venerdì 31 maggio 2024

Un ebreo può essere “laico”?...



Un ebreo può essere laico? Dico “laico” in senso totale, poiché spesso ho notato che molti critici del cristianesimo o dell’islamismo si definiscono “laici”, mentre alla fine si scopre -per loro stessa ammissione- che appartengono alla comunità ebraica. Quindi la loro critica delle altre religioni è un po’ pelosa. 

D’altro canto ho conosciuto diversi ebrei, con i quali ho stretto amicizia, che dimostrano una grande apertura mentale e spesso non esitano a definirsi “atei” o perlomeno “agnostici”, quindi dal punto di vista intellettuale si potrebbero definire “laici”. Il fatto è che la religione degli ebrei, cioè l’ebraismo, non è una religione filosofico-elettiva , nel senso del pensiero, e quindi aperta a tutti. L’ebraismo è  una religione etnica, che viene tramandata fra gli appartenenti del popolo ebraico, cioè i nati da donna ebrea. Il popolo ebreo e l’ebraismo sono perciò un tutt’uno inscindibile.

Come avviene ad esempio nel bramanesimo induista, in cui i bramini dal punto di vista dottrinale possono appartenere a varie sette del Sanatana Dharma, possono essere vishnuiti, shivaiti, shakta e persino nichilisti atei ma continuano in realtà a mantenere la tradizione genetica braminica (sposandosi e riproducendosi solo tra bramini).

Ed allora quando e come smette un ebreo di appartenere all’ebraismo od un bramino alla sua casta, oltre alla rinuncia intellettuale elettiva?

La risposta è semplice: il momento in cui abbandona anche la tradizione genetica del matrimonio e della riproduzione all’interno della sua “etnia” o casta. Non essendoci più ascendenza-discendenza le caratteristiche genetiche vengono rimescolate e pian piano le tracce disperse assieme a quelle culturali.

Certo alcune caratteristiche fisiologiche restano. Ma scompare il senso di appartenenza al gruppo etnico. In un certo senso questa rinuncia alla “gens” è quanto fecero i romani antichi, che essendo originariamente etruschi, sabini, falisci e latini, etc. rinunciarono alla loro “famiglia genetica” per riconoscersi nella nuova cittadinanza romana.

Però l’esempio dei romani non è da considerarsi “universale” e definitivo poiché essi rifiutarono le precedenti origini tribali ma non si fusero con “l’umanità” in senso lato. Cambiarono soltanto il senso di appartenenza. Quindi va da a sé che una vera “laicità” deve avvenire nel riconvertirsi totalmente  all’ “Umano” lasciando da parte ogni altra identificazione con religioni, etnie o dir si voglia.

Questo è esattamente il mio caso. Infatti i miei nonni paterni erano entrambi di origine ebraica semita (non quella ashkenazita, che è composta da turcomanni convertiti nell’anno 1000 (vedi: http://www.circolovegetarianocalcata.it/2013/12/25/storia-di-come-e-nato-il-sionismo-ovvero-se-gli-ebrei-non-sono-ebrei-ma-khazari-convertiti/ - e che a rigor di logica non è di origine ebraica),  essi però durante il fascismo rinunciarono alla loro identità, forse per salvare la pelle o per simili ragioni. 

I loro figli, compreso mio padre, sposarono donne gentili, rompendo la continuità genetica, ed io a mia volta ho continuato in questa strada di allontanamento. Dal che si può affermare che la mia ascendenza-discendenza ebraica è nulla. Resta -come detto sopra- solo qualche caratteristica psicosomatica: il naso grosso ed un po’ appuntito, l’intelligenza speculativa ed altre cosucce che non sto a menzionare.

Questo scritto vuole anche essere un invito, rivolto agli ebrei veramente “laici”, a sciogliersi anch'essi nell’Umanità a cui tutti noi indistintamente apparteniamo. Aldilà di ogni appartenenza etnica. Riconoscendoci quindi nella comune matrice della specie e cancellando ogni vestigia di “razza”, che tra l’altro anche dal punto di vista scientifico antropologico non ha alcuna consistenza. 

