Per rompere davvero con l’UE, la BCE, la NATO bisogna che nei singoli paesi gli operai e le altre classi delle masse popolari si organizzino capillarmente fino a creare e sostenere un proprio governo di emergenza. Senza questa condizione ogni proposito di rottura non ha gambe per camminare e prometterlo è imbroglio o ingenuità!
Approfittare di ogni difficoltà dei gruppi imperialisti per avanzare nell’organizzazione delle masse popolari!
Il Brexit, l’esito del referendum di giovedì 23 giugno e l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sono l’argomento all’ordine del giorno nell’apparato di propaganda di regime e nei circoli della sinistra borghese.
È certo che nei mesi a venire i vertici della UE e della BCE (Banca Centrale Europea) e della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (CI) useranno in ogni paese europeo e negli USA il Brexit per giustificare una persecuzione più feroce degli emigranti e il peggioramento delle condizioni delle masse popolari.
La sinistra borghese è intrisa di illusioni nella democrazia borghese, riduce la crisi generale del capitalismo a problemi relativi alle sue strutture e al loro funzionamento (crisi strutturale) e rifiuta l’idea che le masse popolari si possono liberare solo lottando contro la borghesia imperialista fino a instaurare il socialismo. I suoi esponenti nutrono l’idea e alimentano l’illusione che di per se stesso il risultato del referendum del 23 giugno sull’uscita del Regno Unito di Gran Bretagna dall’UE segni la fine dell’UE e della BCE o almeno l’inizio della loro disgregazione.
Noi comunisti dobbiamo denunciare e contrastare le misure antipopolari e reazionarie che saranno prese dai vertici dell’UE e della BCE e messe in opera dal governo della Repubblica Pontificia, combattere le illusioni seminate dalla sinistra borghese e valorizzare gli insegnamenti del modo in cui si è arrivati al referendum del 23 giugno e degli sviluppi reali che ne verranno: essi sono molto importanti per noi comunisti.
L’eliminazione dell’UE e della BCE è un passaggio necessario per ogni progresso. Per finirla con il marasma in cui siamo immersi dobbiamo liberarci dell’UE e della BCE, istituzioni della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, quelle che dettano direttamente gli ordini (lettere di intenti, memorandum, pilota automatico, ecc.) ai governi dei singoli paesi europei. In effetti il risultato del referendum britannico complica la vita dei vertici dell’UE e conferma che i membri della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e i loro uomini politici si invischiano sempre più in un groviglio inestricabile di contrasti. È una conferma di una legge generale. La crisi generale del capitalismo obbliga ognuno di loro a lottare contro gli altri gruppi imperialisti e contro le masse popolari. Ogni gruppo imperialista deve anzitutto trovare il modo di valorizzare il capitale che lui amministra, a spese di altri gruppi imperialisti (“siamo in guerra”, disse Marchionne) e a spese delle masse popolari. In ogni paese imperialista le classi dominanti eliminano su scala sempre più vasta le conquiste che le masse popolari avevano strappato nella prima parte del secolo scorso sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria, quando il movimento comunista era forte nel mondo. Devono anche in ogni modo impedire che le masse popolari comprendano il corso delle cose e le relegano in uno stato in cui incubi ed ebbrezza si combinano e si alternano e il “si salvi chi può” diventa la morale comune. La sinistra borghese vi contribuisce per la sua parte ripetendo ad ogni occasione che “la situazione è complessa”, che è difficile o addirittura impossibile capire cosa succederà. In realtà la confusione domina non perché è difficile o addirittura impossibile capire il corso delle cose, ma perché la classe dominante non può ammettere la realtà quale è e semina confusione tra le masse popolari per impedire che esse la comprendano.
La realtà della società attuale è semplice da capire per chi per conoscerla usa la concezione comunista del mondo, parte dagli opposti interessi delle classi in cui la società è divisa e dalla lotta tra di esse. La trasformazione è invece quella sì un’impresa di portata storica e richiede grandi sforzi, ma è del tutto fattibile. I quaranta anni (1917-1956) di resistenza e di progresso dell’URSS, i progressi compiuti dalle Cina e dai primi paesi socialisti nei primi anni della loro esistenza, lo hanno dimostrato. E hanno anche insegnato che il socialismo può continuare a progredire solo se il potere è saldamente nelle mani della parte rivoluzionaria e organizzata degli operai e delle masse popolari e se compie un’opera multiforme ed efficace di promozione della partecipazione crescente di tutti alla gestione della vita sociale e al patrimonio culturale.
Il referendum britannico è istruttivo per molti aspetti.
