Donetsk, come ogni giorno la mattinata comincia dal caffè e dalla ricerca di notizie riguardanti le novità sui campi di battaglia, nelle retrovie e nel mondo.
Nel bollettno di guerra mattutino figura ripetutamente Gorlovka dove il 31 ottobre, a causa dei bombardamenti, è rimasto ucciso un ennesimo civile, mentre altri due, tra cui una ragazzina, sono rimasti feriti. Gorlovka è una città martire abituata alla strage centellinata, tanto che tutto ciò fa poca notizia anche a Donetsk, alle prese con altrettanti problemi. L'1 novembre l’artiglieria ucraina ha iniziato a colpire Gorlovka verso le 8:10 impiegando mortai e obici. Dopo due ore, alle 10:40, sempre in quella zona, sono esplosi 5 proiettili da 155mm, calibro NATO. Anche qui, nulla di nuovo.
Continuo a scorrere tra le notizie e, a proposito di calibri NATO, mi imbatto in un articolo (di un paio di giorni fa) sul nuovo lotto di armi diretto dall’Italia verso l’Ucraina.
Gli ucraini combattono con armi italiane da diverso tempo e come recentemente rivelato da Repubblica (https://www.repubblica.it/esteri/2022/10/29/news/ucraina_kiev_armi_italia-372176795/) il nostro Paese ha provveduto a donare armi “hi-tech” e si può constatare come molti giornalisti e politici, nascondendo temporaneamente nel cassetto il proprio spirito (falso)pacifista, si spendono per elencare le qualità dei sistemi d’arma più potenti e brillanti al mondo con cui l’Italia sostiene la “resistenza” ucraina.
Con le nuove armi verranno spediti a Kiev anche diverse decine di obici semoventi M109 da 155mm, già in viaggio lungo le strade italiane. Le foto degli spostamenti di questi cannoni sono apparse anche su diversi quotidiani italiani tra cui Rep, che ha posto attenzione al tridente ucraino sulla fiancata dei mezzi, “che in realtà è lo stemma del reggimento Torino, ricordo della campagna nel Dnepr durante la seconda guerra mondiale”.
Tra il 1941 ed il 1942 il reggimento Torino prese parte al forzamento del Dnepr e alla conquista di Gorlovka (un anno dopo arrivò la disfatta: su circa 2300 artiglieri solo un centinaio tornarono in Patria).
Interessante il corso della storia che, dopo 81 anni, porta nuovamente l’artiglieria del Torino nelle steppe del Donbass. Nel frattempo, mentre qualcuno si ostina a continuare a dar lezioni sul concetto di “aggredito/aggressore”, sia a Gorlovka che non lontano da me i boati dei colpi di artiglieria continuano a imporsi nella quotidianità.
Vittorio Nicola Rangeloni
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