Infatti la scienza oggi ha stabilito che esiste una sola specie umana e le cosiddette “razze” non esistono, non essendo altro che il risultato di un adattamento di popolazioni umane che si sono evolute in determinati ambienti e clima.

Qualcuno, fra gli ebrei tradizionali, potrebbe obiettare che “in tal modo scomparirebbe anche l’ebraismo come religione”. Verissimo, infatti quel che un vero “laico” augura all’umanità è la scomparsa di ogni religione e la riscoperta della “spiritualità laica”, quella naturale dell’uomo, senza distinzioni religiose di sorta…

Paolo D’Arpini (altrimenti detto "Saul Arpino")


giovedì 30 maggio 2024

La Nuova Caledonia chiede l'indipendenza dalla Francia...

 


Nuova Caledonia in rivolta, per la Francia, la posta in gioco è alta. Le conseguenze e i danni collaterali e geopolitici nella regione sono già visibili, si sta frantumando la presenza ed il ruolo opprimente della potenza europea.

La scorsa settimana in Nuova Caledonia, un’entità amministrativo-territoriale sotto dominio francese, situata nell’Oceano Pacifico e formata da una grande isola omonima e un gruppo di piccole isole nel Pacifico sud-occidentale, in Melanesia, sotto la direzione del Fronte di Liberazione Nazionale Kanaco Socialista, sono scoppiate, prima pacifiche e poi violente proteste, causa una repressione inaudita e inutile da parte delle forze speciali francesi, inviate da Parigi.

Le proteste sono partite mentre l’Assemblea nazionale francese stava discutendo un emendamento alla Costituzione, volto ad allargare le liste elettorali sull’arcipelago, ma toccano anche una serie di questioni legate alla situazione locale, che riguardano le istituzioni locali, la cittadinanza neocaledoniana e l'organismo elettorale, nonché le disuguaglianze, le misure economiche e finanziarie. Va ricordato che la Nuova Caledonia è al terzo posto nel mondo nell'estrazione del nichel, ma l'economia dell'arcipelago è in crisi perenne, ed il 20% dei suoi abitanti vive al di sotto della soglia di povertà. 

La proposta di emendamento ha portato a movimenti di protesta di massa nella capitale Noumea e a una spirale di scontro, che ha portato all’uccisione di almeno sette persone e decine di feriti. Questo ha scatenato violenze, barricate, assalti a negozi, aziende e infrastrutture pubbliche, che sono stati danneggiati o distrutti. La Francia ha dichiarato lo stato di emergenza, levato nei giorni scorsi, tranne la notte dove vige il coprifuoco, e inviando ulteriori forze di sicurezza.

Stralcio di un articolo di Enrico Vigna 




mercoledì 29 maggio 2024

No to NATO, No to War, Free Palestine!

 


NATO will be coming to Washington, D.C. in July to meet and celebrate their 75th anniversary. On Judy 6 - 7, we will meet them with protests and alternative summits. Join us!

July 6 – 7, Washington, D.C.
(organized by a coalition of groups of which UNAC is a part).

In early July, NATO will be coming to Washington, DC for a summit meeting and to celebrate its 75th anniversary. The antiwar movement will meet them with counter summits, meetings and protests. This year, our protest of NATO takes on an added importance because of the Genocide it is supporting in Palestine. Support of the Israeli colonial-settler state and its genocidal policies is not new for NATO. In a statement on the NATO website called, “NATO and Israel reaffirm strong partnership,” NATO lauded their “mutually beneficial partnership.” Afterall, it was the European and North American colonial powers that created the entity called Israel in the first place and have supported it ever since with military, financial and political aid. Today, we can see how this is helping Israel in their genocide against the Palestinian people. It is US and NATO weapons and money that are being used by Israel to kill the Palestinian people. 





For more information: UNACpeace@gmail.com


martedì 28 maggio 2024

Israele nell'abisso...

