giovedì 31 agosto 2017

Reggio Emilia, 5 settembre 2017 - Partita Italia-Israele: cartellino rosso all'apartheid israeliana!

Cartellino Rosso a Israele

Il 5 settembre 2017 a Reggio Emilia, l’Italia giocherà contro Israele nelle qualificazioni per i Mondiali di Calcio 2018.

Oltre a praticare il colonialismo e l’apartheid contro l’intera popolazione palestinese, le autorità israeliane hanno:
  • bombardato e distrutto stadi palestinesi;
  • detenuto, imprigionato e ucciso giocatori palestinesi;
  • impedito ai calciatori palestinesi di viaggiare dentro e fuori i territori Palestinesi occupati per allenarsi e per le partite;
  • sparato ai piedi di giovani giocatori di calcio, ponendo fine alla loro carriera.
L’Associazione calcistica di Israele (IFA) comprende sette squadre con base nelle colonie israeliane costruite in violazione del diritto internazionale su terre palestinesi. 
Facciamo appello a tutte associazioni solidali con i diritti del popolo palestinese e a tutte le persone che hanno a cuore i diritti umani a mobilitarsi e a partecipare alle iniziative in programma a Reggio Emilia e alle azioni sui social media.

Per informazioni organizzative e sulla possibilità di pernottamento: 351 1678923
Aggiornamenti su Facebook: BDS ItaliaBDS Reggio Emilia

» Evento Facebook

» Unisciti al ThunderClap (tweet/post collettivo) durante la partita

Programma:

(S)qualificazioni mondiali: diamo un calcio all’apartheid israeliana

Sabato 2 settembre, dalle 10 alle 13
piazza Antonio Fontanesi
Presidio e flashmob
Organizzano: BDS Reggio Emila e BDS Bologna

SPORT SOTTO OCCUPAZIONE. Diritto allo sport in Palestina. Lo sport per tutti come strumento di pace
Lunedì 4 settembre, ore 18:00
Bio-Osteria “La Ghirba” - Via Roma, 76
Incontro pubblico: Lo sport è stato indicato da Nelson Mandela come un mezzo di trasmissione di valori umani universali, ma anche il diritto allo sport è negato, insieme ad altri diritti fondamentali. Nei Territori Palestinesi Occupati (in Cisgiordania, a Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza) il diritto allo sport è limitato e spesso negato: ne parliamo con alcuni testimoni.
A seguire apericena con specialità palestinesi (10 euro). Per prenotazioni: SMS al numero 351 1678923
Organizzazo: ARCI Reggio Emilia, ASSOPACE PALESTINA Bologna, CGIL Reggio Emilia, Democrazia e Lavoro CIGL FP Bologna, Donne in Nero - Bologna, Modena, Ravenna, FIOM Reggio Emilia, Pax Christi Regione Emilia Romagna, Partito Comunista Italiano Reggio Emilia, Rifondazione Comunista Reggio Emilia, UISP Reggio Emilia

Cartellino rosso a Israele
Martedì 5 settembre, prima della partita
Ritrovo alle ore 17:00 presso la Parrocchia di San Paolo - Viale Regina Margherita 17
Volantinaggio allo Stadio Mapei
Organizzano: BDS Reggio Emilia, BDS Bologna

Riempiamo i social di cartellini rossi a Israele!
Martedi 5 settembre, a partire dalle ore 20.45
Azioni sui social media

Unisciti subito al Thunderclap per un tweet/post collettivo durante la partita.
- Mostriamo il cartellino rosso a Israele! Durante la partita tweetta o posta queste immagini oppure dai spazio alla tua creatività. Utilizza gli hashtag #ItaliaIsraele, #ItaIsr e #WorldCup insieme a #RedCardIsrael. Segui @bdsitalia su twitter. 

BDS Italia - info@bdsitalia.org

mercoledì 30 agosto 2017

"Terrorista che fugge è buono per un'altra volta" - La strategia vincente dell'invasione islamica...


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C'è un antico proverbio cinese, sull'arte della guerra, che recita: "soldato che fugge è buono per un'altra volta". Il senso è chiaro, quando sul campo di battaglia la sconfitta è  certa meglio ritirarsi e tenersi pronti con una nuova strategia. E la strategia in questo caso è ovvia, di fronte ad una sicura sconfitta nella competizione diretta meglio infiltrarsi nelle schiere nemiche e corroderle dall'interno. Ed è ciò che sta avvenendo,  utilizzando il sistema classico del bastone e della carota, della minaccia violenta e dell'invito alla  "pietas".

In seguito ai numerosi attentati terroristici che si susseguono in varie parti d'Europa molti si sono chiesti come mai l'Italia, sinora, sia stata risparmiata dal massacro. Le stesse istituzioni ce ne danno una risposta, ad esempio quando il ministro Orlando dichiarava che i migranti provenienti dalla Libia, massimamente islamici, comprendevano anche molti simpatizzanti dell'ISIS, oppure quando la Boldrini avverte che se non viene approvato lo Ius Soli potrebbero esserci ripercussioni violente (da parte degli immigrati). 

Lo stesso Minniti, dopo aver cercato di mettere un freno all'invasione incontrollata, in seguito ai moti di Piazza Indipendenza a Roma ha ritenuto opportuno modificare la linea... evidentemente ha appreso la lezione “Moro”.

