martedì 12 agosto 2014

Italia - Suspiria e crollo finanziario ....non tutti lo sanno, e chi lo sa, tace!

Dirigenti dello Stato, politici che contano, economisti e le cosiddette "eminenze grigie " lo sanno  ma tentano di nascondercelo


Segnali sono apparsi già da tempo, il primo a lanciare l'allarme fu l'economista Nino Galloni che in una sua pubblicazione di due anni fa dal titolo provocatorio" Prendi i soldi e scappa....", aveva già individuato il rischio del totale fallimento italiano. 

Arno Zengerle, sindaco di Wildpoldsried, il paese della Baviera più ecologico di Europa (amico di Accademia Kronos), nonché membro del consiglio d'amministrazione della storica università tedesca di Kempten, tre anni fa, in occasione del ritiro del premio internazionale "Un Bosco per Kyoto" al Campidoglio di Roma, dopo la cerimonia, parlando della crisi finanziaria mondiale e in particolare italiana ci aveva avvertiti: " Attenzione, l'Italia deve muoversi finché c'è tempo e non aspettare di essere "ingessata", deve pretendere l'euro a due velocità... non può sostenere l'attuale moneta unica così com'è, né i vincoli imposti dalla BCE... deve agire subito altrimenti si troverà in una situazione dalla quale poi non riuscirà più ad uscirne fuori..."

Da allora ad oggi altri insigni scienziati del mondo della finanza, tra cui docenti della prestigiosa università USA della Columbia University, analizzando la questione recessione europea hanno visto nel nostro Paese il maggior rischio fallimento, rispetto agli altri Paesi e questo a causa delle assurde regole e leggi medioevali che ci contraddistinguono a livello planetario, tra cui emerge la pressione fiscale più alta del pianeta e una burocrazia che non ha riscontri in nessun Paese industriale, nonché un livello di corruzione da Quarto Mondo. Un cocktail infernale questo che allontana gli investimenti internazionali, al momento unica linfa vitale per aiutarci ad uscire dal baratro. Giorni fa anche Mario Draghi, presidente della BCE, ci ha avvisati che se non ci sbrighiamo a fare le riforme strutturali, come la macchina finanziaria, la burocratica e il lavoro in primis, corriamo il rischio di essere "commissariati" e, quindi, perdere ancora un'altra fetta della nostra sovranità.

Quando non c'erano ancora le navi a motore e un veliero iniziava ad affondare erano i topi, prima degli uomini, a fuggire. Oggi in Italia sono andate via tutte le principali aziende industriali del nord, si sono trasferite in Croazia, Romania, Turchia fino, paradossalmente, in Svizzera. Ultima ciliegina sulla torta: la FIAT, ormai trasferitasi in parte in Inghilterra e in parte negli USA. Senza poi parlare delle nostre storiche aziende, da quelle alimentari a quelle tecnologiche, acquistate dagli stranieri. Per chiudere con l'Alitalia in parte acquistata dagli arabi. 

Se la matematica non è un'opinione: 2 + 2 fa sempre 4 e non 3 o 5 come da Monti a Letta fino a Renzi ci hanno voluto far credere. Secondo il Financial Times l'Italia sta per cadere in "un Buco Nero" dal quale non si potrà sollevare più, tra le cause: la sua incapacità di risolvere il problema del lavoro; problema che invece ha saputo ben affrontare la Spagna tant'è che ha ripreso a crescere. Sempre per il Financial Times o l'Italia sfora, in qualche modo, il patto di stabilità, con gli investimenti pubblici (visto che quelli privati comunque non ci sono) o rimane nella spirale recessione -tagli -recessione. Con conseguenze inimmaginabili. In un'intervista a “La Repubblica” a firma Eugenio Occorsio, l'economista tedesco e direttore del  Centre for European Policy Studies Daniel Gros ha dichiarato che «L’Italia è tornata ad essere l’anello più debole dell’area euro, e l’Europa se anche questa volta vorrà salvarla dovrà gettarle l’ennesima ciambella di salvataggio».

Ma tutto questo non si può dire, gli italiani, popolo suddito dei nuovi Zar che gestiscono il Paese, non devono sapere. Chi ci prova a svelar l'arcano, viene pesantemente punito. A farne le spese il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, giornalista dalle ampie vedute.

