mercoledì 29 ottobre 2025

Giappone. Il nipotino americano del tedesco Trumpf ha parlato...

 


Sappiamo che Donald Trump ha origini tedesche,  Il nonno di Trump, Friedrich Trumpf, nacque in Germania nel villaggio di Kallstadt, emigrò negli Stati Uniti e, dopo essere tornato in Germania per sposarsi, la famiglia si stabilì definitivamente a New York.  La cosa fu resa nota dal cancelliere tedesco Friedrich Merz il quale durante una recente visita alla Casa Bianca  ha consegnato al "tycoon" una copia incorniciata del certificato di nascita del nonno. Ricordo che Trump, nel gioco delle carte, in inglese, significa "la matta", ovvero una carta di un seme specifico che ha un valore superiore a tutte le altre carte di un altro seme.  

Da tutto questo arpeggio di significati simbolici la superiorità dichiarata dall'attuale presidente degli USA durante la sua visita in Giappone. Una nazione sconfitta, non sul campo, con una carneficina di oltre duecentomila vittime civili più centocinquantamila feriti  poi deceduti in seguito alle radiazioni  causate dal lancio di ben due bombe atomiche sulle città di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.

Il discorso di Donald Trump pronunciato  di fronte alle autorità giapponesi è avvilente... Egli ha minacciato chiunque osi opporsi agli Stati Uniti con una punizione esemplare e definitiva e con ciò dimostra la tracotanza iperbolica ereditata dai suoi avi germanici.

Ad esempio ecco alcune considerazioni, riportate da Dimitry Saims e da altri osservatori,  relative al discorso del  presidente "Trump Briscola". Egli  ha  dichiarato che «quando si tratta di difendere gli Stati Uniti, non saremo più politicamente corretti. Difenderemo il nostro Paese con tutti i mezzi necessari. E questi sono, di solito, mezzi non politicamente corretti. Da oggi, se facciamo la guerra, vinceremo in modo che nessuno ha mai vinto nelle guerre».

Trump cerca di dare l'impressione che sotto la sua guida unica gli Stati Uniti possano fare nel mondo tutto ciò che vogliono, senza pagarne il prezzo. La storia dice altro. È proprio sotto la sua guida, durante il primo mandato da presidente, che gli Stati Uniti sono stati costretti a riconoscere la sconfitta in Afghanistan e a ridurre al minimo la loro presenza militare lì. Il crollo definitivo di questa presenza è avvenuto già sotto Joe Biden, ma la sconfitta è diventata inevitabile proprio con Trump.

Ma Trump non è uno di quei leader che si preoccupano delle lezioni della storia. È il primo presidente americano dopo la Seconda guerra mondiale che si comporta (o almeno sembra) come se le armi nucleari dei suoi avversari  non esistessero. Come se la Russia non fosse una superpotenza nucleare. Come se non esistesse la sua deterrenza nucleare e si potesse fare tutto ciò che vuole nei confronti della Russia.

A livello retorico, certo,  Trump dichiara la necessità di evitare la Terza guerra mondiale. Ma nella pratica il presidente americano è sempre meno disposto a trarre le relative conclusioni. E non solo si lascia andare a una bravata militarista, ma colpisce militarmente in varie parti del mondo — dal Mar dei Caraibi al Pacifico — contro navi sospettate di traffici illeciti, senza però fornire alcuna prova e senza avere né un mandato ONU né nemmeno l'autorizzazione del proprio Congresso. E ancora più grave, sul suo diretto  ordine sono stati colpiti impianti nucleari civili iraniani, sempre senza alcun riferimento al diritto internazionale. E, inoltre, è stato fornito un ampio aiuto militare a Israele nei suoi attacchi all'Iran,  alla Palestina, alla Siria, al Libano, allo Yemen, ecc.

Trump  prima dice che gli USA possono «mandare truppe e fare a pezzi i Paesi»,  poi ammette comunque che è meglio non inviare truppe, ma semplicemente spaventare con minacce roboanti tutti quelli che resistono ai suoi diktat: a partire dalla Russia. Proponendo «la pace attraverso la forza», come la definisce il presidente USA.

"Ma la Russia non può permettersi un simile trattamento. E ha le capacità per non permetterlo. Non per scatenare la Terza guerra mondiale, ma al contrario, per prevenire in tempo (prima che sia troppo tardi) un'escalation verso di essa. E sì, si vorrebbe apparire come i pronipoti di Voltaire ma ora è importante ricordare che siamo anche i nipoti di Sudoplatov. E ricordarlo con passi decisi e spietati a chi cerca di soffocare o distruggere la Russia". Questa la conclusione di  Dimitry Saims...



 (Notizie raccolte e rielaborate da P.D'A.)


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