Radici del nazifascismo in Ucraina
Per affrontare e cercare di comprendere gli avvenimenti della guerra negli ultimi 8 anni nel Donbass e i drammatici eventi dell’ultimo mese in Ucraina, può essere utile ed è necessario verificare con la documentazione storica, da dove provengono certe forme di fanatismo e inumanità che dal 2014, dopo gli avvenimenti di “EuroMaidan” a Kiev, hanno trovato amplificazione e addirittura una legittimità istituzionale e morale nel cuore dell’Europa.
In ogni paese e istituzione dei paesi occidentali usciti dalla vittoria sul nazifascismo, da decenni è sempre stata tenuta una continua attenzione e monitoraggio dei fenomeni di rigurgito di forme, movimenti o ripresa del pensiero nazista, razzista o xenofobo, così come di forme di antisemitismo. Ma forse non casualmente, tutto questo è stato obliato per quanto riguarda i paesi dell’ex URSS, esclusa la Russia e la CSI, oltre alla Bielorussia, dove sono fuorilegge e illegali.
In questo contesto, soprattutto nei paesi baltici, in Polonia e in Ucraina, il problema della tutela dei diritti civili, politici, antifascisti e religiosi, delle minoranze nazionali e dei gruppi etnici, in primis linguistici ed educativi, si è costantemente aggravato, arrivando a forme di discriminazioni violente e giuridiche per raggiungerne lo scopo.
Tutto questo avrebbe dovuto essere definito come una minaccia diretta ai valori fondamentali della democrazia e dei diritti umani, una sfida alla sicurezza e alla stabilità internazionale e regionale in generale, visto che i paesi occidentali si ritengono depositari della civiltà e della democrazia.
Il compito più urgente nella direzione della lotta alla glorificazione del nazismo e di altre attività che contribuiscono alla celebrazione del razzismo e della discriminazione razziale, avrebbe dovuto essere l'uniformità degli sforzi di tutti i paesi per prevenire e stroncare la rivalutazione dei criminosi "valori" della superiorità di una nazione, religione, cultura su altri popoli e culture.
A questo proposito, dovrebbe far pensare con attenzione che, quando la Federazione Russa ha presentato all'Assemblea generale annuale delle Nazioni Unite nel 2018, un progetto di risoluzione per la "Lotta alla glorificazione del nazismo, del neonazismo e di altre pratiche che contribuiscono all'escalation delle moderne forme di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e relativa intolleranza", poi adottato alla 73a sessione dell'Assemblea ONU e a cui 129 Stati hanno poi votato a favore della risoluzione, solo Stati Uniti e Ucraina si sono opposti, mentre 54 paesi, comprendenti tutti i paesi membri dell'Unione Europea, si sono astenuti.
Nella risoluzione si condannava la glorificazione del movimento nazista e degli ex membri delle Waffen-SS, anche attraverso l'apertura di monumenti e memoriali, nonché manifestazioni pubbliche per glorificare il passato nazista, il pensiero nazista e il neonazismo. Si sottolineava in particolare che l'erezione di monumenti in onore delle SS, lo svolgimento di processioni e altri atti simili profanano la memoria delle decine di milioni di vittime del nazifascismo, incidono negativamente sulle giovani generazioni e sono assolutamente incompatibili con gli obblighi degli stati membri dell'ONU. Eppure non si può ignorare il fatto che in alcuni paesi, per coloro che hanno combattuto contro la coalizione anti-hitleriana o hanno collaborato con i nazisti, si è operato per elevarli al rango di eroi nazionali ed eroi di presunti movimenti di liberazione nazionale.
Ai sensi dell'articolo 4 dell’ONU, gli Stati parti della Convenzione, in particolare, sono tenuti a:
- condannare tutta la propaganda e tutte le organizzazioni basate su idee di superiorità razziale o che cercano di giustificare o incoraggiare l'odio razziale e la discriminazione in qualsiasi forma;
- Considerare un reato la diffusione di idee basate sulla superiorità razziale o sull'odio;
- dichiarare illegali e vietare le organizzazioni, nonché tutte le attività organizzate e di propaganda che incoraggiano e incitano alla discriminazione razziale, e rendono la partecipazione a tali organizzazioni o a tali attività un reato punibile dalla legge.
Questo articolo è una delle disposizioni chiave della Convenzione. La sua importanza risiede principalmente nel fatto che stabilisce un confine netto tra atti criminali e diritto alla libertà di riunione e associazione, alla libertà di opinione e di espressione. Ecco perché è impossibile accettare i riferimenti di alcuni stati, al fatto che le manifestazioni dei veterani delle Waffen-SS, l'erezione di monumenti ai nazisti e altre manifestazioni similari, sono verosimilmente solo la realizzazione di queste libertà, come avviene ormai da otto anni in Ucraina e nei Paesi Baltici in particolare.
Anche al Parlamento europeo era stata riconosciuta la realtà della minaccia della recrudescenza del nazismo, con la risoluzione adottata il 25 ottobre 2018 "Sulla crescita della violenza neofascista in Europa”, che contiene riferimenti a manifestazioni specifiche di violenze fasciste e crimini motivati da odio, razzismo e xenofobia in Europa, comprese le celebrazioni annuali a Riga e Kiev dei reduci delle Waffen-SS, e le pratiche violente dei nazionalisti ucraini.
La Federazione Russa da anni chiede che la minaccia della rinascita del nazismo sia riconosciuta negli stessi Stati membri dell'UE, anche a livello di potere legislativo ed esecutivo.
La minaccia rappresentata dal neonazismo è stata più volte rilevata dal Relatore speciale del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, sulle forme contemporanee di razzismo. T. Achiume, allora responsabile ONU nella relazione tematica della 38a sessione del Consiglio del giugno 2018 (A/HRC/38/53), aveva sottolineato che il neonazismo non si limita alla glorificazione del passato, ma è un movimento moderno, interessato in modo vitale alla disuguaglianza razziale. Inoltre, oggi il neonazismo è costantemente mescolato con altri concetti ideologici di superiorità razziale o odio razziale, il che gli fornisce un riconoscimento più ampio e un sostegno più affidabile. E’ documentato che molti leader politici e funzionari di governo ai massimi livelli in occidente sono complici di questo movimento.
E in Ucraina, dal 2014, tutto questo è tragica realtà.
Enrico Vigna
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