L’impotenza dell’occidente, ancora armato militarmente ed economicamente fino ai denti, è all’origine del turbine in cui si dibatte. La rabbia e la frustrazione che soffre assomiglia a una forma di autismo. Questo handicap si manifesta nella frenesia dei capi di certi Paesi e dei media di tutto l’occidente. Questo mondo ha costruito un universo tutto suo in cui il centro di gravità è il proprio ego. Sembra rinnegare le filosofie che lo resero famoso, conservando solo la mistica del Bene e del Male impreziosita dalle parole “civiltà”, “valori invalicabili” minacciati dai “barbari”. Ovviamente, i buoni saranno “vittoriosi”. D’altra parte, il nemico, questo Male assoluto, è sepolto da una valanga d’istigazione all’odio sostenuto da menzogne e disprezzo, ed inevitabilmente perderà.
Tale modo di scrivere la storia non è nuovo e pare credibile ai sempliciotti a una condizione: cancellare la storia, dell’occidente e degli altri popoli. Sforzo sprecato. La storia è solcata dal fuoco e dall’acciaio della guerra e le terre sconvolte dove giacciono i morti non svaniscono. Aggiornare le parole buono, cattivo, civiltà, è mostrare cattivo gusto perché appartengono al passato. Il persistere nell’usarli dà indicazioni sul modo di ragionare, rivelando un mondo che un tempo dominava ma che non è più sicuro del suo futuro.
Questo mondo, che si chiamava occidente, ha tuttavia dato i natali a un grande teorico della guerra, Karl von Clausewitz, ufficiale prussiano il cui straordinario saggio intitolato Della guerra è stato dimenticato. L’occidente di oggi pare preferire il dottor Sigmund Freud, che aiuta i pazienti a combattere la battaglia contro se stessi, al contrario della guerra tra due nemici che mettono in gioco il proprio destino. La scelta di Freud impedisce a questo mondo di guardare all’arte e alla ferocia della guerra dove l’intelligenza della storia si unisce alla politica, l’arte suprema, secondo Aristotele. Pertanto, le persone che si vantano nei media preferiscono guadare le “delizie” della psicoanalisi per costruire l’immagine di un presidente russo “malato”, “pazzo”, “solo” e “autocratico”; insomma tutto per accontentare i salotti. D’altra parte, accendono candele per proteggere la “civiltà” esaltando i meriti degli Stati Uniti, baluardo del “mondo libero”.
Parole sprezzanti sono usate per etichettare il Presidente Putin “macellaio” e “genocida”. Quindi ecco un mondo che usa e abusa dell’inflazione parolaia ma dimentica i propri crimini storici. Un mondo che ha prodotto così tante tragedie nella storia e ora produce sordide farse, parafrasando Karl Marx. Sì, per ora è il popolo ucraino che vive una tragedia e sono i nordamericani che impongono uno spettacolo triste e doloroso al mondo. Lo vediamo sulla stampa mondiale che intitola “La guerra in Ucraina”, ma le analisi sono piene di nozioni di guerra della NATO, oppure che i nordamericani conducono una guerra per procura contro la Russia. La nozione di guerra per procura è una vecchia pratica dello Zio Sam, conosciuta come “Vietnamizzazione” (1). Tutti, infatti, vedono che il campo delle manovre militari è l’Europa; il campo di battaglia è l’Ucraina; la carne da cannone gli ucraini. Chi arma e finanzia questa guerra e alla fine ne decide gli obiettivi sono gli Stati Uniti. Dietro l’obiettivo ufficiale nordamericano, quello di indebolire la Russia, si nascondono i piani a lungo termine dello Zio Sam, la Cina le cui molteplici e fitte relazioni coll’alleato russo vanno troncate.
Vediamo se tale fantasia d’indebolire un Paese come la Russia è alla portata dei nordamericani e perché tale obiettivo è una fantasia? Come può essere raggiunto tale obiettivo quando il presidente degli Stati Uniti Biden promette che i soldati statunitensi non combatteranno i soldati russi per evitare la guerra mondiale? E come evitarlo quando il suo ministro della Difesa, Lloyd Austin, dichiara con tono fragoroso, prima della riunione di quaranta Paesi in Germania, che lo scopo della guerra è indebolire la Russia? Tali contraddizioni tra i discorsi dei capi della prima potenza del mondo sono spaventose. Perché pensare per un secondo che un Paese come la Russia rischi di essere ridotto in schiavitù conservando migliaia di bombe nucleari ben protette del suo arsenale, senza reagire, sa di dilettantismo o incoscienza. No comment ! Fortunatamente il mondo, anche nei Paesi europei, introduce un po’ di razionalità nel pensiero e nell’intelligenza di chi ne abusa qua e là.
