La mitica Serbia, vincitrice slava degli invasori turchi e poi tedeschi, unificatrice dei Balcani nel segno del socialismo e del non allineamento, è sempre stato un orzaiolo nell'occhio dell'Occidente, Germania, che pretende una prelazione sui Balcani, in testa. Barriera all'espansione verso Est, dove incomincia la Russia, realtà da obliterare, fu negli anni dell'aggressione abbandonata dal suo alleato storico, l'URSS dei rinnegati Gorbaciov ed Eltsin.
Oggi c'è un'altra Russia e, pur circondata da paesi balcanici Nato e UE, la Serbia è tornata ad essere un'anomalia extra-Nato ed extra-UE, legatissima a tutti i livelli a Russia e Cina.
Un elemento di forte disturbo sulla scacchiera dove tutti i pezzi stanno al loro posto: dall'Albania alla Macedonia, dalla Croazia alla Romania, dall'Ucraina alla Grecia.
Pare che la pazienza degli ospiti al banchetto balcanico si stia esaurendo. In simultanea, peraltro, con l'impazienza verso una Russia, tornata alla grande in piedi, ai confini delle colonie dell'Impero e del suo raggio d'azione economico-militare. Nelle ultime settimane il protettorato UE della Bosnia Erzegovina croata-musulmana-serba, sotto il proconsole Christian Schmidt (ovviamente un tedesco merkeliano), ha dato segnali di forte inquietudine.
Custode degli accordi di Dayton, delle relative manomissioni dell'identità e sovranità dei popoli, come delle false giustificazioni a sostegno della frammentazione (le colpe dei serbi, la strage inventata di Srebrenica, i processi a Milosevic, Mladic e Karadzic), a Herr Schmidt è arrivato un ordine di servizio. Ai regimetti croato e bosniaco della Federazione è stata fatta lanciare una forte provocazione al sempre maltollerato altro membro: la Repubblica Srpska, arto della Serbia da sempre naturalmente portato a ricongiungersi al suo corpo.
Partire da Srbrenica, come partire dall'11 settembre.
Il pretesto, la solita, logora, ipersmentita, strage di 8000 bosniaci a Srebrenica, unicamente finalizzata a esonerare la Nato e il fascista presidente bosniaco e burattino Nato, Izetbegovic, e l'ustascia croato, Tudjman (commilitone di Marco Panella) dai crimini compiuti contro la principale vittima del complotto euro-statunitense, la Jugoslavia e il suo cuore, la Serbia. Una legge federale che impone l'arresto, la condanna e il carcere a chi nega quel presunto olocausto. Ennesimo attacco a chi si oppone alla trasformazione di una versione storica strumentale in dogma inconfutabile.
Fulvio Grimaldi - https://fulviogrimaldi.blogspot.com/
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