Del
Global Compact dicesi che serve a regolare i flussi e far condividere
dai firmatari mezzi, principi e oneri. Tutto questo era già iscritto
in vari accordi all’interno dell’UE. Con i risultati che
conosciamo Per alcuni servirebbero a rimpolpare le zone che i governi
hanno desertificato, rianimare i borghi distrutti dal terremoto e
abbandonati per mancata ricostruzione, a fornire manodopera a basso
costo, sicuramente costo di dignità, sicurezza e anche vita, al
grande capitale agroalimentare e della distribuzione, a dare a Baobab
e simili il pretesto per tenere in condizioni allucinanti gente
disperata, a cui si consiglia di non farsi intrappolare dalle offerte
di alloggi regolari della sindaca Raggi.
Per
coloro che pensano e gestiscono questa cosa è inutile, ma ai buoni,
gonzi e moralmente ipovedenti vorremmo suggerire, per una sola santa
volta, di astenersi dall’occuparsi delle cose vicine, in
basso,degli effetti, e di levare lo sguardo alle cose lontane, in
alto,alle cause. Sapete cosa ha scritto uno sull’inserto del
“manifesto”? Che siccome in Africa e in Europa, quindi in Italia,
ormai l’industria agroalimentare s’è presa tutte le terre
fertili, ne ha allontanato i contadini finiti nelle suburbanità, ne
trae, a forza di fertilizzanti ed erbicidi tossici, superproduzioni
per l’esportazione, ecco che le genti che, in Africa, ma anche in
Asia, hanno perso habitat e relativo sostentamento, radici, comunità,
cultura, civiltà, possono venire da noi a valorizzare le terre
abbandonate e inaridite. Chè, tra economia salvambiente di montagna
abbandonata e lande terremotate lasciate lì, ne abbiamo tante.
Strutturale
la migrazione, o il colonialismo?
Allora
ecco che il discorso sul Global Compact Migrazioni rivela il suo
sottofondo strategico. Del tutto parallelo a quello che dice “dove
non puoi sgomberare, a forza di terroristi e bombe, territori ricchi
di risorse e utili per le rotte di merci e persone, fai muovere il
culo ai sedentari, nel senso di seduti su quanto occorre a noialtri
per mandare avanti il business e il dominio. Terre del cibo, nostro
monopolio, dei minerali, nostro monopolio, dell’acqua,
dell’energia, dei tubi, tutti nostri monopoli. Come lo fai? Prima
ti compri i governi di partenza, a forza di trenta denari, poi quelli
di arrivo a forza di regole, di Ong e di sensi di colpa per le
malefatte del primo colonialismo. Con questo sistema, globale quanto
tutto il resto della globalizzazione imperiale, a forza di monopolio
anche mediatico sinistro-destro, convinci il colto e l’inclita che
è tutto a fin di bene. Strutturale, ragazzi, non è l’emigrazione,
quella è provocata a vantaggio di alcuni e a detrimento di milioni.
Strutturale è il colonialismo. Implacabile da secoli, a dispetto
dell’epocale sconfitta subita a metà ‘900.
Grazie
a guerre dall’interno o dall’esterno, terroristi qua e là,
multinazionali del cibo, delle estrazioni/costruzioni, si sposta un
sacco di gente da un continente all’altro, si fa una cofana di
soldi e si radono al suolo quelli che si erano azzardati a farti
concorrenza. Vuoi che l’UE, cioè Merkel, Macron e il loro compare
allegrotto alla testa della Commissione,che per le stesse
multinazionali ha fatto del Lussemburgo un porto franco, esentasse,
non vi vogliono a Marrakesh. Vuoi che il papa non benedica il tutto.
In
coincidenza con le pazze feste delle Ong per il Compact, delle
celebrazioni a televisioni ed edicole unificate, sono usciti nuovi
fiancheggiatori. Ora abbiamo anche, con tanto di paginone comprato
sui giornale, le “Famiglie Accoglienti”, nuovo virgulto spontaneo
nato a fianco dei sempre più rigogliosi virgulti dell’Open
Society Foundation di George Soros che, con lieto ossimoro, titola il
suo inno all’integrazione “Più accoglienza= Più sicurezza”.
La mafia nigeriana che si sta prendendo tutto lo spaccio e tutta la
prostituzione in Italia ne è garante. La manovalanza a casa sua
faceva il contadino, ma anche l’infermiere, l’operaio Shell,
l’imam. Ora, venuto per lavorare e vivere, grazie alla nostra
accoglienza, o è spiaggiato sotto la stazione di Milano, o entra in
quella statistica che assicura agli stranieri (l’8,3%) una media
tra il 35 e il 50% dei più gravi reati commessi nel paese.
Fulvio Grimaldi - www.fulviogrimaldicontroblog.
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