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Per non parlare dei reiterati inviti papali all'accoglienza ed alla pietà cristiana. E persino i magistrati usano due pesi e due misure nei confronti dei trasgressori della legge, a seconda che siano italiani o “migranti”. Le istituzioni italiane si tengono buoni i “profughi”, li corteggiano e li accettano  nel loro novero, ben sapendo che alla fine saranno loro a comandare, quindi meglio accontentarli. 

“Questi profughi fuggono dalle nostre guerre e dallo sfruttamento delle risorse naturali delle loro terre”. Dicono gli  analisti. Non mi pare però che l'Italia in questi ultimi settanta anni abbia condotto alcuna guerra in Africa od abbia sfruttato indebitamente le risorse dei paesi poveri. Le guerre e le rapine sono opera del colonialismo belga-anglo-francese, e questi paesi non accolgono migranti, anzi ce li spediscono alle frontiere. E' per questo che ora sono oggetto di attentati?  Se così fosse potremmo dedurne che in Italia non ci sono attentati perché l'Italia è prona ai voleri degli invasori? 

Forse se i nostri  analisti avessero studiato un po' di storia vedrebbero che dove i musulmani hanno preso il sopravvento le popolazioni sottomesse ne hanno avuto a patire: o si convertono o pagano pegno. 

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Che poi ci sia una “manina nera” dietro a tutto questo traffico migratorio è comunque evidente. Un'intelligenza oscura tende a indebolire le nostre radici, trasformando l'Italia, ma anche l'Europa, in un pot-pourri di culture sul modello USA. Il che comporta un abbassamento generale di civiltà, dovuto sia alla spinta musulmana che all'acquiescenza cristiana, ed anche grazie al degrado sociale e alla realtà virtuale che contraddistinguono la nostra epoca. 

Ed infine a chi potrebbe giovare un simile disfacimento? I romani, nostri padri, si chiedevano: “cui prodest”?... Ed improvvisamente si sente puzza di... 

Paolo D'Arpini

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Commento di Jimmie Moglia:

"Se dagli attentati di Barcellona e vicinanze, compiuti inoppugnabilmente da migranti, ne deriva "l' apertura ai migranti", stiamo freschi. Ricetta perfetta, attentato assicurato. Arrivederci a presto, quando al mattino ci risveglieremo non tra europei, ma tra negroidi, visto che la media riproduttiva delle donne 'migranti' è di otto gravidanze a testa - e che bisogna importare sperma dall'Africa per rarificazione di sperma locale.
Non ci vogliono Euclide, Pitagora & C. per capire che massimizzando la popolazione si minimizza tutto il resto, fino all'estinzione -  risorse fisiche, educazione, arte, cultura, lingua, storia, il senso del bello, persino il senso del buon vivere, perseguito attraverso secoli di lotte da Sisifo, mentali e fisiche. E parlando di lingue, si passerà rapidamente dal "pidgin' italiano" al 'pidgin' english' gia' praticato da politicanti da strapazzo e dall'inglese claudicante, che quando non hanno niente da dire, lo dicono in inglese.
A costo di ripetere - se fosse solo vero che "Repetita iuvant" - ci rimarrà una sola razza "incontaminata", protagonista davanti e dietro alle quinte della transumanza dall'Africa in Europa e in America. Ma che non ammette un migrante sul proprio suolo rubato, e che proibisce il matrimonio tra gli eletti di Dio e  le"shicksas" (leggi = animalesse impure), cristiane o d'altre razze.
Come del resto è chiaro  e lampante dai programmi di quel tale che non ripeto più chi sia, perché essere monotono sta sulle palle anche a me." (Jimmie)

martedì 29 agosto 2017

Terrorismo. Si sente puzza di sion... - E' israele che si prende cura della "sicurezza"




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Esiste un formidabile, illuminante, video * che spiega parecchio su quello che è successo a Barcellona e che già ci si è rivelato come ennesima provocazione terroristica di Stato grazie alle clamorose contraddizioni, bugie, invenzioni, delle varie versioni diffuse da Guardia Civil e Mossos. 

Come si doveva sospettare e come si deve alla luce della cronaca e della storia ragionare, ancora una volta nella fenomenologia c'entra il suo moderno Stato guida: Israele, di cui bene conosciamo la protezione e collaborazione con il terrorismo jihadista in Medioriente.  Questo video rivela la straordinaria circostanza che la polizia spagnola, Guardia Civil, come quella catalana, Mossos, vengono entrambe addestrate in ISRAELE! 

Un dato che ci rivela gli obiettivi strategici di questi mercenari di Stato: imparare dallo Stato illegale sionista,massimo esperto di pulizie etniche e di repressione della popolazione sul proprio territorio, le tecniche per reprimere la propria popolazione in caso di manifestazioni e di qualsiasi espressione di subordinazione sociale. 

E' probabile che quanto Israele insegna ai robocop iberici, lo faccia anche, nella solita discrezione degli Stati canaglia, con altri Stati i cui governi siano inseriti nel progetto della dittatura mondiale dei globalisti, vedi paesi Nato. Giornalisti adddestrati e pagati dalla Cia, forze dell'Ordine addestrate e istruite al terrorismo e alla repressione da Mossad e Israele... annammo bbene! 