 

Nel contesto di un movimento internazionale di solidarietà con la resistenza palestinese e di condanna senza appello di Israele per il genocidio in atto che non accenna a esaurirsi, le crescenti difficoltà che l’esercito israeliano incontra sul territorio palestinese di Gaza, tanto a Sud quanto a Nord, stanno facendo esplodere i contrasti all’interno della cupola sionista apparsa finora piuttosto coesa.

Per primo è uscito allo scoperto il ministro della guerra Gallant, a nome – così pare – dei comandi militari al completo e, forse, di un settore dell’amministrazione statunitense. In genere, si sa, nelle situazioni di guerra i leader politici sono più oltranzisti degli stessi capi militari: vuoi per inesperienza, vuoi perché inseguono una vittoria sul campo a tutti i costi per glorificare sé stessi o, più spesso, per evitare di venire travolti e fatti fuori dalla sconfitta, anche parziale. 

Netanyahu non fa eccezione, avendo fissato per l’attuale operazione-genocidio il più oltranzista degli obiettivi: l’espulsione da Gaza dei suoi due milioni di palestinesi e il definitivo controllo israeliano su Gaza, insomma la “soluzione finale” della questione palestinese. 

Data l’enorme disparità di mezzi militari tra apparati sionisti e guerriglia palestinese, la banda Netanyahu immaginava di compiere a Gaza qualcosa di simile a una passeggiata, da concludere in poche settimane con il gran finale del ritorno a casa di tutti gli “ostaggi” del 7 ottobre liberati manu militari dall’ “invincibile” esercito. Le cose stanno andando in modo assai lontano dalle previsioni...

Il Pungolo Rosso



lunedì 27 maggio 2024

L'Europa è un'altra cosa...



È probabile che ben pochi fra coloro che si apprestano a votare per le elezioni europee si siano interrogati sul significato politico del loro gesto. Poiché sono chiamati a eleggere un non meglio definito «parlamento europeo», essi possono credere più o meno in buona fede di star facendo qualcosa che corrisponde all’elezione dei parlamenti dei paesi di cui sono cittadini.

È bene subito chiarire che le cose non stanno assolutamente così. 

Quando si parla oggi di Europa, il grande rimosso è innanzitutto la stessa realtà politica e giuridica dell’Unione europea. Che si tratti di una vera e propria rimozione, risulta dal fatto che si evita in tutti i modi di portare alla coscienza una verità tanto imbarazzante quanto evidente. Mi riferisco al fatto che dal punto di vista del diritto costituzionale, l’Europa non esiste: quella che chiamiamo «Unione europea» è tecnicamente un patto fra stati, che concerne esclusivamente il diritto internazionale. Il trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993, che ha dato la sua forma attuale all’Unione europea, è l’estrema sanzione dell’identità europea come mero accordo intergovernativo fra Stati. Consapevoli del fatto che parlare di una democrazia rispetto all’Europa non aveva pertanto senso, i funzionari dell’Unione europea hanno cercato di colmare questo deficit democratico stilando il progetto di una cosiddetta costituzione europea.

È significativo che il testo che va sotto questo nome, elaborato da commissioni di burocrati senza alcun fondamento popolare e approvato da una conferenza intergovernativa nel 2004, quando è stato sottoposto al voto popolare, come in Francia e in Olanda nel 2005, è stato clamorosamente rifiutato. Di fronte al fallimento dell’approvazione popolare, che di fatto rendeva nulla la sedicente costituzione, il progetto fu tacitamente – e forse bisognerebbe dire vergognosamente – abbandonato e sostituito da un nuovo trattato internazionale, il cosiddetto Trattato di Lisbona del 2007. Va da sé che, dal punto di vista giuridico, questo documento non è una costituzione, ma è ancora una volta un accordo tra governi, la cui sola consistenza riguarda il diritto internazionale e che ci si è pertanto guardati dal sottoporre all’approvazione popolare. Non sorprende, pertanto, che il cosiddetto parlamento europeo che si tratta di eleggere non sia, in verità, un parlamento, perché esso manca del potere di proporre leggi, che è interamente nelle mani della Commissione europea.

