Attorno al 20 agosto 2014 cadrà una data fondamentale per il nostro Pianeta. In quel giorno, infatti, la popolazione mondiale e le sue attività avranno consumato un quantitativo di beni naturali superiore a quello prodotto nel corso dell’intero anno.
Questo significa che dal 21 agosto circa al 31 dicembre vivremo contraendo dei debiti col nostro Pianeta: non a caso questa giornata nasce come Ecological Debt Day, ovvero giornata del debito ecologico. Ora è più comunemente nota come Earth Overshooting Day, cioè la giornata durante la quale si oltrepassano i limiti della Terra.
Quest’anno sarà attorno al 20 agosto, era il 20 agosto anche nel 2013: sembrerebbe un buon risultato. Consumiamo più risorse di quelle che la Terra produce, ma almeno siamo stati bravi a non peggiorare la situazione. Peccato che nessuno di noi sia in grado di valutare su due piedi quanto questo sia dovuto alla diffusione di pratiche ecosostenibili finalizzate alla riduzione del consumo delle risorse e all’eliminazione di inutili sprechi o semplicemente alla crisi economica perdurante in alcuni dei Paesi più ricchi del globo che giocoforza contrae i consumi.
Dal 1987 ad oggi l’Earth Overshooting Day ha sempre visto peggiorare l’equilibrio tra biocapacità mondiale (a capacità di un ecosistema di rigenerare materia biologica utile (risorse) e di assorbire i rifiuti generati dall’uomo) e impronta ecologica mondiale (misura la quantità di suolo e mare necessaria a produrre tutte le risorse che una popolazione consuma e ad assorbire i suoi rifiuti, avvalendosi delle tecnologie più comunemente in uso). Nel 1987 tale data è caduta attorno al 18 dicembre; nel 2007 era il 6 ottobre, nel 2009 il 25 settembre. Nel 2010 abbiamo cominciato a stare attorno al 20 agosto. Con un’eccezione, il 2011, quando si tornò indietro alla fine di settembre.
Qualcuno storcerà il naso: gli indicatori utilizzati per la stima sono stati oggetto di critiche, soprattutto l’impronta ecologica. Si tratta di un indicatore sviluppato a partire dai concetti espressi da Mathis Wackernagel e William Rees nel loro libro "Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth", pubblicato nel 1996. Nel 2003 Mathis Wackernagel e altri hanno fondato il Global Footprint Network, che si propone di migliorare la misura dell'impronta ecologica e di conferirle un'importanza analoga a quella del prodotto interno lordo. Esistono numerose e diverse applicazioni dalla scala nazionale a quella del singolo individuo che permettono di capire di quanti pianeti abbiamo bisogno per sostenere il nostro stile di vita. Durante i primi anni 2000 è stato ampio il dibattito su questo indicatore ma, nonostante le perplessità del mondo scientifico, ha avuto enorme successo facendo da progenitore ad una serie di indicatori che stimano quante risorse consumiamo (esempio, Water Footprint) o quanto inquinamento emettiamo (Carbon Footprint).
Tornando all’Earth Overshooting Day, gli stessi proponenti conoscono i limiti del loro indicatore e riconoscono che il deficit di risorse naturali rispetto al consumo esiste da molto prima che ci si ponesse l’obiettivo di calcolarlo. Tuttavia, rimane il messaggio: stiamo consumando troppe risorse e troppo in fretta per permettere che si riproducano. Infatti esistono risorse naturali i cui stock non sono riproducibili o lo sono con tempi che superano le generazioni.
Dobbiamo, quindi, concentrarci più di quanto non stiamo già facendo sul recupero e riutilizzo dei materiali, sull’efficienza di produzione – cercare cioè di utilizzare sempre meno unità di risorse naturali per unità di produzione – e la riduzione degli sprechi.
Vania Statzu
Fonte: http://ambiente.tiscali.it/socialnews/
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Commento di Gianni Guaita: "Occorre diffondere una nuova cultura, cambiare le nostre abitudini quotidiane, il nostro stile di vita.... una buona partenza potrebbe essere ad esempio lasciare la macchina più spesso possibile, fare una bella passeggiata se non dobbiamo allontanarci troppo da dove siamo. Quando è possibile, mangiare cibi di stagione, magari acquistati da chi sappiamo che li produce vicino a noi. Consumare meno risorse, stare attenti all’acqua, inquinare meno. L’ambiente è fragile ed ha bisogno di tutte le nostre attenzioni. Questo è il nostro impegno al Parco del Treja.”
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