 Intanto l'ennesima psicopatica con le zanne che Washington manda come ambasciatrice all'ONU, Nicky Haley, ha dettato all'ONU un nuovo ordine del giorno USraeliano: trasformare l'UNIFIL, che da 11 anni si interpone in Libano tra gli aggressori israeliani e i patrioti libanesi, in mercenariato USraeliano contro Hezbollah, di cui deve essere soprattutto stroncato il ruolo determinante svolto nella liberazione della Siria.

Fulvio Grimaldi

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* Video menzionato, in cui si evince come  Mossos e  Guardia Civil  imparano a fare ai loro cittadini quel che Tsahal e Mossad fanno ai palestinesi (e altri)?: https://youtu.be/IcmlclCUDiY 

lunedì 28 agosto 2017

Le canalizzazioni esistono? Alcune ipotesi di matrice teosofica...


A proposito di "canalizzazioni" scrisse l’antropologo-teosofo  Bernardino del  Boca:

“Dall’invisibile realtà del  Continuo Infinito Presente da millenni
vengono canalizzati quei messaggi che hanno lo scopo  di far evolvere
la coscienza umana così che Dio, il Tutto,  possa penetrare sempre più
profondamente nella materia. Oggi l’umanità che brancola nel buio
creato dalla confusione ignora ancora che ogni individuo può accendere
la luce  della propria Anima per illuminare la Vita attorno a sé.
L’ignoranza è l’oscurità e questa oscurità persiste finché non brilla
la luce. La luce interiore dell’Anima è di natura astrale. Nella sua
vera essenza ogni uomo è  Luce. Ogni essere umano ha la stessa Luce.
Quando il corpo fisico si deteriora, ciò che resta è Luce, l’Anima
liberata dalla tomba di materia.  E’ solo con la luce della luna che
l’uomo può vedere la luna. Così chi vuol vedere Dio è mediante l’Amore
che lo può vedere, perchè l’Amore è la Luce di Dio. Non maledite
l’oscurità. Accendete invece la Luce della vostra Anima”. (La Voce
degli Zoit – Rivista Età dell’Acquario n. 58/1972)

Bernardino del  Boca chiamò Zoit le energie intelligenti che, disse,
aiutano l’evoluzione della coscienza umana.  Scrisse che il nome
ricorda un suono, lo stesso suono che si produce quando i due emisferi
del cervello si congiungono attraverso il contatto che chiamò
“oliviuli” e scrisse che questo suono – o vibrazione – sarà una chiave
utile  al futuro sviluppo di coscienza.

Il tema delle canalizzazioni è molto complesso. In estrema sintesi
penso che si debba porre molta attenzione al messaggio e non al
personaggio, come invece spesso accade, perché il discernimento può
essere viziato da pregiudizi che possono portare o alla totale
acritica accettazione del messaggio o, al contrario, al rifiuto
totale. Per tale ragione sia il prof. Bernardino del Boca che altri
ricercatori   consigliano  i canalizzatori di evitare prudentemente di
dare un volto ai loro messaggi  perché può essere  pericoloso sia per
sé stessi che per altri.  Se, ad esempio, le canalizzazioni vengono
sottoscritte  da una grande entità spirituale  gli eventuali possibili
 errori possono indurre confusione  in  molte persone.

A proposito di new age -  Alice Bailey ho scritto  le seguenti mail
che potrebbero, forse, essere utili:
http://thelivingspirits.net/societa-orwelliana/nuovo-ordine-mondiale-e-teosofia-paola-botta-beltramo-risponde-ai-dubbi.html

http://retedellereti.blogspot.it/2014/04/paola-botta-beltramo-approfondimento.html


Nella seconda parte dell’articolo  “le canalizzazioni sono davvero
attendibili - come riconoscere le canalizzazioni autentiche”  è
scritto di   diffidare  di canalizzazioni che trattano di vicende
“secolari”, troppo vicine alle vicende terrene. Occorre, a mio avviso,
 discernimento perché  pensare che le canalizzazioni siano poco
spirituali se si occupano, ad esempio,  di errori   scientifici  e/o
sociali  può essere davvero fuorviante.  Si pensi alla responsabilità
assunta da  Bernardino del Boca  nell’evidenziare  alcuni  errori
scientifici già   più di quaranta anni fa e ancora non condivisi dalla
scienza convenzionale http://www.teosofia-bernardino-del-boca.it/

Sono molti i messaggi canalizzati che invitano ad amare, ad essere
tolleranti, empatici ecc., messaggi  simili a quelli religiosi, ma
pochi quelli che hanno aiutato l’umanità a scoprire i tanti inganni
relativi, ad esempio,alla moneta-debito, alle cause vere di molte
malattie, ivi comprese quelle oncologiche o oncoequivalenti,
pandemie,. ecc. ecc..

Si pensi,  ad  esempio,  alla canalizzazione dei veggenti di Fatima
sulla pandemia spagnola: si è  scritto che la Madonna ha previsto la
morte dei due fratellini Giacinta e   Francesco   Marto  senza però
far comprendere  loro  la causa di quella epidemia che ha mietuto più
vittime della prima guerra mondiale.  Qualcuno ha scritto che la
grande sofferenza  vissuta  dai fratellini è da considerarsi “la
pedagogia di lassù”.