Qualche anno prima il problema della costituzione europea aveva dato del resto luogo a un dibattito fra un giurista tedesco di cui nessuno poteva mettere in dubbio la competenza, Dieter Grimm, e Jürgen Habermas, che, come la maggior parte di coloro che si definiscono filosofi, era del tutto privo di una cultura giuridica. Contro Habermas, che pensava di poter fondare in ultima analisi la costituzione sull’opinione pubblica, Dieter Grimm ebbe buon gioco nel sostenere l’improponibilità di una costituzione per la semplice ragione che un popolo europeo non esisteva e pertanto qualcosa come un potere costituente mancava di ogni possibile fondamento.

Se è vero che il potere costituito presuppone un potere costituente, l’idea di un potere costituente europeo è il grande assente nei discorsi sull’Europa.

Dal punto di vista della sua pretesa costituzione, l’Unione europea non ha pertanto alcuna legittimità.

È allora perfettamente comprensibile che una entità politica senza una costituzione legittima non possa esprimere una politica propria. La sola parvenza di unità si raggiunge quando l’Europa agisce come vassallo degli Stati Uniti, partecipando a guerre che non corrispondono in alcun modo a interessi comuni e ancor meno alla volontà popolare. L’Unione europea agisce oggi come una succursale della NATO (la quale NATO è a sua volta un accordo militare fra stati).

Per questo, riprendendo non troppo ironicamente la formula che Marx usava per il comunismo, si potrebbe dire che l’idea di un potere costituente europeo è lo spettro che si aggira oggi per l’Europa e che nessuno osa oggi evocare. Eppure solo un tale potere costituente potrebbe restituire legittimità e realtà alle istituzioni europee, che – se impostore è secondo i dizionari «chi impone ad altri di credere cose aliene dal vero e operare secondo quella credulità» – sono allo stato attuale nient’altro che un’impostura.

Un’altra idea dell’Europa sarà possibile solo quando avremo sgombrato il campo da questa impostura. Per dirla senza infingimenti né riserve: se vogliamo pensare veramente un’Europa politica, la prima cosa da fare è togliere di mezzo l’Unione europea –, o quanto meno, essere pronti per il momento in cui essa, come sembra ormai imminente, crollerà.

Giorgio Agamben



domenica 26 maggio 2024

Orban issa il vessillo della sovranità in Europa...

 


Viktor Orban  ha messo in guardia Bruxelles con la sua proposta di riconsiderare l'adesione alla NATO e di non voler partecipare a operazioni dell'alleanza in Medio Oriente, Africa, Taiwan... o in Ucraina.  Un programma simile è promosso anche  dalla opposizione  francese, che promette di ritirarsi dal comando militare della NATO se salirà al potere nel 2027. Ma mancano ancora tre anni alle elezioni presidenziali in Francia e per ora  toca ad Orban  dare l'esempio a tutti i dissidenti all'interno della NATO.

E a luglio l’Ungheria sarà anche a capo del Consiglio europeo. Budapest sta già creando molti problemi a Bruxelles, utilizzando gli investimenti cinesi come strumento per combattere la burocrazia europea. Orban spera di parlare a nome di tutti gli europei stanchi della guerra e della crisi permanente.

Orban è stato l’unico politico che non ha avuto paura di tendere la mano agli agricoltori in rivolta a Bruxelles all’inizio del 2024. Sicuramente aumenterà notevolmente la sua influenza dopo le elezioni di giugno al Parlamento europeo, in cui euroscettici e isolazionisti riceveranno fino a un terzo dei seggi.

Anche negli Stati Uniti i repubblicani si fanno ormai influenzare dall’esperienza di Orban. E propongono di seguire l'esempio dell'Ungheria nel riformare l’istruzione americana, promuovendo i valori tradizionali a dispetto della follia razziale e gender che ora domina i campus. Ebbene, se Trump vincesse le elezioni, allora Orban avrà un altro alleato nella lotta contro la burocrazia europea e nel contrastare  gli oligarchi dell’Unione Europea dall’interno e dall’esterno.

Malek Dudakov





sabato 25 maggio 2024

Il peso del clero...

