Con la fine dell’emergenza pandemica e l’attenuazione dell’allarmismo, sulla strada del ritorno ad una vita più normale comincia ad emergere qualche voce dissonante rispetto all’uniformità di opinione che ha caratterizzato il corso degli ultimi due anni e mezzo: si tratta di articoli giornalistici in cui compaiono – anche se in modo fugace – notizie di attualità e relazioni di studi scientifici che sarebbe ormai impossibile passare sotto silenzio, pena – per il giornalismo - il non potersi difendere dall’accusa di aver occultato dati solidi e conclamati.
Potremmo ascrivere a questo filone, per esempio, le notizie su Ursula von der Leyen, indagata dalla Corte dei conti europea per la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato la fase di acquisto dei vaccini (ad oggi, risulta ancora negato l’accesso agli sms scambiati col CEO della Pfizer-Biontech, Bourla e, ancor peggio, ai contratti sottoscritti con le case farmaceutiche, consegnati ai tribunali solo dopo aver oscurato le parti coperte da segreto – di fatto, la maggior parte del documento); oppure, le rivelazioni circa il possibile conflitto di interessi che vedeva il marito della Presidente della UE, a sua volta Presidente di Orgenesis, quale membro (rapidamente dimessosi in seguito all’esplodere del caso) del Comitato di sorveglianza del Centro nazionale di ricerca “Sviluppo di terapia genica e farmaci con tecnologia a Rna”, società che aveva vinto il bando di 320 milioni di Euro del PNRR per condurre le sunnominate ricerche sotto la guida dell’Università di Padova.
Ma l’aspetto più intrigante del recente exploit delle testate giornalistiche italiane riguarda il report degli esiti della ricerca scientifica - per così dire - non ortodossa, e limitatamente a quello che ormai non può più essere ignorato. Tali esiti vengono presentati nella loro veste più attuale – l’ultima pubblicazione, l’ultimo presunto “scoop” di qualche rivista scientifica -; in realtà, si tratta spesso del momento conclusivo di lunghe e complesse indagini in parte già circolanti, ma bellamente ignorate (per non dire osteggiate o negate) dal mainstream; indagini condotte da arditi ricercatori, molti dei quali hanno dovuto combattere contro la segregazione accademica e i pregiudizi di schiere di “scienziati” loro pari, rigorosamente allineati sul fronte dell’obbedienza al pensiero dominante.
Un interessante caso di studio potrebbe esser il recente intervento di Janine Small, direttrice della Pfizer, comparsa davanti al Parlamento europeo come supplente del CEO, Bourla. che si era rifiutato di presenziare; la Small, su sollecitazione del commissario olandese Rob Roos, ha asserito con un serafico sorriso che i vaccini Covid non sono mai stati testati circa la capacità di interrompere la circolazione del virus SARS-CoV2. Il caso mediatico vero e proprio è scoppiato quando il commissario olandese ha diffuso la notizia facendola passare per uno scoop e reclamando che, in assenza di prove certe sull’effetto immunizzante del vaccino, l’imponente spinta vaccinale costituisse un abuso.
Sembrerà di certo strano ai più ma quanti in Italia e altrove hanno sin dall’inizio assunto un atteggiamento critico, diversamente dal commissario Roos, questo particolare lo conoscevano (e lo comunicavano) sin dal dicembre 2020: avevano letto attentamente i documenti ufficiali dell’EMA relativi all’autorizzazione condizionata dei vaccini; e non solo quelli: anche gli scarsi studi preparatori dei vaccini e tutto quel che era possibile trovare sul tema. Gli studiosi e i ricercatori critici dicevano questo e anche molto altro, esponendo dati e tesi che in seguito sono stati confermati dai fatti; per citare solo il caso più eclatante, ripreso dai giornaloni: che gli anti-infiammatori usati precocemente riducessero di oltre il 90% i ricoveri e abbattessero fortemente la mortalità (da marzo 2020 e a più riprese diversi medici chiesero inutilmente udienza al Ministero della Salute per mettere a disposizione la loro esperienza). E si potrebbe continuare…
Nonostante tutto questo fosse noto da tempo tra le schiere dei cittadini critici, qualcuno oggi trova naturale riunire in un accostamento piuttosto urticante il fatale evento “confessorio” di Janine Small della Pfizer al suo corrispettivo, ovvero l’italianissimo obbligo a vaccinarsi per non far circolare il virus (e salvare – di volta in volta – il Natale, i fragili, i nonni etc). Consapevoli di ciò e per evitare di turbare gli animi degli italiani che hanno porto, volenti o nolenti, il braccio alla Patria, i nostri bravi giornalisti si sono sì preoccupati di dire la verità, ma sottovoce: un trafiletto e poi via, nel dimenticatoio! Gli animi di chi è stato inutilmente vessato col ricatto non devono essere sottoposti a questi sussulti! Negare, sempre, è imperativo: così il Bene continuerà a trionfare, tanto si sa che gli Italiani hanno la memoria corta.