Saggi, teosofi, ricercatori olistici antichi e  moderni hanno sempre
affermato che la ginnastica mentale derivante dalla comparazione di
filosofie-religioni-scienze e dalla consapevolezza della telepatia
aiuta lo sviluppo dell’intuizione-via  del cuore-espansione di
coscienza- spiritualità

Simile il  parere del  fisico quantistico Vittorio Marchi “Lo scisma
tra scienza e religione, scienza e scienza, religione e religione e
l'eterno conflitto tra spirito (sacro) e materia (profana) stanno
alimentando oggi tutti i più nefasti fondamentalismi. C'è una pista
incisa, come in un floppy disk, presente nell'essenza di ogni
individuo. Si tratta di una linea della memoria,. fuori dal tempo e
dallo spazio, dove risiede la coscienza dell'infinito. Ma  i
fondamentalisti di tutto il mondo, le loro guide ed i loro maestri la
ignorano”  (Dagli atti del convegno di Milano del 2006  “ La Scienza
incontra lo Spirito”)

Paola Botta Beltramo





Articoli collegati: 

https://hearthaware.wordpress.com/2012/11/08/canalizzatori-giu-la-maschera/

https://hearthaware.wordpress.com/2012/08/04/le-canalizzazioni-sono-davvero-attendibili-2-parte/

domenica 27 agosto 2017

L'indescrivibile "leggerezza" dell'ecologia profonda e della spiritualità laica...

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La capacità,  sia pur nella limitazione del linguaggio, di poter descrivere la realtà, quella percettibile e quella del pensiero, in modo consequenziale e logico, è un grande vantaggio allorché si voglia estrinsecare un percorso "lineare" e consequenziale nello spazio tempo. Il suo uso invece è di poca utilità dovendo affrontare un discorso “olistico” - come è appunto quello dell'ecologia profonda e della spiritualità naturale (o laica).
Certo possiamo avvicinarci, attraverso un'accorta cernita di “parole e significati”, di concetti ed immagini. Per questo trovo che il messaggio dei pittogrammi – ideogrammi cinesi sia molto più vicino alla semantica figurativa del linguaggio. C'è un tentativo di trasmettere anche la “visione” anche l'immagine, oltre al pensiero....
Restando a noi... se analizziamo i particolari del percorso vitale dobbiamo necessariamente suddividerli in segmenti e studiarli e descriverli nel loro funzionamento tipico, al di fuori del contesto generale, in quanto compresi nello specifico modo dell'osservatore... Questo è il dettame della logica e questo è il modo operativo del nostro linguaggio, composto di suoni e allocuzioni, che della logica è espressione. Infatti il linguaggio è un ingranaggio matematico utile, sino ad un certo punto, per descrivere i procedimenti sia della percezione sensoriale che della “fantasia”emozionale. Ma ciò che viene così trasmesso, purtroppo, manca della freschezza e dell'immediatezza dell'esperienza, quella che viene definita giustamente “presenza”.
Infatti il linguaggio attinge solo alla memoria, non può raccontare e convenire l'ineffabile momento vissuto... in quanto “presenza”!
Per fortuna nostra, attraverso la capacità analogica della mente, siamo anche in grado di intuire e lanciare piccoli segnali inerenti la sensibilità “spirituale” che non risiede e non può essere descritta con i meccanismi della mente duale.
L'Uno, od Olis, sfugge infatti ad ogni descrizione logica, empirica, e se una descrizione viene tentata è sicuramente parziale e limitata alle forme proprie del linguaggio e del pensiero duale.
Per capire un pesce devi essere pesce, per sentire un albero devi essere un albero.. etc. Questo è verissimo ed è facilmente accettabile anche dalla mente umana. Il fatto poi che se ci si sente un pesce si è limitati al sentire del pesce, come pure se ci si sente uomo si è limitati al sentire dell'uomo dimostra ulteriormente l'impossibilità di condividere “il concetto” spirituale fra viventi di diversa specie.
D'altronde, cosa s'intende nell'ecologia profonda e spiritualità naturale? Che spogliandosi dal rivestimento identificativo in un particolare “sentire”, ovvero obliterando la propria identità egoica, la quale non è altro che la cristallizzazione di un riconoscersi in pensieri, desideri, azioni, compiuti dall'”oggetto-soggetto” che funge da osservatore (il nome forma specifico e la mente individuale), immediatamente -liberi da presupposti identificativi- siamo in grado di pienamente condividere, sentendola come propria, l'esperienza del pesce o dell'albero.
Che questa capacità sia non solo possibile ma persino attuabile è comprovato dagli stati altri raggiunti durante la meditazione profonda o - talvolta - per mezzo di forti manipolazione psichiche (trance, deliquio, droga, etc).
Ovviamente la sporadicità e intermittenza dell'esperienza non duale è solo un “assaggio” della condizione naturale in cui l'uomo ed ogni altro essere condivide pienamente - e perciò manifesta - il Tutto, l'UNO.
Lo scopo della spiritualità naturale, o auto-consapevolezza profonda, è quello di conseguire, per mezzo di una ripetuta e continua attenzione al percepente, quello stato di unitarietà che trascende totalmente l'io individuale e consente l'esperienza "spirituale" propria e definitiva della vita nella sua interezza.
Allorché, con termini filosofici empirici, gli ecologisti profondi descrivono l'unitarietà della vita, e l'interconnessione di ogni suo aspetto, in ogni sua relazione, essi non fanno altro che evocare quello stato di coscienza, quella Consapevolezza intima e profonda, che contraddistingue ogni ente psichico ed ogni elemento materico (in forma latente). E che a me piace chiamare “spirito” (intelligenza e coscienza).
Paolo D'Arpini

sabato 26 agosto 2017

La distruzione del pianeta procede... per un pugno di dollari!