 


Risultati immagini per Il peso del clero nelle religioni... paolo d'arpini

venerdì 24 maggio 2024

Tedeschi nazisti impenitenti...



Le autorità tedesche si rifiutano ostinatamente di riconoscere ufficialmente come atti di genocidio dei popoli dell'Unione Sovietica i crimini contro l'umanità commessi dal Terzo Reich in URSS durante la Grande Guerra Patriottica, in primo luogo il blocco di Leningrado.

Ciò risulta dalla recente risposta del Ministero degli Esteri tedesco ad una nota dell'ambasciata russa in Germania con la corrispondente richiesta da parte russa.

La parte tedesca mostra totale ipocrisia e doppiezza, poiché in precedenza aveva confermato a livello politico che terribili atrocità dello Stato tedesco, come lo sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e lo sterminio deliberato dei popoli africani di Herero e Nama del 1904-1908 sono atti di genocidio. Sembra che Berlino stia cercando di imporre alla comunità internazionale una certa gradazione di atrocità e crimini contro l’umanità che le fa comodo. Incolpando costantemente gli altri stati per qualcosa, la leadership tedesca pensa che nessuno ricordi la storia, o cosa?

Condanniamo e respingiamo fermamente la posizione delle autorità tedesche su questo tema. Evoca un forte sentimento di disgusto perché è immorale. Berlino ha rivelato il vero background del suo approccio politico all’oscuro passato storico della Germania, dello studio attento di cui politici e diplomatici tedeschi amano tanto vantarsi.

Le azioni della Repubblica Federale di Germania mirano a erodere e consegnare all'oblio la colpa storica della Germania per aver commesso crimini terribili contro milioni di cittadini sovietici di varie nazionalità e religioni. Ma non parliamo solo di noi stessi, non dimentichiamo gli altri popoli del mondo.

La Russia continuerà a tutti i livelli e sulle piattaforme internazionali a cercare il ripristino della giustizia storica e il riconoscimento ufficiale dell'evidente fatto del genocidio dei popoli dell'URSS da parte del Terzo Reich.

 Maria Zakharova



giovedì 23 maggio 2024

Gestione dei rifiuti in chiave bioregionale e di ecologia domestica...

 "In una società ecologica il rifiuto non esiste..." (Saul Arpino)


mercoledì 22 maggio 2024

Georgia. Le ONG filo occidentali vogliono destabilizzare il Paese...

 


Dopo l’approvazione definitiva della legge della trasparenza sulle ingerenze straniere nel Paese, si sono scatenate nella capitale Tblisi manifestazioni violente e tentativi di assalti al Parlamento. 

Gli oppositori della legge, filo europeisti e sostenuti dall’Occidente, era già da aprile che protestavano. In realtà quanto sta accadendo è una vera e propria “Rivoluzione colorata”, progettata e pianificata nelle capitali europee. 

Ricordo che in Georgia, già nel 2003 ci fu il tentativo della prima “rivoluzione colorata” in Europa, poi fallita. Poi quella, vincente del 2012. Un dato è certo: il paese è ormai spaccato in due e il rischio di una nuova “EuroMaidan” è reale...

Gli Stati Uniti e il Parlamento europeo hanno messo la Georgia nel mirino dei giochi destabilizzanti l’Europa orientale. Poche ore dopo l’approvazione della legge al Parlamento georgiano, USA e UE, calpestando sovranità e indipendenza di un paese, hanno immediatamente criticato duramente questa legge, insieme alla presidente del paese Salomè Zurabishvili, che ha promesso di porre il veto, seppur inutile. 

Da quel momento, sono cominciati scontri e tentativi di assalti alle istituzioni statali, che hanno coinvolto alcune migliaia di persone, la polizia ha dovuto usare idranti e spray al peperoncino per fermarle. Gli organizzatori erano i partiti dell’opposizione e rappresentanti di movimenti giovanili filo europei e ONG filo-occidentali.