In guerra, per raggiungere un obiettivo strategico decisivo, devi sporcarti le mani. La regola d’oro dell’arte della guerra è nascondere le intenzioni e inebriare il nemico. Nascondersi e avvelenare richiedono un pensiero infallibile nell’affrontare vincoli, rischi, sorprese, trappole che fanno parte della guerra. Tale pensiero trae le risorse dall’apparato militare e di sicurezza che fornisce informazioni e dai cervelli che le analizzano. E agli Stati Uniti non mancano né la capacità tecnologica né gli analisti per svelare i segreti. Sono dotati di satelliti che vedono e ascoltano il mondo intero. Solo che il sistema nordamericano ha prodotto quello che viene chiamato Deep State in cui si scatenano caste e sette il cui cinismo non ha limiti. Nella fretta di raggiungere un obiettivo, tali sette usano tutto il loro potere per ubo scopo sinistro senza ovviamente considerare le conseguenze. La patata bollente il giorno dopo la passano ai successori. Questo è ciò che è successo alla CIA, che trascina la palla delle bugie sull’Iraq e in parte paga sconfitte e sfiducia con questa guerra in Ucraina.
La prova ? Nel febbraio 2022, la CIA fornì informazioni sulla data specifica dell’ingresso della Russia in guerra in Ucraina. Questo per dire che, nonostante la potenza economica e militare dell’occidente e la qualità dei servizi della CIA alla vigilia della guerra in Ucraina, l’Europa non credeva nell’intelligence nordamericana. Non dobbiamo, inoltre, dimenticare che Stati Uniti ed Europa hanno sottovalutato il feroce desiderio della Russia di fermare l’accerchiamento da parte della NATO (2). Tale sottovalutazione dell’avversario è il marchio dei potenti la cui cieca arroganza ne sminuisce la qualità del pensiero strategico che non riesce più a leggere Clausewitz nella frase “la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi”.
I Paesi dell’Unione Europea che non sono pari per potere economico e dipendenza economica e politica dagli Stati Uniti non possono cancellare le proprie contraddizioni. Una volta dichiarata la guerra, esplodono le contraddizioni su natura e tempi delle sanzioni emesse dallo Zio Sam. L’Europa deve solo seguire gli Stati Uniti nelle loro sanzioni e condurre una guerra di propaganda per nascondere le differenze e mostrare un fronte unito nella guerra in Ucraina. L’URSS assorbe la loro immaginazione che li fa confondere con la Russia, il che spiega la ferocia dei loro soldatini della disinformazione addestrati ai segreti e sporchi trucchi del mondo dello spettacolo.
L’arma della disinformazione e della realtà. Quest’arma è economica e ripaga alla grande. La raffinatezza degli strumenti e la facilità con cui l’opinione pubblica viene fuorviata dalla manipolazione delle parole e dei linguaggi offrono vantaggi alla macchina della propaganda. Inoltre, la guerra è una manna dal cielo; mantiene l’opinione pubblica nella paura del domani e i media nel riempire le casse poiché la domanda di informazioni dal pubblico è grande. I boss della disinformazione hanno creato un bisogno avvincente di alimentare l’opinione pubblica con notizie “fresche”. E per tenerla in sospeso, inventano e producono “vittorie”, gossip su leader malati, traditori, ecc. La loro ultima scoperta è la data del 9 maggio, inventata da zero e spacciata per sorpresa di Putin: non hanno mai pronunciato il suo titolo di presidente. Si scervellano per elaborare una dichiarazione di guerra, una parata a Marjupol con, per favore, una sfilata di prigionieri. Mi fermo qui, perché la volgarità compete coll’imbecillità delle loro osservazioni “divinatorie”.
Ancora una volta, il presidente russo gli ha giocato un brutto tiro. Li ha frustrati e le loro parole “divinatorie” sono finite nella fogna. Scommettiamo che ricominceranno e inventeranno altre “vittorie” perché sono dediti ai piaceri della disinformazione!
Bisogna legare tale fauna di “giornalisti” ed “esperti” come categoria di uomini e donne che si immergono nella negazione della realtà raccontandosi storie per distrarsi o guardarsi l’ombelico credendosi avventurieri moderni. Pertanto, la propaganda manipola le realtà del campo di guerra e conta sull’ignoranza del pubblico in generale. Quest’ultimo non è sempre consapevole della storia dei conflitti, ignora i vincoli e gli imperativi della guerra. I nostri “esperti” ne approfittano per alimentare “esperienze” su innumerevoli “vittorie”, frutto della fertile ma pur sempre grossolana fantasia.