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Il Brasile ha dato l'ok a ditte minerarie per la trivellazione di zone che erano rimaste ancora incontaminate della foresta amazzonica, le poche zone ancora incontaminate, dove vivono animali, piccole comunità di indigeni e alberi secolari. Sarà un disastro, costruiranno strade, disboscheranno, uccideranno animali.

Un po' ho pianto, mi sono sentita impotente, come mi sento impotente passando vicino a quella assurda autostrada che stanno costruendo vicino a casa, come mi sento impotente pensando agli allevamenti intensivi di poveri animali che con gli occhi buoni si sottomettono a sofferenze inaudite.
E così, profondamente, capisco che non siamo impotenti, tutti noi, non siamo impotenti, ma soprattutto tutti noi siamo colpevoli.

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Colpevoli della continua costruzione di strade e autostrade
Colpevoli della morte di milioni di animali dopo torture indicibili
Colpevoli di trasmettere ai bambini modelli di vita malati
Colpevoli della deportazione di interi popoli
Colpevoli per un mondo che sta velocemente distruggendosi

Siamo colpevoli perché nelle nostre azioni quotidiane tradiamo continuamente la vita.

Ognuno di noi è responsabile del suo spazio, delle persone che lo circondano, delle proprie piccole azioni, dei propri pensieri. Ognuno di noi deve agire pulito e non scacciare i pensieri che lo infastidiscono. Ognuno di noi deve come prima cosa smettere di pensare di essere impotente, perché questo è un buon trucchetto per mantenere la paralisi e continuare su binari prestabiliti.

Ognuno di noi deve smettere di obbedire a sistemi di pensiero preordinati credendo che sia impossibile pensare diversamente.

Smettere di avere paura, paura di non avere abbastanza soldi, paura che qualcosa gli venga tolto, paura di non trovare lavoro, paura di non essere qualcosa o qualcuno.

Smettere di anestetizzarsi con droghe naturali o sintetiche per depotenziarsi, per avere una scusa in più per non agire! Smettere di ubriacarsi per ovattare il dolore, ma imparare a far sbocciare dal dolore la comprensione.

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Le cose stanno cambiando velocemente, molto velocemente e ogni giorno che passa fa aumentare la velocità di un tracollo che sembra non poter essere evitato, ma noi stiamo aspettando i saldi per poter fare shopping!

Non esiste DOPO non esiste FARO', non esiste un futuro migliore, esiste solo ADESSO e agire SUBITO facendo della propria vita un piccolo capolavoro, una piccola opera d'arte, senza bramare denaro, senza avere paura di perdere, senza desiderio, senza vizio e per vizio intendo crogiolarsi nel calore di ciò che ci rovina.

La bellezza appare quando si fa pulizia, quando si crea dello spazio dentro e fuori, non c'è bisogno di niente, non abbiamo bisogno di niente.
Smettere di fare ciò che ci rovina, personalmente e globalmente.
Rinunciare, osservarsi e osservare, lasciare andare, avere compassione, essere parte di.

Solo questo, io credo, può cambiare il mondo.

Simona Costanzo

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venerdì 25 agosto 2017

Il numero di emergenza 112 non può essere gestito da un call center!


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Con l'arrivo del numero unico per le emergenze sono stati moltissimi i disservizi ai cittadini, dalle attese interminabili ai problemi di congestione linee, tanto che sono in corso indagini per omicidio colposo in alcuni casi di malasanità.


Il 112 deve essere gestito dagli Enti preposti e non da un Call Center! #nue112


Il 112 è un Numero Unico di Emergenza, se il cittadino lo chiama significa che ne ha bisogno. Perdere minuti preziosi per parlare con un call center (PSAP1 - CT Laico) ed essere poi smistato all'ente preposto (PSAP2 - Polizia, Carabinieri,Vigili del Fuoco, Ambulanza) è assurdo, questo modello non può funzionare e mette a rischio la sicurezza dei cittadini italiani.

Se oggi si chiama il 112 bisogna spiegare all'operatore del Call Center la natura dell'emergenza attraverso una sorta di intervista , dopo che l'operatore riempie la scheda decide se passare la chiamate all'ente preposto o meno. Quando finalmente l'ente preposto risponde, bisogna rispiegare tutto. In media si perdono dai 5 ai 10 minuti se tutto va bene... il tempo è prezioso in caso di pericolo di una o più vite umane.

Propongo di utilizzare il modello europeo dove a rispondere sono direttamente gli enti preposti (ERO). La sicurezza di ognuno di noi deve essere messa al primo posto, i call center lasciamoli ai servizi clienti delle aziende.

Alessandro Achille


Risultati immagini per call center 112

Petizione change.org: 

giovedì 24 agosto 2017

Destino o libero arbitrio? La risposta è in chi si pone la domanda...