Nei paesi imperialisti i gruppi dominanti faticano a cancellare completamente ogni forma di partecipazione delle masse popolari alle istituzioni della democrazia borghese, non tanto per l’opposizione che noi comunisti siamo già in grado di mettere in moto, ma perché chi di loro si attenta ad abolire le istituzioni della democrazia borghese (a proprio vantaggio ovviamente: da noi si è visto ieri la banda Berlusconi, oggi si vede la cricca Bergoglio-Renzi), si scontra con il fatto che i gruppi borghesi suoi avversari ne approfittano e mobilitano le masse contro di lui. Questa è un punto debole della classe dominante, di cui noi comunisti possiamo e dobbiamo avvalerci nella guerra popolare rivoluzionaria che promuoviamo. È una delle condizioni su cui contiamo per far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia la costituzione del Governo di Blocco Popolare.
In ogni paese europeo i gruppi al governo attribuiscono la responsabilità dell’eliminazione delle conquiste all’Unione Europea e nascondono il fatto che UE e BCE sono comitati d’affari dei grandi capitalisti dello stesso paese. Per avere la maggioranza assoluta nel Parlamento uscito dalle elezioni del 7 maggio 2015 David Cameron aveva dovuto promettere il referendum sull’UE entro il 2017. Ha negoziato con l’UE nuove condizioni di privilegio per la Gran Bretagna, condizioni che secondo i pregiudizi creati dalla stessa classe dominante avrebbero dovuto assicurare la maggioranza ai voti pro-UE e ha indetto il referendum anzi tempo massimo, prima che risultasse chiaro che per la massa delle popolazione britannica le nuove condizioni non cambiavano il corso delle cose. E lo ha perso: 17.4 milioni di voti per l’uscita e 16.1 milioni per restare, su circa 50 milioni di elettori aventi diritto. Ora vertici UE e britannici dovranno trovare una qualche nuovo accordo perché la collaborazione e la concorrenza tra i gruppi imperialisti possa continuare. Lo troveranno, ma dovranno faticare un po’ e certamente attribuiranno all’esito del referendum le nuove sofferenze che imporranno agli emigranti e alla popolazione autoctona.
Le anime belle della sinistra borghese, incantate dalla democrazia borghese, pensano e discutono seriamente come se il voto del 23 giugno avesse deciso “l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa”, in altre parole come se l’UE fosse nata e continuasse ad esistere perché gode del favore popolare, come se la tenuta dell’UE fosse colpa “degli altri che non capiscono”, di quelle “masse popolari ignoranti, passive e arretrate” di cui parlano spesso molti esponenti della sinistra borghese, come se l’UE fosse nata per soddisfare bisogni e richieste della massa della popolazione e per decisione delle masse popolari. La borghesia ha tutto l’interesse a far dimenticare la lotta di classe e in questo la sinistra borghese è completamente succube della borghesia.
L’Unione Europea è una istituzione dei gruppi imperialisti europei, non della popolazione europea. I gruppi imperialisti europei hanno costituito questa struttura nel secondo dopoguerra su sollecitazione e per volontà dei gruppi imperialisti americani, incominciando con la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio), come estensione della NATO (1949) e prosecuzione del Piano Marshall. Il suo scopo era dare un assetto stabile alla cooperazione dei gruppi imperialisti europei che dovevano operare al servizio dei gruppi imperialisti americani, contro il campo socialista e il movimento comunista che allora avanzava in tutto il mondo, sovvertiva il sistema coloniale ed era forte anche in molti paesi imperialisti per la vittoria appena conquistata contro il nazifascismo, mentre i gruppi imperialisti europei erano deboli a causa della sconfitta del nazifascismo che essi avevano partorito e gestito.
Man mano che per limiti propri del movimento comunista cosciente e organizzato la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale si è esaurita nel mondo e contemporaneamente per le caratteristiche proprie del modo di produzione capitalista a partire dagli anni ’70 si è sviluppata la seconda crisi generale del capitalismo, l’UE si è trasformata. Sono infatti venute meno le due condizioni che avevano consentito alle masse popolari di strappare tante conquiste: la forza del movimento comunista nel mondo, la congiuntura economica favorevole per i capitalisti.
Contro le masse popolari europee l’UE è diventata il centro promotore dell’abolizione delle conquiste politiche, economiche e culturali che in tutti i paesi imperialisti le masse popolari avevano strappato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria in alternativa all’instaurazione del socialismo. L’abolizione delle conquiste rispondeva alla necessità dei capitalisti di migliorare le condizioni di valorizzazione del capitale e trovava via facile a causa dell’esaurimento dell’ondata della rivoluzione proletaria nel mondo. Fu quindi in ogni paese imperialista la linea di tutti i governi e furono proprio il governo britannico (con Margareth Thatcher capo del governo dal 1979) e il governo americano (con Ronald Reagan presidente dalla fine del 1980) a lanciarla su vasta scala.
