Lo scontro in atto che si prolunga drammaticamente tra la Federazione Russa e l’Ucraina – quest’ultima sostenuta attivamente dagli USA e dalla NATO - può darci indicazioni importanti su quello che si avvia ad essere il nuovo assetto mondiale. Basta ignorare la sciocca e grossolana propaganda di guerra imperante anche nel nostro paese ed alimentata dalle dichiarazioni retoriche di gente come Letta, Draghi e Di Maio. È invece necessaria un’analisi seria che tenga conto del contesto, che è la nuova guerra fredda, ora diventata calda, tra Russia e Occidente.
L’egemonia esercitata dagli USA sul mondo occidentale impone ai paesi della NATO (cioè l’alleanza nord-atlantica a guida statunitense) di prendere parte a tutti gli interventi e le guerre iniziate per mettere al loro posto i paesi che non vogliono sottostare all’egemonia USA. Così abbiamo avuto le due guerre contro l’Iraq, la guerra alla Jugoslavia, l’invasione dell’Afghanistan e l’occupazione di ampie zone della Siria da parte di truppe USA, che dura tuttora, la guerra alla Libia, ecc. L’Italia è stata sempre coinvolta pienamente, spesso anche contro i propri interessi, come succede anche nel conflitto attuale dell’Ucraina.
Nel caso della Russia, paese immenso e militarmente forte che non si può attaccare frontalmente, è stata scelta la strategia di accerchiarla con una corona di basi militari e minacciarla con continue esercitazioni militari ai suoi confini. Questo è stato reso possibile dalla spettacolosa avanzata della NATO fino ai confini russi negli ultimi 30 anni resa possibile dall’inglobamento di una quindicina di paesi. L’ultimo atto è stato il colpo di stato di Piazza Maidan del 2014, sponsorizzato dagli USA ed attuato da formazioni paramilitari apertamente naziste, che ha portato l’Ucraina - paese che era neutrale da 25 anni e che ha una storia millenaria in comune con la Russia - nell’orbita della NATO. Infatti, anche se l’Ucraina non è stata ammessa finora ufficialmente nella NATO, negli ultimi anni ha avuto grandi forniture di armi dall’Occidente e ha partecipato alle provocatorie esercitazioni della NATO ai confini della Russia.
In realtà la guerra in Ucraina dura già da 8 anni, cioè da quando le formazioni di destra ucraine hanno attaccato gli abitanti di lingua russa del Donbass, cui è stata negata l’autonomia pur concordata con gli accordi di Minsk-2 del 2015. Contemporaneamente i governi di destra ucraini hanno messo fuori legge i partiti di sinistra. Militanti di sinistra e sindacalisti sono stati arrestati o addirittura uccisi come nel caso del noto massacro di Odessa attuato dalle formazioni naziste. Recentemente è stata arrestata per “tradimento” ed è sparita la nota attivista per i diritti umani Elena Berezmaya, autrice di vari interventi in sede ONU e presso il Parlamento ed il governo tedesco in cui denunciava il fascismo imperante a Kiev. La vicenda è stata riportata da Enrico Vigna in un suo recente articolo. Anche il noto esponente dell’opposizione, il capitalista Viktor Medvedchuck, è stato imprigionato per “tradimento” dopo aver trascorso già un anno agli arresti domiciliari. Alla fine del 2021 la Federazione Russa, per evitare lo scontro aperto, avanzò proposte abbastanza moderate che comportavano la garanzia di neutralità dell’Ucraina ed il riconoscimento dell’autonomia per la popolazione russofona del Donbass, ma Ucraina e USA respinsero ogni richiesta facendo precipitare la crisi.
Per essere chiari è necessario sottolineare che la nuova Russia è profondamente diversa dalla vecchia Unione Sovietica. È uno stato capitalista il cui massimo dirigente è Vladimir Putin, peraltro eletto in regolari elezioni, anche se indicato in Occidente come truce “dittatore” e “macellaio”. È degno di nota che il principale partito di opposizione è il Partito Comunista che contesta la politica economico-sociale del governo russo. Tuttavia lo stesso Partito Comunista e la grande maggioranza della popolazione russa appoggia in questo momento la politica estera di Putin sentendosi minacciati dall’Occidente. Anche l’esercito russo è profondamente diverso dalla gloriosa Armata Rossa che sconfisse il Nazismo con la forza del numero e l’entusiasmo patriottico. Si tratta di un moderno esercito professionale di non grandi dimensioni che si scontra con un esercito ucraino molto più numeroso, frutto di una mobilitazione generale, armato dall’Occidente, e che ha ricevuto ordine di difendere fino alla fine ogni posizione anche in condizioni impossibili come a Mariupol o a Severodonetsk ed a prezzo di gravi perdite. Tutto questo fa parte della retorica ultranazionalista imperante in Ucraina alimentata dalle esternazioni continue del presidente in maglietta militare, l’ex comico Zelensky, mentre i dirigenti USA si fregano le mani potendo utilizzare gli Ucraini come carne da cannone per tenere impantanati i Russi.
Ma questo conflitto, con le sue conseguenze economiche e sociali anche in Occidente, dovute all’economia di guerra e alle sanzioni e alle contro-sanzioni, segna probabilmente un passaggio epocale. Gli USA – vincitori 30 anni fa della guerra fredda - si trovano ora a dover fronteggiare un’alleanza sempre più stretta tra la Russia e la Cina, che si sente a sua volta minacciata, e l’ostilità di molti paesi medi e piccoli, come Corea Popolare, Iran, Siria, Venezuela, ecc. Paesi enormi come l’India o comunque molto grandi come Pakistan, Indonesia, Sudafrica, Argentina, Egitto e persino Turchia e Brasile, assumono di fatto una posizione di neutralità. Il fatto di avere 900 basi militari sparse in tutto il mondo, alleanze militari con 140 paesi, centinaia di migliaia di soldati dotati di navi, aerei e missili nucleari, presenti in ogni continente, non basta più agli USA per assicurarsi l’egemonia, nonostante la totale subordinazione della stessa Unione Europea. Questo conflitto testimonia del fatto che si va verso un mondo multipolare in cui non vi può essere una sola superpotenza a comandare. L’hanno capito anche vecchie volpi della politica come Kissinger, che ha detto che se si vuole la pace bisogna convincere l’Ucraina a fare concessioni, mentre il presidente Biden sembra sempre più nel pallone con la sua politica guerrafondaia. C’è solo da augurarsi che a nessuno venga in mente di risolvere la questione a suon di bombe allargando il conflitto fino ad una guerra globale.
Roma, 29 maggio 2022, Vincenzo Brandi
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.