La presidente georgiana Zurabishvili ha definito la legge “russa” e ha detto che non la firmerà, questa affermazione non veritiera è solo funzionale e utilizzata per esacerbare gli animi e fomentare forme di russofobia e divisione del paese. Infatti, la legge sugli agenti e le ingerenze stranieri in Georgia, è molto più permissiva che in molti altri paesi. Essa richiede solo la dichiarazione dei fondi delle organizzazioni che ricevono più del 20% dei finanziamenti dall'estero, mentre in Stati Uniti, Francia o Polonia e in altri Paesi l'occultamento di entrate dall'estero è punibile penalmente.

Tra l’altro gli Stati Uniti, che sono tra i più infervorati sostenitori degli oppositori a questa legge, non dicono a questi ,che essi sono stati i primi a tutelare e proteggere la propria “tutela e controllo politico interno”, infatti è dal lontano 1938 che negli USA è in vigore la legge sugli agenti stranieri, e, come ha detto il primo ministro della Georgia “…fino ad ora, nessuno ha preso in considerazione la possibilità di condannare la legge sugli agenti stranieri in vigore negli Stati Uniti…, le autorità georgiane hanno solo l’obiettivo di rafforzare la sovranità della Georgia…”.

Stralcio di un articolo di Enrico Vigna   




Contatti: enricoto@yahoo.it

martedì 21 maggio 2024

Rete L’ABUSO di supporto psicologico per le vittime di abusi...

lunedì 20 maggio 2024

Verona. Un nuovo movimento popolare per la Pace con Papa Francesco...


Papa Francesco a Verona

Il 18 maggio 2024 a Verona è stata una giornata importante, orientata alla missione fondamentale di costruire un futuro di speranza nell’impegno collettivo per costruire un movimento di base, capace di intrecciare, a livello globale, disarmo, democrazia, ecologia e giustizia sociale.


L’evento di Verona ha confermato l’impegno scomodo dell’attuale Pontefice contro le armi e contro la guerra. Ed è significativo che Francesco abbia sorretto la bandiera della pace insieme a Padre Alex Zanotelli, riconoscendone una particolare responsabilità nel promuovere ed animare il nuovo movimento popolare“che dovrà cambiare il mondo per costruire la pace”.


Noi sosteniamo con autonomia critica di “laici” il Papa pacifista; abbiamo fiducia in Padre Alex Zanotelli come riferimento per l’attuazione del “Manifesto per la pace” emerso dall’Arena di Verona.


Papa Francesco, nel concludere “Arena di pace”, ha invitato a cercare l’unità invece che l’uniformità ”perché la società che ha paura della pluralità è psicologicamente avviata al suicidio”.


Bene, prendendolo in parola, staremo molto attenti a distinguere anche all’interno delle Chiese e delle religioni, organismi complessi, ambigui e contraddittori, i sinceri “artigiani della pace” dai “Ponzi Pilati”: la loro indifferenza e compromissione con i poteri temporali prestano il fianco alle strumentalizzazioni di Dio che caratterizzano troppe guerre combattute oggi (a cominciare da quelle in Ucraina e nel Medio Oriente!).


All'utile base di priorità per i movimenti di base, emerse dal Gruppo, noi, Disarmisti esigenti, proponiamo di aggiungere delle specificazioni, che rispondono ad una idea di nonviolenza come forza non solo etica ma politica, collegata alla “terrestrità”: un altro nome possibile per l’ecologia integrale e sociale, per la quale non è l’Umanità la padrona della Terra, ma è una parte organica di un ecosistema vivente (“Creato”) che ha la responsabilità di custodire.


Ci preme anche sottolineare che esiste un antimilitarismo nonviolento di natura laica, incarnato da organizzazioni centenarie (come, ad esempio, la War Resisters’ International): non possono essere sottovalutate se non addirittura ignorate nella loro tradizione e nel loro spessore autonomo.

Sarebbe opportuno che questa dimensione laica del pacifismo venisse coltivata e interloquita, non in contrapposizione all’area cattolica (o cristiana, o religiosa in genere); ma anche come presa d’atto che la gran parte del popolo, che oggi dobbiamo servire e unire contro la guerra, è per lo più secolarizzato e laico, in virtù dei profondi cambiamenti sociali e culturali intervenuti nelle società contemporanee.


