di Trissino, contro la quale (dopo chiusura) si è arrivati finalmente a processo. E soprattutto “quello della contaminazione da Pfas in provincia di Alessandria, ad opera della Solvay di Spinetta Marengo, dove –nonostante la presenza di questi inquinanti accertata nella falda esterna della fabbrica e nei fiumi Bormida Tanaro e Po- la multinazionale belga ha ottenuto dalla Provincia di Alessandria l’estensione della AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per l’uso e la  produzione del Pfas C6O4 (dopo PFOA  e ADV)”.

Il servizio avverte: “Il tempo sta scadendo. O si inverte la rotta oppure andrà peggio”.  Un acquedotto è già bloccato, due Comuni sono già in emergenza idrica. Andrà sicuramente peggio se Solvay non ferma immediatamente le produzioni. Così come è stata costretta a fare negli Stati Uniti. Come sarebbe costretta in Italia se fosse approvato il Disegno di legge presentato dal senatore Mattia Crucioli che mette al bando i Pfas.

Lo specchietto per le allodole

Invece Solvay in questi giorni  ha ribadito lo status quo prendendo tempo. Dunque ha esposto uno specchietto per le allodole impegnandosi, ennesima promessa del marinaio, a sostituire gli attuali Pfas con sostanze innocue. Sostituirli non subito ma dal 2026, morti e ammalati nel frattempo compresi nel prezzo. Sostituire con cosa? con l’ennesimo sostituto peggiore del precedente? Come già fatto per il Pfoa con il C6O4 autorizzato come innocuo dalla Provincia (Lega)? Ebbene, l’allodola Gianfranco  Cuttica, che sta riproponendo la sua candidatura (Lega) a Sindaco, si è subito riflesso entusiasta nello specchietto di Solvay. I due storici complici (gli altri due leghisti sono Provincia e Regione), d’altronde, sono ben consapevoli che i Pfas in aria-acqua-suolo sono solo la punta del’iceberg del disastro ecosanitario di Alessandria, e che le controverse  chiusure dello stabilimento vanno ben oltre i PFAS.

RETE Ambientalista  - movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it 



Post scriptum. Una analisi tecnica (clicca qui) dello scarico dei reflui Solvay nei fiumi Bormida Tanaro Po, di Claudio Lombardi ex assessore all’Ambiente del Comune di Alessandria.

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