mercoledì 30 marzo 2016

In difesa della democrazia costituzionale e contro il governo riformista delle "oscure intese"



Quello che sta accadendo nel torpore inconsapevole di troppi "drogati" dalla fatuità e dalla menzogna dei media, è estremamente grave e il documento che segue, pur nella sua ineccepibile analisi, solo in parte evidenzia la pericolosità di una deriva di controllo mondialistico - a cura di poteri economici sovranazionali che hanno superato ormai largamente quelli politici - BEN RAPPRESENTATO DALL'AZIONE INTRAPRESA E PERSEGUITA DALL'ATTUALE GOVERNO DELLE OSCURE INTESE, presieduto da Matteo Renzi.

Non è catastrofismo. E' la pura verità dei fatti: mentre si annientano le coscienze con l'inculcazione di una cultura debole, si stravolgono, sull'altare di un falso progressismo diritti acquisiti, favorendo l'involuzione civile, funzionale agli interessi di chi governa veramente, al di la' dei volti di facciata (gli obama degli usa, piuttosto che i renzi di casa nostra). (A.C.)



INVOLUZIONE AUTORITARIA
COORDINAMENTO NAZIONALE PER LA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE IN OPPONENDOSI ALLE RIFORME PROPOSTE DAL GOVERNO

Governabilità e rappresentatività. Non possiamo separare la riforma della Costituzione da quellaettorale (Italicum); avendole presenti entrambe si può intravvedere un disegno secondo cui i deputati di un solo partito (quello beneficiato da un abnorme premio elettorale) potrebbero essere sufficienti per prendere provvedimenti aberranti, come, ad es. dichiarare una guerra, tagliare le pensioni o limitare i poteri della magistratura (potere giudiziario). I padri costituenti uscivano dal ventennio fascista, nel quale avevano toccato con mano cosa vuol dire cedere alla retorica populistica e chiudere gli occhi di fronte a violazioni delle regole democratiche. Così hanno preso precauzioni per evitare altri rischi di degenerazioni autoritarie, creando organi di controllo e di contro-potere. Questa pluralità di poteri da alcuni è considerata causa della lentezza e inefficienza della vita politica italiana, anche se sappiamo che le vere cause sono altre, quelle dipendenti dalla defaticante conciliazione degli interessi contrapposti (spesso nascosti sotto apparenze meno impresentabili). Ma questo non basterebbe comunque per pensare ad una semplificazione dell'architettura costituzionale, con il rischio di alterare gli equilibri dei poteri, base di ogni democrazia.

Efficienza e democraticità. Lo sforzo di rafforzare il governo, cioè il potere esecutivo, rispetto agli altri poteri dello Stato (legislativo e giudiziario) risulta evidente nella riforma costituzionale proposta dal governo Renzi, così come nell'esagerato premio di maggioranza previsto nell'Italicum (ben più grande di quello della famigerata legge “truffa” del 1953!). Ricordiamo che l'avvento dei fascismi nel secolo scorso è da ascrivere, più che all'ossessione dei ceti abbienti contro il disordine e l'attacco alla proprietà privata, alla indifferenza dell'opinione pubblica di fronte alla violazione dei diritti e della prassi democratica. Si è così consegnato lo Stato al “salvatore della patria”, all' “uomo della provvidenza”, solo al comando. I tragici esiti li conosciamo.
Complessità e semplificazione. Un trucco ancora oggi adottato da populisti e demagoghi è la sovra-semplificazione della realtà, cioè prendere in considerazione pochi aspetti soltanto, trascurando quella complessità che connota sempre ogni realtà umana. Così ad es. l'abolizione pura e semplice di alcuni organismi costituzionali, come le Province e il Senato, potrebbe lasciare inattuate certe funzioni pubbliche diventate oggi particolarmente necessarie. Se gestito in modo intelligente, un organismo pubblico potrebbe anche “inventarsi” il lavoro da svolgere (basti pensare alle nuove necessità nell'ambito ecologico, educativo, sanitario, cooperazione, volontariato...). La demagogia che sta dietro la riforma del Senato emerge subito dall’accento posto sul previsto risparmio economico di 50 milioni di Euro/anno: circa un decimillesimo della spesa per la Pubblica Amministrazione e molto meno di quanto si potrebbe ottenere riducendo corruzione ed evasione fiscale, entrambe tacitamente tollerate dalla classe politica.

Saggezza e apparenza. Una riforma costituzionale, oltre che rispondere alle nuove esigenze, deve essere gradita a larghe maggioranze parlamentari ed essere proiettata nel futuro per durare nel tempo. Necessita quindi di tempi adeguati di elaborazione e maturazione. Inoltre dovrebbe nascere dall'interno del parlamento (potere legislativo) e non da un potere esterno ad esso, come il governo (potere esecutivo). Non sembra dunque corretta la prassi seguita nella attuale riforma, se si hanno presenti le continue e reiterate sollecitazioni governative per forzare il Parlamento con scadenze e “ghigliottine” al dibattito. Mai come in questo caso la qualità viene prima della quantità.

Un diverso sviluppo. Un cenno infine a trascurate nuove esigenze nella società. Mentre nell'ultimo trentennio (dopo Reagan e la Thatcher) è prevalsa la convinzione che il mercato fosse in grado di risolvere tutti i nostri problemi, oggi spingono a un ripensamento alcuni eventi quali: la crisi climatica, sempre più evidente; la crisi economica, iniziata nove anni fa senza che ancora se ne veda la fine; persino lo stesso dilagare del terrorismo. L'attuale modello di sviluppo - basato sul perseguimento del profitto, l'onnipotenza del dio denaro, l'uso strumentale dell'uomo e la conseguente violenza - crea squilibri sempre più stridenti e provocanti. Oltre alla distruzione della natura, con le guerre e il terrorismo c'è pure la distruzione diretta dell'umanità. Un diverso sviluppo non può che rivalutare l'uomo rispetto all'economia, perseguire uno sviluppo umano prima di quello economico (alla lunga è stato dimostrato che lo sviluppo umano è fondamentale premessa di quello economico). 

Uno sviluppo umano non può che passare attraverso la rivalutazione dei beni immateriali - quelli più propriamente umani - che hanno il grande vantaggio di non essere distrutti dal consumo (quindi non inquinano). Questa stessa peculiarità implica la loro prevalente gratuità e l'interessamento non solo individualistico, ma comunitario. Ecco che uno sviluppo alternativo non può prescindere da questa triade: beni comuni, immateriale, gratuità. In particolare ciascuno di noi è chiamato ad una conversione ecologica che consiste, con drastica sintesi, nel ridurre i consumi prevalentemente materiali (auto, energia, lusso, cibo...) e accrescere i consumi (o investimenti?) immateriali (cultura, salute, scienza e tecnica, ambiente, partecipazione alla vita politica e ai beni comuni...). È ridicolo pensare che questa evoluzione possa nascere dal perseguimento del profitto e dal mercato: deve essere programmata dalla volontà politica – da sancire anche a livello costituzionale. Lo sviluppo umano sarebbe il più definitivo contro-potere nella società del 21° secolo. Ma di tutto ciò non si vede traccia nelle proposte governative, anzi certi segnali, come l'aumento del numero di firme da raccogliere per l'indizione dei referendum, vanno in senso opposto. Sembra che si voglia dare più potere al potere, togliendolo ai cittadini.


Con l'adesione del Circolo vegetariano VV.TT. di Treia


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