Qui si tratta di virtù tanto sorprendenti, alla luce dei tempi che corrono, quanto sommerse da una strategia nichilista che si pone ad autorità morale e scientifica e non vale nemmeno uno dei trenta denari rifilati dal Sinedrio agli Zelensky, Draghi, Speranza, Mentana d’allevamento. Nella mia esperienza di spiaggiato sulla riva della risacca, mi sono visto imbastire sulla scena un paese dei balocchi, dove scienziati, comandanti, ministri, pedagoghi, con le orecchie da somaro nascoste nel cappuccio, si alternano da lustrascarpe al direttore del Circo, e da ratti appesi ai resti di un formaggio nazionale irrancidito.
Cerusici rinnegati, traditori del giuramento a Ippocrate e al prossimo, dall'infima scala dei valori e onori scientifici (vedi Indice Hirsch), strafatti di ego insufflato dai chierici televisivi. Inebriati di potere catodico che li titola a prendere gli umani per la collottola, chiuderli nella camicia di contenzione dell'irrazionalismo, sbatterli al muro della circonvenzione di incapace e consegnarli in stracci ai gestori della discarica.
Questa è la scena disegnata per i passeggeri del carro dell’Omino di burro. Scena frantumatasi in coriandoli all’emergere, dalle ombre di una memoria, dissipata a forza di violento istante, di un’Italia spallanziana, ma anche ippocratea, ma anche garibaldina e galileana, mameliana e giordanobrunesca, ovidiana, dantesca, marcoaureliana e sessantottina. Ed ecco i medici liberi, delle cure domiciliari soppresse, gli amici che ti attorniano e sorreggono, il coraggio, la sapienza e l'anticonformismo di una struttura d'eccellenza come lo Spallanzani. Tutto questo io me lo raffiguro in quel Davide di Bernini nel frontespizio...
Fulvio Grimaldi www.
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