Scusateci se lo facciamo, scusateci se insistiamo, scusateci se periodicamente tocchiamo il tema gender, ma in un momento di forte pressione come quello che stiamo vivendo, è necessario puntare i piedi.
Sta operando, in Olanda, un team di medici che cambiano il sesso dall’età di 12 anni, ovvero dall’età di 12/13 anni si inizia un processo che porterà alla rettificazione fisica del sesso. Non è giusto far passare la teoria gender. Il genere non può essere e non è determinato dal contesto culturale in cui si cresce e si vive , a meno che la società stessa non lavori affinché si arrivi a quel determinato risultato…
(zon.it) - Transgender, o se è meglio, chi cambia sesso. Ad Amsterdam,
nel VU Medical Center, è possibile fare in modo di capire quando e se
sussiste il fenomeno transgender. Il protocollo sconvolgente ma
progressista, apparso come un allarme di manipolazione biologica due
anni fa al Careggi di Firenze; consiste nell’ interruzione di pubertà,
da parte di piccoli pazienti intorno ai 12 anni, o addirittura ancora
bambini potenziali transgender. Ciò avverrebbe attraverso la
somministrazione di soppressori ormonali, che bloccano la comparsa dei
caratteri sessuali secondari, per poter dare il tempo di diagnosticare
nel la disforia di genere.
Il transgender, cioè il paziente affetto da disforia di genere, non si
riconosce nel proprio sesso biologico. Ciò genera nel transgender una
profonda sofferenza psicologica, che si ripercuote non solo nella
sfera emotiva, ma anche in quella sociale, con un notevole disagio a
scuola, nei rapporti con gli altri, e nel caso dei più grandi, nelle
relazioni sentimentali.
A dispetto di tutte le polemiche divampate su questo modus operandi,
il procedimento di individuazione del transgender non risulta essere
né amorale né invasivo, soprattutto quando nel centro medico, i
genitori portano bambini che giocano con le bambole, o bambine che
desiderano vestirsi da maschietto. Ai probabili transgender in tenera
età e fino ai 16 anni (anno del consenso medico in Olanda), non
vengono somministrati farmaci, ma si procede con un supporto
psicologico da parte di un team; per capire se effettivamente si
tratta di un transgender, oppure di una fase della crescita. Ciò è
probabile accada anche nella pre-adolescenza, che è un periodo
particolarmente delicato per il transgender, colpito in misura
maggiore da ansia, pensieri suicidi, o disturbi alimentari.
Il trattamento con i farmaci, spiega la dottoressa Annelou de Vries,
coordinatrice del Center of Expertise on Gender Dysphoria, permette di
dare il tempo ai medici di capire se si tratta di un transgender, e
quindi di disforia, e ai pazienti di non farsi travolgere dai
cambiamenti nel proprio corpo, che avvengono naturalmente durante
l’adolescenza; e che possono generare ulteriore angoscia perché non
accettati. Dai 16 anni quindi, si cominciano ad assumere ormoni che
bloccano la crescita, ed è un processo completamente reversibile, che
apporta innumerevoli vantaggi dal punto di vista psicologico per i
transgender, ma anche lievi controindicazioni come mal di testa e
vampate che poi spariscono, oppure aumenti di pressione, ma solo in
casi rari, ed un leggero ritardo nello sviluppo. La de Vries sostiene
che per i transgender si tratta solo di “un prolungamento diagnostico,
e non di un riassestamento di genere”.
I pazienti in questo modo, una volta che hanno avuto una diagnosi
certa e completa, che è possibile effettuare se si interviene con
lungimiranza ed estrema cautela, possono essere indirizzati verso la
pubertà del sesso desiderato e condurre una vita totalmente normale.
Non si tratta di manipolazione o di scelta arbitraria, ma
semplicemente di assecondare una volontà, che incide molto di più
sulla biologia. Nella maggior parte dei casi, coloro che hanno
transitato, sono molto soddisfatti e felici della loro nuova vita, e
senza la trafila di dolorosi e costosi interventi chirurgici o traumi
di altro tipo. Questo non è un’adulterazione della natura,
semplicemente un diritto alla felicità.
(Fonte: http://www.azionetradizionale.
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