Nel tardo pomeriggio del 10 febbraio 2023 si è verificato uno sviluppo interessante nella corsa agli armamenti che questa guerra ha inevitabilmente scatenato. Il ponte di Zatoka, a sud di Odessa, attraverso il quale passa tutto il traffico dalla Romania (e quindi dal fianco sud della NATO) è stato colpito da un drone marino russo (nella foto il momento dell'esplosione). Come abbiamo già avuto modo di dire varie volte, distruggere un ponte con missili o bombardamenti è impresa difficile, ed abbiamo visto quanto le FFAA ucraine si siano accanite, e con che pochi risultati, su quello di Nova Khakovka: i ponti si distruggono solo colpendo i sostegni, ed è quello che il drone ha fatto.
Non si hanno informazioni circa i danni riportati dalla struttura e non penso sia crollato, più probabile che si sia trattato di una prova, per verificare la fattibilità della cosa. Non si sa nemmeno di che tipo di drone di tratti, se di produzione domestica o iraniano (l'Iran ha sviluppato un modello molto efficace, il "Bavar"); il 2 novembre il governatore di Sebastopoli, Mihail Razovžaev, aveva proposto a Putin di produrre droni marini negli stabilimenti della città, tipo il Sevmorzavod. Non sappiamo come la cosa sia evoluta, ma abbiamo visto che lo stato maggiore russo si è reso conto molto in fretta che snobbare i droni aerei è stato un errore grave e si è messo d'impegno a correggerlo. Nulla vieta di pensare che lo stesso ragionamento sia stato fatto anche per quelli marini.
Qui iniziano le mie oziosissime supposizioni, che non sono suffragate da alcun dato certo.
Ho segnato la posizione del ponte sulla mappa in rosso, ed ho scelto apposta una mappa in scala molto alta perché la questione di Zatoka non è solo logistica, ma è legata strettamente a due questioni che la Russia dovrà, prima o poi, risolvere: Odessa e la Transnistria. Eliminando il ponte, qualsiasi cosa provenga dalla Romania dovrebbe fare un giro molto più tortuoso, a nord della costa, passando per la strozzatura di palanca, in Moldova: e la Moldova, almeno per il momento, e almeno ufficialmente, è neutrale e non trasferisce (ripeto, ufficialmente) armi ed equipaggiamenti militari attraverso il suo territorio. Questa cosa potrebbe però cambiare in un prossimo futuro, vista la crisi di governo dei giorni scorsi e il molto probabile nuovo premier: e potrebbe non solo accettare di far transitare armi sul suo territorio, ma anche decidere di risolvere militarmente il problema della Transnistria.
Per quanto riguarda Odessa la situazione è ancora più complessa. Una Odessa ucraina potrebbe essere accettata dalla Russia, strategicamente e culturalmente, solo in presenza di un governo ucraino estremamente compiacente, cosa che al momento e in futuro non sembra fattibile. Conquistarla, però sarebbe un problema. Nessun generale vorrebbe prendersi la responsabilità di raderla al suolo, perché per i Russi è una città russa, più di Kiev o di Kharkiv; né Putin vorrebbe mai dare un ordine del genere. Ucraini e NATO lo sanno bene.
In Romania, da qualche tempo, è di stanza la 101a aviotrasportata USA; qualcuno pensa che se la guerra dovesse continuare ad andar male per l'Ucraina, non è da escludersi un ingresso di truppe NATO a fini umanitari nelle regioni occidentali dell'Ucraina, Odessa inclusa, che rimarrebbe così al di fuori delle possibilità russe di conquista. E se alla Russia le truppe polacche a Lviv non darebbero alcun fastidio, visto che non hanno proprio nessuna intenzione di andarsi a sbattere fin là, gli americani o comunque la NATO a Odessa sarebbero un bel problema. ma isolare la città dai rifornimenti da occidente, magari lanciando contemporaneamente un'offensiva in direzione di Mykolaiv con l'obiettivo di saldarsi alla Transnistria e tagliar via tutta la costa, la lascerebbe isolata e, in un ragionevole lasso di tempo, pronta ad arrendersi per necessità.
Ma come ho detto, queste sono solo supposizioni. per il momento, gli unici dati che abbiamo a disposizione ci dicono che il ponte è stato colpito nell'ambito della campagna missilistica del 9-10 febbraio, finalizzata esclusivamente a interrompere o rallentare la logistica ucraina, in particolare quella utilizzata per i materiali NATO.
F. dall'Aglio
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