Ferruccio De Bortoli è stato così licenziato dal suo editore. Questo perché ha osato informare gli italiani sull'imminente disastro finanziario che sta per abbattersi su noi tutti... 
Mi fermo qui!

 Ennio La Malfa

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Articolo collegato:

Qualcosa di esplosivo sta accadendo nei piani alti del mainstream italiano: a rompere il tabù, prospettando l’arrivo della famigerata Troika, il triumvirato tecnocratico composto da Commissione Ue, Bce e Fmi, è stato il direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli. «Il direttore del “Corriere” ci descrive lo scenario che ci aspetta il prossimo autunno», avverte Cesare Sacchetti, «quando vedremo realizzarsi le peggiori nemesi nella manovra economica, che prevederà un probabile prelievo forzoso sui conti correnti». Sarebbe la riedizione del 1992, quando l’allora primo ministro Giuliano Amato «decise di approvare questo furto a danno del risparmio dei cittadini italiani». Solo allora «verrà dichiarata la resa ai tecnocrati». E sarà «messo in un angolo» il governo presieduto da Matteo Renzi, «che non ha vinto nessuna elezione democratica ma è stato nominato dal Capo dello Stato». Tutto questo, mentre i signori della Troika faranno all’Italia quello che fecero nel 2011 alla Grecia, che in cambio dei 50 miliardi ricevuti sta privatizzando tutto: sono all’asta «porti, aeroporti, isole e acquedotti».
È questa, scrive Sacchetti, «la forma più subdola e criminale con la quale il colonialismo finanziario distrugge e depreda gli Stati sovrani, ostaggi di un debito sovrano denominato in una valuta straniera che non possono stampare». Parole profetiche:  «Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi importa di chi farà le sue leggi», disse un certo Mayer Amschel Rothschild. Auspicio «portato a compimento nella moderna Eurozona», dal momento che «gli Stati ex-sovrani sono messi nelle condizioni di una colonia: per poter finanziare la propria spesa devono bussare alle porte dei colonizzatori, che vorranno in cambio la linfa economica degli Stati e prenderanno il possesso monopolistico di tutti i settori strategici di quel paese». L’Italia è già da tempo in vendita, e gli investitori stranieri stanno facendo man bassa dei suoi gioielli, «gentilmente offerti dal governo Renzi», come la Cassa Depositi e Prestiti, Poste Italiane (che dismetterà il 40% della partecipazione pubblica), nonché Eni e Enel, «che potrebbero cedere il 5% delle azioni, come annunciato recentemente dal sottosegretario all’economia, Giovanni Legnini».
Mentre gli italiani provano a godersi quei pochi spicchi di sole di quest’estate anomala, scrive Sacchetti, l’ipotesi che la Troika venga qui nel Belpaese non è più remota. «Il giorno dopo che De Bortoli ha annunciato questo scenario, Rcs fa sapere che non si avvarrà più della collaborazione del direttore. È stato infranto un vincolo di riservatezza, qualcosa che doveva essere taciuto è stato rivelato». Forse il direttore «ha pagato questa delazione», anche se «l’impressione è quella di un Ponzio Pilato che vuole lavarsi le mani del sangue degli italiani e non intende accollarsi la responsabilità morale di un disastro sociale ed economico senza precedenti». Non passano che pochi giorni dalle scioccanti dichiarazioni di De Bortoli che «il Barbapapà del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari», fondatore di “Repubblica”, «ci fa dono di una delle sue memorabili articolesse domenicali, dove si augura una venuta della Troika che “deve combattere la deflazione che ci minaccia”».
Per Scalfari, la Troika – proprio lei, la massima responsabile dell’euro-disastro – deve «puntare su una politica al tempo stesso di aumento del Pil, di riforme sulla produttività e la competitività, di sostegno della liquidità e del credito delle banche alle imprese». Scalfari, che non ha ancora digerito la detronizzazione del suo beniamino Letta, non manca di inviare un messaggio a Renzi: «Capisco che dal punto di vista del prestigio politico sottoporsi al controllo diretto della Troika sarebbe uno scacco di rilevanti proporzioni, ma a volte la necessità impone di trascurare la vanagloria e questo è per l’appunto uno di quei casi». Parole chiare: caro Renzi, ti è stato affidato un compito ben preciso e non lo stai portando a termine come previsto.
«Questo – scrive Sacchetti – il contenuto del messaggio che Scalfari manda al premier, al quale potrebbe essere dato il ben servito molto presto se non esegue pedissequamente le istruzioni che gli sono state date». E la fine che lo attende, se non “obbedisce”, «è quella dei suoi predecessori Monti e Letta, i quali sono stati gettati via come due scarpe vecchie appena diventati inutili». Nessuna sorpresa: «E’ il meccanismo infernale che ha progettato l’élite transnazionale che detesta gli Stati e i popoli che li abitano, considerati alla stregua di una plebe ignorante priva di diritti», conclude Sacchetti. «De Bortoli e Scalfari sanno molto bene quale sarà il trattamento che attende l’Italia e ne stanno discutendo nei primi giorni di agosto, mese ideale per sferrare l’ennesimo calcio nelle gengive agli italiani, distratti dalle vacanze». Al loro ritorno, «potrebbero trovare ciò che è stato conquistato ieri dai loro padri completamente distrutto nel giro di pochi mesi oggi». (L’Antidiplomatico)

