"Hungary is prepared to host a summit between U.S. President Donald Trump and Russian President Vladimir Putin to discuss ending the war in Ukraine...”
"Ucraina. Finire la guerra senza wonder weapons!" Questa è l'essenza del messaggio presidenziale americano.
Commentare questa prima fase (l' "intermedio) nel round diplomatico di questo ottobre 2025, è apparentemente semplice, se si mettono correttamente in relazione realtà sul campo e manovre diplomatiche.
A due mesi dal summit in Alaska la situazione bellica è andata grossomodo secondo le proiezioni di Putin, seppure con un ritmo più lento rispetto a quanto dichiarato da quest'ultimo: le forze ucraine sono gradualmente macinate lungo tutta la linea del fronte, che oggettivamente - per forza di numeri - non possono più coprire (quasi tutte le unità valide al combattimento, operano a nemmeno il 50% dei loro effettivi, ossia mancano la metà dei soldati e più). Tale circostanza estrema a sua volta porta lo stato maggiore ucraino e i suoi comandi inferiori ad una gestione del fronte disperata, come disperdere i propri pochi effettivi lungo tutto il perimetro del fronte (al fine di dire che è "coperta"), ottenendo soltanto una difesa impossibile a costi umani ancora maggiori tra le trincee.
In POKROVSK - nerbo dello scontro, sono già come imbottigliati quasi 50'000 combattenti ucraini (il 20% di tutta la forza combattente nazionale e quella più valida, le unità più potenti) e lo stato maggiore russo non sente nemmeno alcuna fretta di chiudere l'accerchiamento, in base al calcolo che finchè Kiev può mandare aiuti e rinforzi attraverso un varco, continuerà a farlo per disperazione (pensando che la città sia salvabile) ed in questo modo il calderone di Pokrovsk seguiterà ad assorbire risorse e uomini che anziché essere disperse lungo tutta la linea del fronte per puntellarlo, sono concentrate ed ammassate in un UNICO punto, diventando un bersaglio perfetto per giunta (...).
In sintesi è oggettivamente chiaro che le forze ucraine NON riescono e non riusciranno a contenere l'avanzata russa iniziata in estate: a giudicare dall'andamento agosto-ottobre 2025, si prevede che entro 6 mesi la "sacca" sarà risolta a favore russo che, a questo punto, innescherebbe la reazione a catena negativa che lo stato maggiore ucraino teme (ritirata generale).
Eccoci quindi a noi. Servono armi "strategiche" per invertire l'esito (come ai tempi di Hitler, l' "arma segreta"...): i TOMAHAWK? Che poi non servirebbero a invertire i rapporti di forza sul campo, bensì colpire la Russia nell'entroterra con l'intenzione di far pressione psicologica sull'opinione pubblica russa che non sconfiggerne le forze armate (le armi strategiche operano così).
Donald Trump per parte sua replica: "LA GUERRA FINISCA SENZA I TOMAHAWK". Il suo modo di fare pressione su Kiev per trattare. Bisogna rendersi conto che il governo ucraino - malgrado gli annunci propagandistici - è messo talmente alle strette che per fare pressione non occorre far nulla di attivo contro di esso, ma semplicemente NEGARGLI l'aiuto richiesto (cosa che è a pieno arbitrio di Washington).
Parallelamente il presidente americano cerca di fare pressione su Mosca sul piano ECONOMICO, cosa che è più complessa, dal momento che implica forzare e minacciare tutti gli stati che acquistano petrolio dalla Russia a rinunciarvi (solo che questi ultimi sono in gran parte al di fuori dell'occidente e pertanto meno permeabili alla pressione, che può richiedere tempi indefinibili in un gioco dove il fattore tempo è essenziale ormai.
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IN BREVE: Trump fa pressione su entrambi i contendenti (a mò di bilancia del campo), ma mentre quella su Mosca è più complicata e può richiedere anni, quella su Kiev è invece più diretta e le forze ucraine NON possono aspettare anni.
Trump, a modo suo, pensa di assolvere il compito di mediatore ma per la parte ucraina le cose non cambiano (avrebbero bisogno di un livello di aiuto che Washington non intende dare). Insomma, Zelensky ha già fallito in sostanza: se il suo voleva essere un ulteriore tentativo di sensibilizzare gli alleati o addolcire Trump allora è andato a vuoto. Non ha ottenuto l'arma strategica, e qualsiasi buona impressione possa aver fatto sul presidente americano, essa sarà CANCELLATA dall'incontro di Budapest tra questi e Putin (evento mediatico che terrà banco 10 volte tanto). Se l'intento di Zelensky era lavorarsi Trump (?!), a Budapest, Putin ed Orban (non dimentichiamoci che anche quest'ultimo si farà sentire), faranno lo stesso e molto più efficacemente, esattamente come successo in Alaska.
E' mia previsione che nell'immediato non si cambierà molto: il conflitto sul campo andrà avanti per il 2025/26, secondo la traiettoria descritta da Putin (...). L'intero Donbass verrà preso manu militari: Zelensky si ritroverà senza di esso e in aggiunta con 100'000 militari in meno che avrebbe potuto risparmiare se l'avesse ceduto diplomaticamente.
E la parte russa non si accontenterà di "congelare" le linee del fronte: domanderà riconoscimento de jure a questo punto (la parte ucraina deve concedere qualcosa: e "concedere" qualcosa che già non ha più non ha valore oggettivo).
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