Francia e Gran Bretagna seguono loro specifici interessi e lo fanno lungo la loro tradizione colonialista in Africa e Medio Oriente. Gli USA seguono invece interessi strategici globali e in essi deve accomodare quelli di questi due alleati (e aggiungiamoci quelli israeliani che sono persino superiori). Ma il compito non è facilissimo.
Sarebbe comodo per gli USA dire a Francia e Gran Bretagna: "Io devo fare questo pivot to Asia perché la Cina - e la Corea del Nord - inizia a impensierirmi troppo e voi copritemi le spalle in Nordafrica e Medioriente". Ma per farlo ha bisogno di un controllore, che si assicuri che i due non trasformino in un caos ingestibile un caos semi-gestibile e, soprattutto, non cambino i bilanci di potere nella zona per seguire i propri interessi.
Nelle epoche di caos sistemico non esistono alleati fedeli fino alla morte. Se ne è visto un piccolo esempio quando tutti gli alleati degli USA hanno fatto orecchie da mercante di fronte ai tre trilioni di dollari spesi dalla superpotenza per invadere l'Iraq.
E quando Obama su The Atlantic bastona Cameron e gli altri alleati europei perché non alzano le spese militari e perché sono sostanzialmente dei vigliaccotti, si sta lamentando delle loro preoccupazioni economiche e politiche, messe davanti a quelle statunitensi; cosa che non sta bene. Sa benissimo che una guerra con centinaia di soldati morti - e possibili attentati - non sarebbe certamente più popolare in Europa che negli USA (un conto sono i bombardamenti presentabili come videogiochi, ma quando tornano i fanti nelle bare la cosa cambia).
Tira le orecchie anche a noi, perché a noi vorrebbe appunto affidare il compito di controllore, di curatore degli interessi Usa in Nordafrica, in condominio conflittuale con Parigi e Londra.
Ma Renzi è terrorizzato da questa prospettiva (anche dopo i recenti fatti di Parigi e Bruxelles). E fa molto bene ad esserlo, anche perché i suoi Servizi gli hanno fatto di sicuro capire cosa c'è dietro l'omicidio Regeni. E i suoi generali gli hanno detto chiaro e tondo che il nostro intervento in Libia sarebbe un bagno di sangue, altro che Nassiriya, anche perché noi dovremmo sostenere una "proxy war" a beneficio esclusivo degli Usa nella parte più incasinata e jihadista di quel paese.
Il prerequisito della formazione del famoso governo di unità nazionale libico, serve a prendere tempo e a sperare di non andare proprio allo sbaraglio.
Non solo. Serve anche a non andare contro il governo di Tobruk (che, detto incidentalmente, è il più decente) e quindi contro l'Egitto e di conseguenza gli interessi italo-egiziani.
Santa ENI, fai schifezze come tutti in giro per il mondo, ma per fortuna che adesso ci sei! E' proprio complicato fare il cavaliere immacolato in quest'orrenda congiuntura internazionale e chi unsiste a volerlo fare rischia di combinare disastri immani e avere sulla coscienza un numero impressionante di morti.
Gli USA chiaramente si stanno innervosendo e minacciano di lasciare scoperte le spalle a Renzi nei suoi litigi con la Merkel e con Junker, e quindi nel suo tentativo di avere maggiore libertà di manovra economica. In altri termini, gli USA minacciano di punire l'Italia sottraendole anche i già ridicoli aumenti di PIL previsti.
E minacciano direttamente la stabilità di Renzi. Non è un caso che D'Alema, cioè il signor-guerra-nel-Kosovo, si sia da poco ridestato dal torpore e abbia accusato Renzi di essere legato al Mossad, cioè un'accusa che strizza un occhio a una certa sinistra, l'altro a una certa destra e insieme denuncia una certa slealtà atlantica. E assieme a lui si sono destati dal letargo (sarà colpa di questo inverno paradossale) anche Bersani e Letta. Il primo prepara la base di prezzemolo della "democrazia interna" e il secondo aggiunge l'ingrediente principale della ricetta, cioè i calamari fritti della "necessità di porsi il problema dell'intervento bellico in Libia", che in gergo democristiano significa "Secondo me occorre andare in guerra", cioè ubbidire agli USA.
Insomma l'opposizione di sinistra del PD si è riattivata per lavorare da destra il governo in carica. Un classico, sostenuto dalla nuova megacorporation che ruota attorno a La Repubblica che ha iniziato a straparlare di legittimità internazionale del goverrno di Tripoli e di settarismo di quello di Tobruk.
Per completare l'opera, la colf europea di Victoria Nuland, cioè Federica Mogherini, ha fatto sapere a Renzi che non si illuda di dire la sua sulle sanzioni contro la Russia, perché lei e la sua combriccola a Bruxelles le hanno già blindate dietro 5 punti, di cui l'ultimo è la ridicola pretesa che la Russia faciliti l'intromissione nei suoi affari interni degli agenti propagandistici occidentali, tipo quelli ben noti istruiti (e talvolta diretti) dalla CIA e finanziarti da Soros. Insomma, quelli che preparano le rivoluzioni colorate.
Ognuno può tirare le conclusioni che vuole su quale politica sia meglio per noi attuare.
(Piero)
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