sabato 12 marzo 2016

Geopolitica USA e le esternazioni di fine mandato di Barack Obama (miles gloriosus)



Barack Obama si è tolto alcuni sassolini dalle scarpe. Ovviamente non ci si può aspettare che dica che si era sbagliato e che Gheddafi non era un dittatore o che ammetta che Assad sia sostenuto dalla stragrande maggioranza dei Siriani (come dicono tutte le analisi occidentali, per quanto ostili possano essere), o che riconosca che gli attacchi chimici su Ghouta siano stati un false flag degno di serial killer psicopatici. E neppure che a Kiev sia al potere una banda di corrotti nazistoidi. Però ha detto tra le righe cose molto interessanti. Eccone alcune (parafrasando ma molto poco), con brevissimi commenti.

1) Non capisco perché gli USA dovrebbero interessarsi all’Ucraina. E’ lontana, non fa parte né della Nato né della UE e storicamente è nella sfera d’influenza russa.

E’ da un po’ che alcuni di noi sospettano che Euromaidan sia stata una mossa CIA-Nuland che Obama ha dovuto obtorto collo cavalcare. Quindi è una precisa stoccata contro i rappresentanti  dei neocons che allignano nei Servizi e nella diplomazia e in specifico l'orrenda Victoria Nuland (quella del famoso "In culo all'Unione Europea") con cui non è mai andato molto d’accordo (su Youtube c'è un gustoso filmato dove Lavron e Kerry si salutano con sorrisoni e pacche sulle spalle e poi Lavron saluta la Nuland guardando vistosamente da un'altra parte, con scorno e irritazione dell'erinni neocon).
Questa dichiarazione è anche un avvertimento a Kiev di non cercare di far fallire Minsk 2?

2) Nonostante le critiche, rivendico la decisione di non aver attaccato Damasco dopo Ghouta.

Avevo subito scritto che non l’avrebbe fatto. D’altra parte lo aveva detto anche il ben più informato di me Thierry Meyssan. Ghouta è stato un tentativo dei neocons di boicottare accordi con la Russia già in essere dall’anno precedente. Romperli bombardando Damasco e rischiare una guerra con la Russia sarebbe stata la stessa cosa.

3) Non mi si deve più rompere le scatole sull’accordo con l’Iran. Dovevo risolvere un problema, quello del nucleare, e l’ho fatto. Altro non dovevo fare.

Messaggio rivolto in blocco ai neocons, ma anche alla Turchia e ai Sauditi, sui quali Obama accresce la dose:

4) L’Arabia Saudita è un paese feudale, basta vedere come tratta le donne. I problemi tribali tra Iran e Arabia Saudita sono fatti loro.

Ovverosia, cara Arabia Saudita sono cazzi tuoi, visto che senza l’appoggio Usa davanti all’Iran te la devi solo far sotto (in realtà bastano i soli Yemeniti a farle vedere i sorci verdi).

5) La guerra alla Libia è stata tutta una faccenda degli Europei. Che poi si sono dimostrati anche codardi e incapaci, lasciando il paese nel caos.

Che la Francia e gli UK fossero le locomotive dell’aggressione a Gheddafi balzava agli occhi subito. Per quanto riguarda il messaggio io lo leggo così: Gli Stati Uniti non hanno intenzione di togliere a Francia, UK e Italia le castagne dal fuoco in Libia. Anzi, gradiremmo che l'Italia le togliesse lei agli Stati Uniti (dato che la Francia e gli UK in Nord Africa fanno solo i cazzi loro).

6) Last but not least, udite udite: Netanyahu mi sta francamente sulle scatole e non lo riesco a sopportare.

Nessun commento. Netanyhau sta sulle palle a tutti. Ma forse è una stoccata alla Clinton che con gli Israeliani è tutta un tripudio di strusciamenti.

Perché Obama dice queste cose, oggi? E’ una dichiarazione politica, un promemoria programmatico per la prossima Amministrazione e un avvertimento agli alleati? O scaricando le colpe sui neocons cerca di evitare di passare alla storia come il presidente americano con la politica estera in assoluto più controproducente e caotica e uno di quelli con più guerre a carico e con più morti sulla coscienza (e stiamo parlando delle Olimpiadi dei massacratori d'innocenti)?
Io non so dire. Sicuramente queste dichiarazione raccontano la confusione all’interno della superpotenza e nei rapporti tra questa e i suoi alleati. Un effetto non sorprendente in una crisi sistemica.