Risultati immagini per paolo d'arpini Destino o libero arbitrio?

Ci si pone una domanda, da dove sorge? Diamo una risposta da dove è venuta? Ora, ad esempio, son qui che mi interrogo sulla realtà del manifestarsi della nostra vita. Essa è compiuta da un insieme di forze ed elementi congiunti che si combinano secondo loro leggi, o dettami del caso, oppure è il risultato di un agire volontario che cerca in tutti i modi di forgiarne forma e contenuti? Questo investigare è alla base di ogni concettualizzazione ed azione fisica o metafisica… Nel tentativo di capire la natura del nostro pensare ed agire si sono già interrogati gli uomini che ci hanno preceduto e sarà così per quelli a venire…. E la risposta?
Questo testo, ad esempio, che io sto scrivendo e che tu leggi (presupponendo che qualcuno lo legga..) da dove nasce? Le idee in esso contenute come hanno potuto affiorate nella mente, come sono condivise e comprese dall’ipotetico lettore? Il lettore comprende la tematica quindi significa che egualmente si è posto il dilemma… In ogni caso è codesto scritto il risultato di una libera scelta, un elaborato con un intento preciso, derivante da un processo volontario, da una decisione di mettere in atto l’azione del pensare e dello scrivere? O piuttosto è conseguenza di una serie di impulsi auto-generati che si uniscono sino a formulare quest’articolo?
Seguendo un ipotetico processo razionale, di primo acchito, sarei portato a rispondere che sì, questo scritto è frutto della mia decisione, è il risultato di un mio personale ingegno compositorio che prende questa forma descrittiva, impiegando le figure di un ragionamento filosofico…
No, non ne sono sicuro… Non ne sono sicuro perché “capisco” od intuisco che il mio ragionamento è definibile solo dopo che spontaneamente e senza alcuna intenzione da parte mia è apparso nella mia mente. E’ “apparso” e da dove? Il meccanismo della comparsa dei pensieri è un aspetto sconosciuto ed in conoscibile, essi sorgono da un non si sa dove…. Solo in seguito al loro presentarsi dinnanzi alla nostra coscienza possiamo affermare “ho pensato a questo…”. Insomma facciamo nostri i pensieri dopo che ci son venuti incontro dal nulla, li possediamo come qualsiasi altro oggetto che chiamiamo nostro (pur essendo in realtà della terra)… ed allora il senso del possesso è solo indicazione continuata d’uso, un uso comunque limitato nel tempo e nella qualità del suo godimento… 
Ogni cosa che definiamo “nostra” o nella quale ci identifichiamo, come “il mio corpo” -ad esempio- o “la mia mente” è in verità nostra solo per una consuetudine di impiego e di presenza. Quando sogniamo siamo avvezzi ad identificarci con uno dei personaggi del sogno e percepiamo questo personaggio come un “me” che si rapporta con altri personaggi operanti in un mondo, tutto il sogno in realtà si presenta davanti alla nostra coscienza e su di esso non abbiamo alcun controllo operativo, anche se, come nello stato di veglia, riteniamo di agire con uno scopo, ottenendo risultati oppure fallendo nell’ottenerli.
Dico “come nella stato di veglia” per inserire una rapida analogia comparativa con la realtà del nostro operare da svegli…. Chiamiamo il nostro agire nel mondo il risultato di un libero arbitrio e ce ne facciamo, di fronte a noi stessi ed agli altri (esattamente come nel sogno), responsabili, accettiamo lo sforzo del tentativo di raggiungere uno scopo, ci sentiamo frustrati se falliamo nel conseguimento, consideriamo che le nostre azioni sono legate ad un processo di causa ed effetto, ci arabattiamo nel cercare di prefigurarci un fine, per poi eventualmente pentirci e cercare il suo contrario.
Le religioni hanno utilizzato questo processo del divenire e dell’instabilità della mente e del desiderio di un risultato (immaginato come stabile e definitivo ma vano) per ordinare la vita di ognuno in termini di “responsabilità diretta” con successivo premio finale in veste d’inferno o di paradiso.
