A Redipuglia Francesco ha assunto la faccia da tregenda ed ha pontificato: "la guerra è follia"
Il
termine “utopia” fu, allora, un neologismo inventato da Thomas
More (in italiano Tommaso Moro), vescovo ai tempi di Enrico VIII. Da
questi decapitato quando il prelato si rifiutò di avallare lo scisma
anglicano da Roma, dovuto a fregole nuziali del re.
La
parola “utopia” deriva dal greco: “ou,” che significa “non”,
e “topos”, che vuol dire “luogo”.
La
definizione può essere quella del vocabolario: <
un’aspirazione
ideale, non suscettibile di realizzazione pratica>>.,
che, riferita alla vita socio-politica, è, sempre seguendo la
definizione del vocabolario, <>. E
proprio perché “utopica”, è destinata a rimanere
irrealizzabile. Infatti il suo sinonimo è “irrealizzabile”.
E’ un’illusione
fantastica ideale impossibile a realizzarsi.
E
qui dobbiamo giocare a capirci. Sognare di vivere meglio, tutti in
pace, senza esseri miserabili, deboli, invidiosi e –raramente-
malvagi (i veri “cattivi” sono estremamente intelligenti, e
perciò ve ne sono pochissimi), è comune a tutti gli esseri umani
“normali”. Ciascuno ha le proprie debolezze, le proprie
fragilità, i propri punti deboli. Accettare prima di tutto i propri
e poi quelli altrui è lo spirito giusto del convivere. Provarci,
almeno, visto che eliminare tutte le debolezze personali è, appunto
un’utopia.
L’essere
umano, almeno quello figlio delle Termopili, ove 300 Spartani
fermarono il misticismo orientale, dando via libera alla Ragione,
all’Uomo Europeo, bianco e libero, dovrebbe avere nel DNA la verità
di se stesso, e capire come è fatto, di cosa è composto, e stare
con i piedi della morale ben piantati per terra. Sognare è
piacevole, ma illusorio e fuorviante. Accettarsi completamente forse
non è elegante e perbenista. Ma è l’unica via alla libertà
interiore. Accettare come è fatto l’essere umano. Violenza innata
compresa. Grazie a dio (Odino, per me, cioè la Natura in simbiosi
con gli dei del Walhalla e non in contrapposizione o in asservimento
semitico a loro) nell’essere umano vi è la Ragione e la Volontà,
che regolano e controllano anche la violenza. Che ci permette di
vivere e sopravvivere, tra l’altro.
Ora,
dalla Storia che conosciamo compiutamente, dai Sumeri cioè (da dove
arrivavano? Mistero non svelato!....) ad oggi, la Storia dell’Uomo
è, di fatto, la Storia delle sue Guerre. Piaccia o non piaccia.
Cioè
da sempre l’Uomo ha guerreggiato contro altri uomini. Cambiano i
mezzi, gli scenari, ma non si è modificato di un millesimo di
centimetro lo slancio guerriero, lo spirito bellico, il bisogno di
lotta.
E’
l’essere umano che è fatto così.
Dire
che l’’Uomo deve “migliorare”,
deve “cambiare”,
deve “addolcirsi”
è la speranza, il sogno che funge da scudo e finge di difenderci
dalla paura e dal terrore della atrocità della guerra.
Comprensibile, per carità! Ma utopico e irrealizzabile. Perché
contro natura.
Quindi,
a stretto rigor di logica, improntare la propria vita al tentativo di
realizzare l’irrealizzabile, a perseguire un sogno che non c’è,
è utopia. E di conseguenza l’utopia pacifista è immorale.
Bel sogno, piacevole illusione, dolce speranza. Che fa gettare la
propria vita nel letamaio dell’inutilità. La parabola dei
talenti, se compresa fino in fondo, ne è la riprova: lo sapevano già
gli agiografi di rabbi Yehoshua, in amarico Yeshu. Per noi
comunemente, Gesù.
L’utopia
è immorale, per noi figli delle Termopili.
E
definire la guerra “follia”, come ha fatto il gesuita vestito di
bianco, è uno spot pubblicitario, sottolineato da acconcia
espressione del viso. Ma è immorale. Certo, il papa dovrebbe
cancellare duemila anni di antropocentrismo e di sottomissione al
potere ecclesiale, e non si può pretendere troppo, dal sovrano di
Roma. Ma l’Uomo Europeo è altro, ed anche la chiesa se ne sta
accorgendo. Corre e correrà ai ripari, cercando di toccare le corde
del sentimento, della paura, dei generosi e altruistici aspetti
dell’animo umano……. Ma sempre illusioni e fandonie restano.
La
realtà è la nuda e cruda Storia. Che, ripeto, è principalmente
(non solo) la Storia delle Guerre. E sarà sempre così.
L’utopia
lasciamola a Peter Pan, alle storie per bimbi, bisognosi di stupore. La
vita è altro.
Fabrizio
Belloni
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