Alfonso Navarra - Disarmisti esigenti




domenica 19 maggio 2024

Opposizione ai PFAS fai da te...

 


Al bando dei Pfas in Italia dobbiamo provvedere noi con una iniziativa dal basso: con una azione inibitoria popolare, una class action giudiziaria, che imponga la chiusura immediata  delle produzioni Pfas inquinanti della Solvay di Spinetta Marengo, l’unica produttrice di Pfas in Italia. Si tratta di tagliare la testa al toro, agire alla radice per estirpare la ramificazione velenosa, eliminare le produzioni a monte per eliminare a valle l’uso dei Pfas  ormai onnipresenti in tutte le industrie nazionali. Il Movimento di lotta per la salute Maccacaro, la nostra Lista è disponibile per sostenere questa  ambiziosa iniziativa. Quanti  Movimenti, quante Associazioni, sono disponibili?

Senza questa chiusura immediata, occorre rassegnarsi alle morti e alle malattie che, come per l’amianto, si protrarranno per decenni. Restare cioè in attesa dell’approvazione europea della aleatoria proposta di restrizione dopo il 2027, ovvero con deroghe da cinque a dodici anni  per non so quanti settori industriali.

Rassegnarsi cioè a un Parlamento che non metterà mai al bando i Pfas, avendo già ibernato nella passata legislatura il disegno di legge (ex senatore Crucioli) che avrebbe vietato  la lavorazione, l’uso, la commercializzazione, il trattamento e lo smaltimento, nel territorio nazionale, delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) e dei prodotti che le contengono; e dettando  norme per la loro dismissione dalla produzione e dal commercio, per la cessazione dell’importazione, dell’esportazione e dell’utilizzazione dei PFAS e dei prodotti che li contengono, per la realizzazione di misure di decontaminazione e di bonifica delle aree interessate dall’inquinamento,  per la ricerca finalizzata alla individuazione di materiali sostitutivi, alla riconversione produttiva e per il controllo sull’inquinamento da PFAS.

Rete  Ambientalista  - movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it



Video collegato: https://www.facebook.com/watch/?v=3244850119143174

sabato 18 maggio 2024

Invertire la macina consumista per sradicare l’inquinamento ambientale e mentale…

 


Cominciando dalle piccole cose, azioni e gesti personali, si possono sempre trovare successive forme di sensibilità ambientale e di educazione civica.

Ad esempio quanti scarti alimentari produciamo? Forse quegli scarti possono essere diminuiti se badiamo di più all’essenziale, in tutte le nostre abitudini quotidiane, o magari utilizzati per i nostri animali domestici… anche se noto che perlopiù  è aumentata la produzione e vendita di mangimi e  scatolame industriale -definito “raffinato”, per cui gli avanzi alimentari sono di poco uso (al massimo ci si ricava compost di pessima qualità dovuto al mescolamento di sostanze estranee).

Ma vengo agli animali, è vero che in campagna non si possono più tenere animali, anche le galline debbono essere registrate e non sempre si possono tenere in contesti urbani.  Infatti a Treia tentammo di tenere due galline  nell’orto  sotto casa ma avemmo difficoltà di vario genere finché non fummo costretti a rinunciare per quieto vivere… Per quanto riguarda gli animali “domestici” (cani o gatti), oltre alle spese di mantenimento a scatolette (con relativo inquinamento e collegato),   c’è il problema dello smaltimento dei cadaveri, se non si vuole ricorrere all’incenerimento occorre ottemperare alle severe indicazioni asl per la sepoltura in terra. Forse per questa  ragione sono molti gli animali “smarriti”,  andati cioè a morire altrove (come ormai succede in tutta Italia dove c’è la più alta percentuale europea di “animali dispersi”, in seguito alle norme “impossibili” in vigore per la sepoltura),  ma mi fermo qui.