Nel dualismo religioso, sociale, o ideologico, nella separazione dal Tutto, l’unica cosa che si può fare è cercare di ottenere buoni risultati utilizzando la propria volontà, da noi definita libera scelta, illudendoci così di pervenire a qualche esito che ingenuamente definiamo la “risposta” alla nostra ricerca materiale e spirituale. Premio e castigo sono nelle nostre mani… e con questo peso sul groppone “commerciamo” e “speculiamo” con e su Dio –se crediamo il lui- oppure con la Natura e le leggi della giungla –se siamo atei materialisti- oppure facciamo come i superstiziosi che dicono “non è vero … ma ci credo!” finendo un po’ di qua ed un po’ di là della barricata immaginaria, o magari, come spesso avviene alla maggioranza di noi, cercando tout court di dimenticare il problema immergendoci nella soddisfazione delle esigenze e necessità quotidiane.
Ma l’enigma ritorna…. È un qualcosa di sconosciuto ed in conoscibile che torna a perseguitarci… Alla fine diamo la colpa agli Dei ed alla forza del destino! Infatti noi osserviamo per esperienza diretta che alcune cose che abbiamo intenzione di raggiungere ci sfuggono, mentre altre che aborriamo accadono.
“Possiamo definire questa forza che fa accadere ogni cosa Dio oppure “swabava”, che significa l’inerente natura di ognuno – diceva Anasuya Devi quando mi trovavo a Jillellamudi – aggiungendo che “questa forza si manifesta non solo negli eventi naturali e ciclici ma anche nell’inaspettato e persino nel tentativo dell’uomo di controllare l’inaspettato, e persino nel senso di aver noi deciso di compiere un determinata azione o corso di azioni”.
Come dire che questa “forza” assume la forma di compulsione interiore e che noi, facendo nostra la formulazione, definiamo “libera scelta”… Insomma la libera scelta non è altro che lo svolgimento mentale consequenziale allo stimolo interiore ricevuto, il modo banale attraverso il quale quella “forza” o “swabava” ci fa compiere l’azione “volontariamente”.
Ciò non toglie che nel nostro io, almeno quel riflesso mentale della coscienza che definiamo “io”, siamo perfettamente convinti che l’azione compiuta è frutto di una nostra decisione, che il pensiero osservato è nostro proprio, che questo scritto è da me arbitrariamente redatto, che tu stai leggendo di tua propria opzione.
“Ma i frutti del nostro agire non sono permanenti – diceva Ramana Maharshi – ed il rincorrerne i risultati ci rende prigionieri dell’oceano del “karma” (il divenire attraverso l’azione), impedendo la comprensione della vera natura dell’Essere”
Ciò significa che le azioni da noi compiute con uno scopo, e con appropriazione identitaria del compimento, ci portano ad esperimentare piaceri e dolori. Essi sono in verità limitati nel tempo ma lasciano dei semi nella mente, causa di una successiva fatica nell’evitare o perseguire certe azioni. Questi semi (detti in sanscrito “vasana”) ci spingono in una serie apparentemente infinita di coinvolgimenti ed atti, legando la nostra attenzione al mondo esteriore ed impedendo la scoperta della nostra vera natura interiore. Perciò nell’intendimento dato all’azione non può esserci affrancamento dall’io (ego), che è limitato al corpo mente.
Si potrebbe obiettare che se non c’è intendimento nemmeno l’evoluzione è possibile, né il miglioramento della propria condizione… Eppure accettando la crescita spontanea alla quale la vita spontaneamente tende (come è nei fatti comprenderlo) saremo “liberi” di portare a termine tutte quelle azioni che naturalmente vanno nella direzione della crescita, ad adempimento dell’ispirazione interiore, senza assumercene l’onere….
Chiamarlo “arrendersi” alla propria inerente natura o svolgimento del proprio dovere karmico (dharma) a questo punto non importa, succede e basta!