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Commento ricevuto:

Caro Paolo D'Arpini, da alcuni decenni, i politici si sono sbarazzati della scuola di politica economica, in particolare, nello ambito della strategia che i giornalisti, solo se graditi, si potessero occupare di problemi economico-politici.

Ecco quindi che si invertono i problemi, facendo credere che i "pezzi di carta" valgono come i titoli meritati,fatti di studio ed approfondimento. Negli ultimi 40 anni, l'industria in generale (salvo quella di nicchia) è sopravvissuta senza rinnovare né la ricerca scientifica,  né gli impianti, rappezzandoli.I trasporti e l'energia sono stati trascurati. Per senso di colpa nei confronti della  Fiat, la stragrande maggioranza degli italiani ha comprato e continua ad acquistare auto estere, regalando soldoni agli stranieri. Poi, gli stessi acquirenti esterofili, pretenderebbero  i posti di lavoro dalla Fiat !

Non ricordando che hanno permesso di salvarla, quando non serviva, ai fini collettivi. Oggi che servirebbe recuperare i tanti soldi investiti, la costringono ad emigrare ! Si parla di revisione costituzionale, quando necessiterebbero  2 Riforme urgentissime: Giustizia e Fisco.

Ma la Riforma delle Riforme, da attuare subito, per dare lavoro ai 4 milioni di disoccupati, deve affronare e rivoluzionare il Lavoro, dove necessita e nessuno (per mancanza di politica economica) lo intravvede : Rivoluzione dei trasporti, con alla base il trasporto marittimo. Messa a cultura delle terre inutilizzate, secondo un piano preciso. Rilancio della cura del territorio, con collegata edilizia di restauro, non di costruzione, che sottrae territorio. Termonvalorizzatori. Scuole ed iniziative nel turismo.Ho scritto su questi ed altri temi, proprio per dare lavoro "reale e concreto", non propaganda, prevedendo anche come procurare i mezzi finanziari. Riattivare così il lavoro dei 4 milioni di disoccupati, a mio giudizio permetterebbe di far "schizzare" il PIL italiano, a tasso crescente nei prossimi 3 anni, fino, a regime, a superare  i Teutonici nel 2017, malgrado le posizioni di partenza, perchè noi Italiani, mentre siamo bravi a dividerci, per scarsa memoria storica, non ricordiamo che disponiamo delle migliori opere d'arte, delle più belle città, che testimoniano la capacità che soli possediamo : siamo sempre stati gli Architetti del Mondo.Allora, rimbocchiamoci le maniche e dimostriamo al mondo intero che mutando i fattori della produzione, mettendo in campo per una volta il "fattore genialità" in  luogo di quello impostoci della "litigiosità", facendo gli interessi nazionali,possiamo risalire da subito la china.

Sono sicuro che "rimboccandoci le maniche" in ben 8 settori da me individuati, potremmo dare futuro anche ai Paesi minori del Centro Europa e del Mediterraneo. Bisogna fare presto.
Cordiali saluti.   Luciano  Sarmati

P.S.: per lavoro intendo "creazione di posti di lavoro", senza badare a nessun articolo, considerato che sto parlando in termini di 2politica delle cose".

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