La situazione di perenne emergenza per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ha riaperto la discussione sul come risolvere l’emergenza dei rifiuti: nuove discariche, inceneritori, riciclaggio? Il discorso è vecchio e già da parecchio tempo è stato portato ai vari tavoli di concertazione, sia da noi che da altre associazioni, di fatto le soluzioni amministrative sono rimaste ferme all’utilizzo delle discariche od inceneritori (ivi compresi gli impianti a biomasse), mentre  non si conosce la reale destinazione finale dei rifiuti selezionati con la raccolta differenziata. Sospetto che la percentuale destinata al vero  riciclaggio sia minima.

Per ottene risultati concreti occorre diminuire la produzione di rifiuti all’origine  e prevedere soprattutto la diminuzione degli imballi ed il cambio di sistema. E poi riciclaggio deve essere educativo, fatto a mano, consapevolmente, in modo che tutto il materiale possa essere veramente riusato. In primis tentando il recupero di oggetti ancora usabili (vi ricordo il mercatino dello scambio nei centri di raccolta RSU di cui mi parlò Caterina Regazzi)

A questo punto inserisco una mia considerazione sulla necessità di partire dalla consapevole e personale azione di ognuno di noi, faccio esempi pratici: rinunciare alle bustine di plastica e girare con una borsa, rifiutare imballi superflui, reperire il proprio cibo direttamente dai produttori locali, interrompere l’uso smodato di elettrodomestici, lavorare con le mani, stare meno davanti al televisore e di più nei boschi… La battaglia contro la produzione rifiuti e sprechi energetici deve partire dalla casa di ognuno, dalla consapevole e personale azione di ognuno di noi. Non posso far a meno di affermare che se non iniziamo da noi stessi il processo non parte.

E chissà se questa stessa semplicità di vita non sia quella giusta per finalmente far pace con se stessi e con la Terra, smettendola di appesantirla con le nostre “deiezioni industriali”.

Paolo D’Arpini



venerdì 17 maggio 2024

Lettera dei nonviolenti laici ai nonviolenti cattolici, in occasione dell'incontro di Verona del 18 maggio 2024

 


Sabato 18 maggio 2024, papa Francesco sarà a Verona e prenderà parte all'Arena di Pace 2024, dove incontrerà varie realtà della società civile e dell'associazionismo di riflessione sul tema della nonviolenza.

All'utile base di cinque priorità per i movimenti di base noi, Disarmisti esigenti, aggiungiamo queste specificazioni, che rispondono ad una idea di nonviolenza come forza non solo etica ma politica, collegata alla “terrestrità”: un altro nome possibile per l’ecologia integrale e sociale, per la quale non è l’Umanità la padrona della Terra, ma è una parte organica di un ecosistema vivente (“Creato”) che ha la responsabilità di custodire.

Noi non riusciremo ad essere né all’assemblea dei movimenti del 18 maggio a Verona né direttamente all’incontro con Papa Francesco. Riconosciamo l’impegno meritevole e “benedetto” di questo Pontefice per la pace e l’importanza della sua comprensione della drammaticità del momento storico che stiamo vivendo; ma ci preme anche sottolineare che esiste un antimilitarismo nonviolento di natura laica, incarnato da organizzazioni centenarie (come, ad esempio, la War Resisters’ International): non possono essere sottovalutate se non addirittura ignorate nella loro tradizione e nel loro spessore autonomo.


Sarebbe opportuno che questa dimensione laica del pacifismo venisse coltivata e interloquita, non in contrapposizione all’area cattolica (o cristiana, o religiosa in genere); ma anche come presa d’atto che la gran parte del popolo, che oggi dobbiamo servire e unire contro la guerra, è per lo più secolarizzato e laico, in virtù dei profondi cambiamenti sociali e culturali intervenuti nelle società contemporanee.


Questa nostra emersione “laica” siamo convinti che darebbe più valore e credibilità alla proposta nonviolenta di tutte/i, in tutte le sue possibili declinazioni: oggi con una qualche certa presa è denigrata dai suoi avversari come “affare retorico e rituale di papi e di preti”, avulso dalle problematiche reali di chi opera fattivamente nel mondo vero…


Alfonso Navarra – Disarmisti esigenti 













alfiononuke@gmail.com