Ecco la mia classifica del "fine danno". Presidenza della Repubblica: la peggiore mai avuta (ma è una bella gara con quella precedente); presidenza del consiglio: la più nemica della nazione mai vista dall’unità d’Italia; governo: il più corrotto mai presentatosi sulla scena; parlamento: il più vile e rinnegato mai eletto; classe dirigente: la più inetta, ottusa, scaltra, ladra, cinica, mai apparsa nella penisola dai tempi di Eliogabalo; informazione: la più venduta al migliore offerente da quando usavano le agiografie degli imperatori; Chiesa: da braccio morale del più immorale dei poteri, ha restituito a Costantino la donazione.
Con il precursore avvocato ad aprire la partita e sondare l’avversario e il bomber banchiere entrato in campo nel secondo tempo per la goleada, la tattica ha funzionato. Dai DPCM di Conte che la Carta l’hanno sfregiata, si è passati con Draghi alla domanda “Costitu…che?” E qualsiasi risposta finiva lì, sommersa dalle ovazioni di ministri e stampa. O, volendo “mitigare”, col centesimo voto di fiducia sulle violazioni di quella Carta. Il presidente, poi, per le occasioni solenni, tipo fine anno, entrava nelle nostre case, per elargirci i frutti fioriti dal suo impegno di Garante dell’Unità Nazionale e presidente di TUTTI (?) gli italiani.
Mario Draghi, si è qualificato membro d’onore della “Glasgow Financial Alliance Net Zero”, conventicola mascherata da transizione ecologica per porre al suo servizio, non più tanto col debito, ma grazie al monopolio dei mezzi finanziari, Stati e popoli. Ne è stato l’antesignano, il teorico, il portavoce da quando, sul panfilo “Britannia”, lesse all’augusto consesso dei più importanti finanzieri internazionali, a partire da Soros, il programma della liberalizzazione e privatizzazione mondiale. Vale a dire la totale sostituzione del pubblico col privato. Ne venne, grazie ai ragazzi di bottega Dini, Amato, Prodi, D’Alema, lo smantellamento e la svendita (tramite opportuna svalutazione della lira operata da Ciampi) del migliore patrimonio produttivo nazionale. Quando eravamo la quinta potenza industriale del mondo.
Proseguita l’opera dalla poltrona di lingotti d’oro di vicepresidente della Goldman Sachs e, poi, dall’euristico “whatever it takes” nella BCE, Draghi, giustiziere numero uno della Grecia, si è acconciato a portare a termine il lavoro nel laboratorio Italia. Lavoro in due fasi. Guerra di classe dall’alto al basso; guerra d’élite all’intera società umana. Le incredibili accelerazioni repressive di queste settimane, da lui e dai suoi sgherri tecnico-politici imposte sul piano, insieme delle punizioni sanitarie e di colpi di maglio sociali, sulla scia del suo kingmaker Renzi, indicano che questo operativo intende completare la prima fase in coincidenza con la conclusione del suo premierato. Difficilmente ci riuscirebbero controfigure come Franco, o Cartabia, senza il suo coltivo già pronto al raccolto.
Solo per citare alcune spine della corona calzata in testa all'Italia e senza parlare del micidiale aumento del costo dell'energia, imposto dalle strategie geopolitiche di USA, UE e, in Europa, dei russofobi Neocon Verdi tedeschi. Poi condivisi dagli utili idioti wako nostrani come necessità dettata dalla "transizione ecologica". Vedremo cosa sapranno mistificare, i nostri mediatici "liberal", quando il 1929 gli apparirà come una leggera crisi rispetto a quella con la quale la Financial Alliance ridurrà in stracci quanto sarà sopravvissuto alla depopolazione farmacologica, bellica, da fame...
Fulvio Grimaldi - https://fulviogrimaldi.blogspot.com/
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