Il
25 Aprile 2018, il giorno in cui si commemora la Liberazione dal
Nazi-fascismo, il corteo di Roma che si dirigeva verso Porta S.Paolo
rigurgitava di bandiere rosse e di bandiere quadricolori della
Palestina: bianche, rosse, verdi e nere. Era presente anche lo
striscione del GAMADI, associazione fondata da due autentici
partigiani, Miriam Pellegrini Ferri, già militante di “Giustizia e
Libertà” e poi comunista, e dal suo compagno, il compianto
Spartaco Ferri, oggi scomparso.
Alla
partenza si è sparsa la voce che Alfredo Tradardi, tenace ed
intelligente combattente per la causa palestinese, fondatore di ISM
(International Solidarity Movement) era venuto a mancare a Torino
proprio nel giorno della Liberazione. Alfredo, di cui ero amico e di
cui condividevo gli ideali, aveva portato avanti la sua battaglia con
rigore e coerenza, rifuggendo da atteggiamenti finto-umanitari ed
indicando nell’ideologia sionista la causa dell’occupazione
coloniale della Palestina e del tentativo di operare una continua
pulizia etnica dei suoi abitanti originari. Per questo Tradardi aveva
condotto un tenace boicottaggio culturale di Israele, diffondendo una
serie di libri, scritti sia da lui che da Diana Carminati ed Enrico
Bartolomei, sia da autori palestinesi come Clot e Ghada Karmi, sia da
autori israeliani antisionisti come Tanya Reinart ed Ilan Pappe.
Aveva organizzato nel 2008 la contestazione della Fiera del Libro di
Torino, i cui responsabili avevano chiamato Israele come ospite
d’onore, e organizzato uno storico convegno a Roma in cui era stato
presentato il fondamentale libro di Pappe: “la Pulizia etnica della
Palestina”.
Al
corteo non ha partecipato la comunità ebraica romana, sempre più
ostaggio dell’estremismo sionista di Netanyahu, che pretendeva
arrogantemente dall’ANPI, organizzatrice della manifestazione, di
vietare la presenza di bandiere e simboli palestinesi. L’ANPI non
ha ceduto però al ricatto e molti Ebrei democratici e contrari
all’occupazione hanno partecipato al corteo ed al comizio finale a
Porta S.Paolo.
Sconcerta
la sudditanza della comunità ebraica romana - già essa stessa
vittima di feroci persecuzioni durante l’occupazione nazista - nei
confronti della sempre più feroce ed aggressiva politica di Israele
nei riguardi dei Palestinesi e di quei paesi del Medio Oriente che
difendono la loro indipendenza. Mentre continua la politica di
pulizia etnica iniziata nel 1947-48, tanto a Gerusalemme come nella
Valle del Giordano, e proseguono gli espropri di terra, gli arresti
di migliaia di Palestinesi, anche bambini ed adolescenti, l’esercito
israeliano – spacciato come il più morale del mondo – si
esercita al tirassegno contro civili disarmati che manifestano a Gaza
perché finisca l’ormai decennale assedio, uccidendone a decine.
Gli aerei israeliani bombardano quasi ogni giorno la Siria, impegnata
in una dura guerra per liberarsi dalle bande terroriste eterodirette,
ed aiutano sfacciatamente i peggiori gruppi di fanatici jihadisti che
operano ai confini del Golan, territorio siriano illegalmente
occupato da Israele dal 1967. Con questo Israele dimostra di essere
buon alleato dell’Arabia Saudita, noto sponsor di tutto il
terrorismo mediorientale, oltre che dei soliti noti (USA, Francia,
UK), quelli che vanno a bombardare la Siria con la scusa di chiare
provocazioni e false notizie.
Ma
queste politiche di stampo militarista, colonialista, razzista e
fascistoide, basate solo sulla forza - di cui sembra rimangano
ostaggio sia la maggior parte dei cittadini di Israele, sia molte
comunità ebraiche italiane, europee ed americane, che non riescono a
prendere le distanze - non è detto che abbiano prospettive
illimitate. Le vittorie dell’esercito nazionale siriano sui
terroristi nonostante i sostegni internazionali di cui godono,
l’incapacità delle potenze imperiali e colonialiste di controllare
la situazione, il rafforzamento del “Fronte del Rifiuto”
antimperialista ed antisionista formato da Siriani, Libanesi,
Iracheni, Iraniani, Yemeniti, e tanti altri popoli del Medio Oriente,
il rilancio della lotta palestinese contro l’occupazione le
espropriazioni e gli assedi a Gaza ed altrove, dovrebbero indurre
Israele a fare marcia indietro e le comunità ebraiche ad una più
matura riflessione che porti al dialogo, e non alla continuazione di
questa dissennata politica di forza che rischia di diventare un
vicolo cieco.
Anche
il Governo italiano, quello dimissionario e quello futuro (se
riusciranno a farlo) dovrebbero mostrare un minimo di dignità e
sganciarsi dalle politiche aggressive di Israele e dei suoi potenti
protettori. Non dovrebbero seguire il vergognoso esempio di quei
dirigenti sportivi che si sono prosternati di fronte all’Entità
Sionista concordando che il giro d’Italia partisse da Gerusalemme,
città multietnica e sacra a tre diversi credi religiosi, considerata
invece come “capitale indivisibile di Israele”.
Vincenzo Brandi