Paolo D’Arpini
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martedì 22 agosto 2017

“L’islam in redazione” - Recensione

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Nel volumetto “L’islam in redazione”, edito dal quotidiano “La Verità”, Maurizio Belpietro e Francesco Borgonovo rivendicano il diritto al libero pensiero e alla libera stampa e smascherano le bugie buoniste su una religione intrinsecamente aggressiva.
«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». È l’articolo 21 della Costituzione italiana. Una banalità, direte voi: qualcosa di superfluo, in tempi di consolidato stato democratico, liberale, pluralista.
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Non è affatto così. Oggi, il giornalista (ma anche uno storico) che si permette di criticare l’ideologia islamica rischia grosso. Il potere, infatti, s’è inventato l’islamofobia; una sorta di psicoreato di orwelliana memoria.Oriana Fallaci ha avuto la (s)fortuna di morire prima di essere condotta alla gogna processuale. Magdi Cristiano Allam, oltre a dover essere protetto da una scorta per le minacce ricevute, ha rischiato grosso con l’Ordine dei giornalisti (vedi nostro intervento). Ad altri è andata male, specie in Francia: condanne penali, sospensioni, espulsioni da enti pubblici, ostracismo, linciaggio mediatico. La questione è lo spunto di partenza del libro L’islam in redazione (pp. 192, € 9,00), edito dal quotidiano La Verità e attualmente in vendita nelle edicole. Gli autori sono lo stesso direttore del giornale, Maurizio Belpietro, che ha redatto anche l’Introduzione, e il brillanteFrancesco Borgonovo.
A dire il vero, il titolo è in parte ingannevole perché solo all’incirca le prime 50 pagine trattano il problema del bavaglio alla libertà di critica («Perché è vietato dire che il terrore è islamico», secondo il sottotitolo in copertina). Le restanti smascherano la vera natura dell’islam, che, come recita ancora il sottotitolo, «non è una religione di pace». La prima parte del libro, dunque, è dedicata alla censura in atto, tale che quasi tutti i giornali e le tv, anche quando avviene un massacro compiuto evidentemente da fanatici islamici, tendono a parlare genericamente di “attentato terroristico”. Specificando subito dopo, a scanso di equivoci, che l’islamismo non c’entra niente perché è una “religione di pace e amore”.
E chi si azzarda a manifestare opinionicontrarie diventa automaticamente un nemico, anzi la vera causa della violenza in atto. E può essere trascinato in tribunale da una delle decine di associazioni islamiche o “antirazziste”. Se, poi, lo ammazzano, “se l’è cercata”, come quelli di Charlie Hebdo. E, comunque, secondo i radical chic, ciò che scatenerebbe la violenza sarebbe il cosiddetto populismo! Un autentico ribaltamento della realtà e del problema. Così come la fiaba del velo femminile scelto liberamente e segno quasi di emancipazione e non di discriminazione e sottomissione. Sicché si perde in partenza quella che è una battaglia di idee, una guerra culturale. Infatti, secondo il libro di Belpietro e Borgonovo, il terrorismo “di matrice islamica” armato è un aspetto secondario. Il jihad e la dawa (distruzione delle società vigenti per islamizzarle imponendo la sharia) vengono attuate anche e maggiormente senza violenza, «con la richiesta di diritti, con pretese come quella di portare il velo o di costruire più moschee».
Questa strategia non si può certo combattere militarmente, ma, appunto, culturalmente, svelando la realtà dell’«islam politico», accettato da tutti i musulmani. Questi, quindi, tranne una minoranza intellettuale ostracizzata, sono comunque radicali anche se non terroristi o violenti. Un’ampia serie di citazioni testuali e di riferimenti bibliografici dimostra che l’islam è essenzialmente una religione bellicosa, repressiva, totalitaria. Nel suo libro Violenza e islam(Guanda) il poeta siriano Adonis scrive, riguardo al Corano: «È un testo estremamente violento. […] Il supplizio e i suoi derivati sono trattati in più di 370 [versetti]. Su 3.000 versetti, 518 vertono sul castigo».
islam-londra-293320_tn1Tuttavia, l’aspetto più impressionante del testo sacro dei maomettani è che «non troviamo, d’altra parte, un solo versetto che inviti alla riflessione, né uno sui benefici della ragione o dello spirito, nel senso di genio creativo». Tutto il contrario di ciò che si rinviene nel cristianesimo e nelle idee del moderno Occidente. Ancora. Jihad significa “sforzo”. L’interpretazione buonista lo interpreta come “sforzo individuale, spirituale, interiore”, che solo raramente può sfociare in azione bellica. Ma l’autorevole studiosoDavid Cook, dopo aver esaminato a lungo Corano e hadith, nel suo Storia del jihad (Einaudi) svela che «il significato primario e fondamentale del termine è “guerra connotata in senso religioso”». Violenta o meno che sia, quella in atto è, dunque, a parere della pubblicazione di Belpietro e Borgonovo, una vera e propria guerra di religione. Com’è dimostrato anche dalla tragica cifra di dieci cristiani al giorno che vengono uccisi nelle nazioni a maggioranza musulmana solo per professare la propria fede.
Altro luogo comune politicamente corretto che viene smontato è quello secondo il quale i terroristi islamici sono “lupi solitari”, vittime del disagio sociale e dell’emarginazione; poi, visto che la maggior parte di loro è benestante o quasi e ben inserita, derubricato in disagio mentale. Peccato, però, che gli assassini facciano parte di una vasta rete e che la loro follia non sia diversa da quella di qualsiasi fanatico. Qualunque falsa spiegazione e giustificazionismo monodirezionale con colpevolizzazione dell’Occidente e delle società europee ospitanti non fa che agevolare il vittimismo e l’odio islamico. Europa che, a ogni strage, tende a rispondere con bambocciate alla stregua di Je suis Charlie, pupazzetti, concerti per la pace e frasi retoriche del tipo “Non avrete il mio odio”. Come se, secondo un infantile atto magico, bastasse chiudere gli occhi per far sparire il mortale pericolo.
3.2-oriente-occidente[1]Nel frattempo, la macchina retorica del multiculturalismo e del globalismo fa credere che sia normale l’attuale modello economico e lo spostamento-sradicamento di tutte le popolazioni, povere e meno povere. Una vera lotta di classe delle elite contro tutti. Invece, il migliore antidoto al terrorismo islamico e all’invasione è il rafforzamento della propria identità. Infine, quasi un centinaio di pagine de L’islam in redazione è dedicato alla situazione italiana, con ampi brani ripresi da indagini giornalistiche e articoli di cronaca (la Costituente islamica, le pubblicazioni e la propaganda musulmane, la difesa della poligamia, le sfilate di moda con abbigliamento in linea con l’islam, la richiesta dell’8 per mille, la consigliera comunale col velo eletta a Milano nelle fila del Partito democratico, le “femministe” musulmane, secondo le quali la parità dei sessi si trova nel Corano!). Per concludere, una lettura poco adatta alle vacanze estive, ma in sintonia col caldo meteorologico e la ancor più fastidiosa afa spirituale che ci sommerge.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XII, n. 140, agosto 2017)

lunedì 21 agosto 2017

“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino)


Diceva Ramana Maharshi:”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”  Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….
Per risvegliarti a te stesso da qualsiasi  identità tu ti riconosca nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti se stai sognando di essere qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico… Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti ritrovi, accettalo.
Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo. E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…
Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore? E sempre lo sarai!
Ascolta, tu sei sempre, assolutamente, e chiunque nel tuo sogno dica qualcosa di sensato, sei tu a dirlo. Riconosci quel messaggio come tuo, guarda la luna e lascia stare il dito, scopri l’essenza e non lasciarti ingannare dal riflesso..
Paolo D’Arpini