Ma la crisi generale del capitalismo comporta anche la lotta tra i gruppi imperialisti: ognuno deve guadagnare spazio a spese di altri. Nella Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti che domina il mondo, l’UE è quindi diventata in larga misura un polo concorrente del polo imperialista USA, l’istituzione dei gruppi imperialisti franco-tedeschi. La creazione della BCE e dell’euro (anni ’90) è il tentativo di togliere ai gruppi imperialisti americani il dominio finanziario esercitato tramite il dollaro. Il polo imperialista che governa il sistema monetario internazionale ha in tutto il mondo grandi vantaggi sugli altri nel commercio, negli investimenti e nel potere politico che ne segue. Basti pensare a quello che è avvenuto nel 1971. La borghesia europea disponeva nei confronti del sistema monetario USA di almeno 5 mila miliardi di euro di credito (gli eurodollari), equivalenti secondo gli accordi di Bretton Woods (1944) a più di 4.5 mila tonnellate d’oro. La decisione unilaterale dei gruppi imperialisti USA (presidenza Nixon) ha sterilizzato quel credito e ora esso varrebbero all’incirca 135 tonnellate d’oro.
Inoltre l’UE svolge ora in collaborazione e in concorrenza con i gruppi imperialisti americani e sionisti un’intensa attività per lo sfruttamento dei vecchi paesi coloniali. Qui le rivoluzioni di nuova democrazia si sono quasi dappertutto esaurite, molti degli Stati che esse avevano creato sono diventati comitati della borghesia burocratica o della borghesia compradora, i singoli paesi sono per lo più diventati colonie in forme nuove (neocolonie), gli Stati che non si sono sottomessi alla Comunità Internazionale sono aggrediti, bersagliati, assediati e frantumati: la Siria è l’ultimo esempio in ordine di tempo. Da qui nasce l’emigrazione di milioni di uomini e donne che in Europa la borghesia usa come manodopera a buon mercato e come bersaglio principale della mobilitazione reazionaria delle masse popolari europee.
Per chi non ha rinunciato al marxismo come strumenti di analisi della storia e della lotta tra le classi è chiaro che l’UE non cesserà di esistere a causa del voto sfavorevole espresso dal referendum britannico del 23 giugno. I gruppi imperialisti europei, americani e sionisti troveranno un qualche rimedio all’incauta mossa di David Cameron.
Quindi è impossibile distruggere l’UE e la BCE?
Distruggere l’UE e la BCE è certamente possibile e anzi necessario. Ma per distruggerle bisogna togliere il potere ai gruppi imperialisti, non basta votare contro in un qualche referendum. Chi semina illusioni del genere indebolisce la lotta contro l’UE. Distruggere l’UE è un’impresa del tutto possibile, anzi è certo che sarà compiuta. La fine dell’UE è certa, come è certa la fine dello Stato imperialista USA e dello Stato sionista. Ma chi predica l’uscita dall’UE per effetto di un referendum, come se l’UE fosse un’alleanza tra Stati e paesi liberi e indipendenti, non tiene conto delle reali relazioni interne e internazionali. Che lo faccia per imbrogliare o in buona fede, è questione secondaria.
Perché un paese rompa davvero le catene della UE, come più in generale perché rompa le catene della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti, bisogna che nel paese si sia formata una vasta coalizione di organismi operai e popolari decisi a prendere in mano la direzione del paese e a dirigerlo in modo che resista all’aggressione e al blocco economico e finanziario che l’UE e la CI certamente scateneranno contro di esso. Il primo paese che si lancerà in questa impresa godrà dell’appoggio e della solidarietà delle masse popolai di altri paesi e mostrerà la strada che esse seguiranno.
È la linea della costituzione del governo d’emergenza delle organizzazioni operaie e popolari che noi promuoviamo. È la linea della moltiplicazione delle OO e OP e del loro orientamento ad agire come nuove autorità pubbliche, come centri locali del nuovo potere. È la linea della costituzione di amministrazioni comunali d’emergenza, di amministrazioni locali d’emergenza, contro i governi organi nazionali dell’UE.
Questa via è del tutto praticabile ed è la via più diretta e meno distruttiva per porre fine all’UE, alla BCE e riprendere la via del progresso che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha mostrato al mondo. Solo con l’instaurazione del socialismo (potere saldamente nelle mani della parte rivoluzionaria e organizzata degli operai e delle altre classi delle masse popolari, proprietà pubblica delle strutture economiche e loro gestione secondo un piano, multiforme promozione della partecipazione delle masse popolari alla gestione della società e al patrimonio culturale) è possibile porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone al mondo. Senza proprietà pubblica e gestione pianificata dell’economia, le masse popolari finiscono per subire azienda per azienda, zona per zona, paese per paese il ricatto dei capitalisti, anche se il fatto viene camuffato con accordi sindacali e politici, con compensazioni e con referendum alla Marchionne.
Nel nostro paese la costituzione del Governo di Blocco Popolare è la via più diretta per arrivarci.
Questa è la via che il nuovo Partito comunista e la sua carovana chiama a praticare.
Impadronirsi della scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia, svilupparla e usarla per instaurare il socialismo!