La mia ex-collega Shireen era una vera stella nel mondo arabo. Aveva passato più di 20 anni raccontando la vita dei Palestinesi. E anche nella morte è riuscita a mostrare al mondo cosa vuol dire vivere sotto occupazione.
Nel video vedete le forze Israeliane che picchiano i partecipanti al funerale che volevano portare a spalla la bara di Shireen dal mortuario alla chiesa a Gerusalemme Est, per una processione nella quale migliaia di persone avrebbero potuto rendere l’ultimo tributo. Era stato deciso (imposto sarebbe forse la parola più giusta) che invece la bara avrebbe viaggiato su un carro funebre.
Alla fine così è stato, ma non prima di una raffica di violenza sproporzionata da parte delle forze Israeliane e (come vedete dal video sotto segnalato) un momento sconvolgente quando sembrava che la bara potesse cadere per terra.
In più, varie fonti hanno detto ai giornalisti di Al Jazeera che le forze Israeliane chiedevano la religione a chi era venuto per osservare il funerale anche a distanza: I cristiani potevano avvicinarsi, i musulmani no.
Perché per i Palestinesi, tutto dipende dai permessi loro concessi da Israele. Per muoversi anche dentro i territori che dovrebbero essere loro. Anche per andare dalla Cisgiordania a Gerusalemme Est. Mille restrizioni che tolgono la libertà. Anche solo alzare la bandiera Palestinese è tecnicamente illegale in Israele, e molti vengono arrestati per questo.
Finisco con un dettaglio che forse può sorprendere: Shireen Abu Akleh era di religione cristiana. In un conflitto che viene spesso dipinto come una guerra fra religioni (e indubbiamente la religione identitaria gioca la sua parte) è importante ricordare che alla base di tutto c’è l’occupazione di un territorio e del suo popolo, fatto di cristiani e musulmani, uniti dalla loro identità palestinese e dalla loro lotta giornaliera per la libertà e il diritto di esistere.
Riposa in pace Shireen, figlia della Palestina.
Ora vediamo cosa e quanto ci vorrà per ottenere giustizia per il tuo omicidio.
Barbara Serra
Integrazione di Nicola Fratoianni:
"La giornalista palestinese Shireen Abu Akleh di Al Jazeera Channel - قناة الجزيرة è stata uccisa durante un'operazione dell'esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, nei territori occupati della Cisgiordania. Ferito gravemente anche un reporter del giornale Palestinese Al-Quds che era con lei. Secondo le testimonianze dei colleghi presenti quando sono partiti i colpi, non vi erano combattimenti in corso nella zona, l'unica presenza era dell'esercito israeliano e il colpo fatale ha colpito con estrema precisione, evitando elmetto e giubbotto antiproiettile, che recavano a caratteri cubitali la scritta PRESS.
Voglio ricordarlo, affinché non ci siano dubbi. Coinvolgere civili e giornalisti nel mezzo di un conflitto è un crimine di guerra. Punto. Non importa chi lo faccia o a quale latitudine avvenga.
E constatare il disinteresse della comunità internazionale per il dramma del popolo palestinese, che da decenni subisce l'occupazione e l'oppressione militare di un altro stato, mentre si riempie la bocca con parole di pace, è tanto avvilente quanto vergognoso.
Il nostro governo e l'Unione Europea non hanno nulla da dire di fronte a questa, ennesima, violazione dei più basilari diritti umani?"
"Le braccia del tuo popolo ti hanno sorretta in alto fino alla fine, contro la violenza di un regime che ha provato ad ammazzarti due volte.
Shireen Abu Akleh, donna palestinese, giornalista molto amata nel mondo arabo, storica inviata di Al Jazeera.
Assassinata con un colpo in gola da un cecchino israeliano mentre si trovava coi suoi colleghi a Jenin, nel tentativo di filmare l’ennesima incursione dell’esercito israeliano.
L’esercito israeliano ha provato ad impedire che le bandiere palestinesi sventolassero durante il corteo funebre di oggi a Gerusalemme, e quando questo non è successo ha provato a impedire alla bara di arrivare al cimitero.
La bara di Shireen è quasi caduta, ma non ce l’hanno fatta.
Shireen vive nella grande eredità che ci ha lasciato e nella grande dignità del suo popolo. Contro l’Apartheid sionista, contro il tentativo di silenziare la verità."
Integrazione di Vito Nicola De Russis:
"Shireen, r.i.p. (insieme a tutti i palestinesi che Ti hanno preceduta): non possiamo dimenticarTi.
Shireen Abu Aklehera, giornalista palestinese-americana, viene uccisa da arma e cultura israeliana mentre lavorava nella città di Jenin in Cisgiordania. La folla che partecipava al suo funerale a Gerusalemme viene attaccata dalla polizia israeliana e il feretro sta per cadere a terra.
All’ONU, “Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato fermamente l'uccisione della giornalista palestinese-americana il ferimento di un altro giornalista nella città di Jenin in Cisgiordania". (TGCOM24 - 14 MAGGIO 2022 12:59); "Israele faccia un'indagine trasparente".
Sono 75 anni (1947. ONU, Assemblea Generale approva la Risoluzione n. 181 del 29 novembre 1947: Piano di partizione della Palestina - https://www.progettodreyfus.com/wp-content/uploads/2020/01/risoluzione-onu-181-israele-palestina-progetto-dreyfus.jpg ) che l’ONU produce provvedimenti che intendono ripristinare diritti e dignità dei palestinesi; diritti e dignità dei palestinesi calpestati dagli israeliani; provvedimenti totalmente ignorati. La Risoluzione del 1948 sul ritorno degli arabi a Gerusalemme, occupata dagli israeliani, oppure indennizzati: ignorata dagli israeliani. Per l’ammissione all’ONU – 11 maggio 1949 – Israele sottoscrisse espressamente l’impegno al rispetto delle Risoluzioni ONU: totalmente disatteso. Ecc., ecc.
“Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: “ r.i.p. Shireen."
(Vito de Russis)
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