Passando molto brevemente all'Italia, richiamo l’attenzione sul redivivo D’Alema e i suoi ripetuti attacchi a Renzi. Intanto lo ha accusato di essere legato al Mossad. Qui forse l’irritazione è sincera dato che tra Israele e D’Alema non corre ottimo sangue (ricordate quante gliene hanno dette quando girava tra le rovine del Libano a braccetto coi dirigenti di Hezbollah?). Però non è nemmeno un'accusa troppo di rottura, dato che il boss della Casa Bianca dichiara a tutti che il capo del governo israeliano gli sta nettamente sulle scatole, lo guarda in cagnesco e cerca di non vederlo.
Ma io del signor-guerra-del-Kosovo non mi fido. Non vorrei che stesse facendo un pressing per conto degli States sulle titubanze libiche del governo (a parte l’inqualificabile Pinotti che lecca le scarpe agli Usa senza nemmeno capire cosa pensa il suo padrino politico, prendendosi rimbrotti e sberleffi persino da Gentiloni: “Dà i numeri”).
Piotr




Post scriptum: 
Obama non ha detto che si è sbagliato, come quel delinquente di Blair. Sta dicendo al mondo che negli Usa ci sono forze contrapposte e che lui è stato "costretto" a mettere in atto o seguire decisioni prese da altri. Nessuno vuol dare la sufficienza ad Obama. Ha fatto una serie di crimini imperdonabili. Ora manda messaggi trasversali a chi sa lui per motivi che sa lui. Noi prendiamo atto che la politica imperiale non ha un'unica strategia e che i neocons, ottimamente impersonati dalla Clinton, sono potenti e riescono a far digerire le loro politiche anche ai concorrenti interni alle elite statunitensi. Non credo che Obama si ponga questioni di coscienza.  "Coscienza" è una nostra categoria, non appartiene alle elite imperiali. Quindi per analizzare quel che fanno e dicono occorre dimenticarla.”

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Integrazione di Paolo Sensini:

Barack Obama è dispiaciuto, molto dispiaciuto. In una recente intervista rilasciata al magazine "The Atlantic", il Premio Nobel (preventivo) per la Pace ha deplorato gli esiti della campagna militare che nel 2011 ha distrutto la Libia facendola piombare nella condizione di "Stato fallito". A tale proposito il presidente scarica tutte le responsabilità dell'operazione sulle spalle di Nicolas Sarkozy e David Cameron, anche se dopo l'uccisione di Gheddafi il Segretario di Stato dell'epoca, Hillary Clinton, si era compiaciuta in diretta televisiva usando nientemeno che le parole di Cesare: «We came, we saw, he died» (siamo venuti, abbiamo visto e lui è morto). Ma cos'è che il furbastro Obama si dimentica di dire? Per esempio che la coalizione anti-Gheddafi a guida NATO riuniva le forze di 15 Paesi coordinati dagli Stati Uniti sotto comando AFRICOM, con sede a Stoccarda. Dei 350 aerei e 60 navi da guerra che hanno bersagliato per otto mesi la Libia ben 97 bombardieri erano americani, compresi 30 elicotteri, 3 sottomarini nucleari con lanciamissili da crociera, 2 cacciatorpediniere e 3 navi anfibie. Praticamente il nerbo delle forze che hanno preso d'assalto il Paese nordafricano erano statunitensi. Ma ora, a pochi mesi dalla fine del suo secondo mandato presidenziale, l'inquilino della Casa Bianca si riveste con i panni immacolati dell'agnellino.
La verità è che fu Washington, come dominus degli equilibri mondiali, a imporre agli europei e alle petro-monarchie del Golfo di rimuovere Gheddafi e procedere a vele spiegate verso la "riconfiugurazione" del Nuovo Medio Oriente. Ma Obama sa che può raccontare qualsiasi menzogna perché, come sempre, le sue parole verranno trangugiate dall'opinione pubblica occidentale. Il presidente conosce bene i suoi polli e così, in vista di nuove e sfolgoranti mete future, procede fino in fondo nella recita del suo copione.

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