Poco importa, dunque, che i fact checkers (i guardiani della verità della Rete) risultino chiaramente compromessi da lunghe sequele di interventi di soppressione della Menzogna che, inaspettatamente, è divenuta verità (con la v rigorosamente minuscola). Basta fare un giretto in rete per trovare le prove: insinuare che “provvedimenti come il nostro Green Pass siano stati imposti inutilmente è fuorviante… i vaccini non prevengono il contagio, bensì le forme gravi di Covid…” asserisce Open. Peccato che i testi di legge e innumerevoli messaggi televisivi di politici e tuttologi abbiano sostenuto per mesi e mesi il contrario: “il vaccino dà garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”; “nelle classi di vaccinati sarà possibile togliere la mascherina”, parola dei Migliori. Peccato che i sanitari siano ancora oggi stati a lungo privati del lavoro perché – questa la motivazione - suscettibili di diffondere il contagio; privazione che andava protratta nella speranza che gli “opportunisti” – come li chiamava Brunetta - “ritornassero presto “a far parte della società civile” assoggettandosi alla puntura… Peccato che migliaia di uomini, donne e bambini siano stati umiliati, offesi, isolati, redarguiti sulla base del Nulla, visto che il contagio, quello vero, non ha mai guardato alla validità del Green Pass rafforzato, come invece faceva chi disseminava odio sui social invitando – impunemente - alla violenza: costume tornato prepotentemente in auge, in pieno sprezzo di solidi dati scientifici, col rientro dei sanitari dopo la cessazione dell’obbligo vaccinale decretato dal governo Meloni. Per questi sanitari si arriva addirittura ad invocare un apartheid di fatto per presunta indegnità, avendo essi rifiutato il sacro vaccino (questo, non altri) per ragioni che nessuno si preoccupa di verificare. E, naturalmente, negando che tutto ciò configuri una vera e propria discriminazione.
Gli amanti di Orwell potrebbero rubricare molti di questi fatti nella sezione “bi-pensiero”, dove è vero Tutto e anche il suo contrario. Come si potrebbe dar loro torto?
Dice un mio amico per consolarmi che “la gran parte del mondo è dalla parte buona”; lui pensa soprattutto all’Italia. Chissà cosa intende? Forse che gli Italiani, brava gente, le cose le capiscono al volo e si regolano di conseguenza. Insomma, pur di galleggiare si abbozza, sì, ma la vera verità non sfugge. Spero tanto che abbia ragione: un’Italia silente che sa riconoscere prevaricazione e menzogna e le disprezza, tutto sommato la posso capire e forse, almeno un pochino, mi potrebbe persino piacere.
Vorrei, però, sommessamente aggiungere, soprattutto a beneficio di chi vede con timore e tremore l’orizzonte politico farsi rosso-bruno, che qualche milione di persone - quell’orizzonte - lo vedeva assai scuro anche prima della presunta “svolta” del 25 settembre. Eppure, quasi nessuno dalle nutrite schiere “partigiane” che oggi invadono le piazze – le schiere dei “buoni” per antonomasia - ha alzato la voce, allora, per difendere chi veniva calpestato nei suoi diritti, zittito a suon di manganello e spazzato via con gli idranti in nome di un finto Bene comune che non comprendeva nemmeno l’habeas corpus.
Chi tace, acconsente, dice il proverbio. Se la propaganda, la verità di stato, il paternalismo, lo stato etico, il negare in modo violento i diritti fondamentali delle persone (come il lavoro) sono fascismo, temo sia quanto mai opportuno retrodatare la data del suo “ritorno” tra noi, gettare la maschera che ci nasconde a noi stessi e cominciare a fare un serio esame di coscienza.
Chiara Zanella
Fonte: https://www.sinistrainrete.
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