Le prime lezioni di guerra. Gli Stati Uniti, lontani nel loro immenso territorio e ben protetti dalla frontiera oceanica, pensavano di poter attivare la loro arma feticcio delle sanzioni, e in particolare il dollaro e le sue tentacolari reti bancarie, per esaurire la Russia. L’Europa li ha seguiti, ma si è resa conto che le sue fabbriche non funzionano col dollaro di carta ma con gas e petrolio. Peggio ancora, le sanzioni si rivoltano contro i suoi interessi e appaiono i semi della divisione con un’Ungheria arrabbiata. Vediamo sorgere dibattiti anche in Germania sul potenziale errore di armare l’Ucraina, ma anche in Francia, più timidamente. Quanto agli Stati Uniti, che contavano sulle sanzioni per riportare la Russia alla “sanità mentale”, hanno cambiato rotta e scaricano cassonetti di armi sofisticate. Hanno capito che il loro protetto, il regime ucraino è in pericolo nonostante la propaganda che satura il pianeta dei media. Un regime guidato da un presidente che crede che la forza del discorso sia più produttiva della forza della polvere da sparo (3).
Un’ultima fantasia diffusa da certi “esperti” ruota sulla Cina. Tali “specialisti” cercano di convincersi che la Cina ascolterà l’occidente e prenderà le distanze dalla Russia. Dire tale enormità quando tutti i massimi analisti e diplomatici continuano a ripetere che l’obiettivo dei nordamericani è neutralizzare proprio la Cina, l’unico rivale che gli resiste. Tale sciocchezza che fa credere che la Cina tradirà la Russia per gettarsi nelle braccia degli Stati Uniti può essere pronunciata solo da una povera anima, per rimanere educati. Perché per tali bastardi, i cinesi non sono abbastanza intelligenti da capire che gli Stati Uniti mirano a indebolire la Russia (Lloyd Austin capo del Pentagono) per ingoiarli meglio senza avere l’indigestione. Tale comportamento ha un nome: pio desiderio. Tale modo di ragionare ha un nome in filosofia: idealismo. La convinzione che le idee fluttuano nell’aria senza alcun collegamento con la realtà.
Gli effetti di queste prime lezioni della guerra. È facile intuire che il piano degli Stati Uniti consiste nell’usare l’Europa per raggiungere la Russia e staccarla dalla Cina. Risultato: il panorama dell’Europa s’incrina. Le sanzioni vanno già contro la macchina produttiva dell’Unione Europea (crescita più bassa), l’inflazione sarà un calderone che farà bollire la pentola degli scioperi e delle manifestazioni. Nonostante queste conseguenze dannose per l’Europa, lo Zio Sam si ostina a finanziare la guerra, a mantenerla in vari modi, ma senza farla davvero. Perché crede di poter indebolire la Russia per prepararsi con calma alla partita finale con la Cina. Indebolire un Paese come la Russia senza che usi le migliaia di missili nucleari, solo uno stratega da soggiorno oserebbe sognare tale fantasia. Tale forma di ragionamento e di comportamento è il mero prodotto di una cultura che elogia l’idea del guadagno sempre maggiore senza pagare il conto. Una cultura da legge della giungla, tranne per il fatto che l’umanità ha imparato con Spartaco che l’uomo preferisce morire piuttosto che vivere in schiavitù. Sappiamo anche che un eminente capo di Stato africano, Sékou Touré, aggiornò la massima di Spartaco dichiarando all’indipendenza del suo Paese che è meglio morire in piedi che vivere in ginocchio.
Concluderò con un’informazione non gustosa che attirava la mia attenzione. È il piano dell’occidente che ha congelato i beni bancari dello Stato russo e di tutti i russi accusati di sostenere il proprio Paese. Queste somme saranno poi trasferite in Ucraina per pagarne la ricostruzione. Se l’occidente farà così, si sparerà ancora una volta ai piedi. Sega il ramo su cui poggia il sistema finanziario capitalista. Molti popoli e Paesi saranno quindi riluttanti ad affidare i propri soldi alle banche occidentali. I Paesi che accettano di vendere petrolio in yuan, ad esempio, sono già minacciati da nordamericani, ad esempio dall’Arabia Saudita.
Ali Aqiqa
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