domenica 26 agosto 2012

La ricerca scientifica è essenziale per mandare avanti l'Italia

Deburocratizzare... Collage di Fulgor Silvi


Reagisco ai comunicati del Governo che descrivono le strategie decise per la crescita. Il documento è triste. Propone alcuni interventi quasi tutti deboli, marginali -- e vaghi. Anche i governi precedenti hanno mancato tragicamente. Molti anni fa smisero di prospettare piani energetici e di parlare di programmazione economica. Ora, almeno, avrebbero dovuto leggere le statistiche - e ragionare – per capire che la prosperità viene conseguita da chi studia, pensa, innova. Non lo hanno fatto. Mi aspettavo di meglio dai professori....

Sembrano vecchie di cent’anni le decisioni raggiunte dal Consiglio dei Ministri del 24 agosto 2012. L’obiettivo principale era la crescita economica, però, i documenti finali non menzionano nemmeno ricerca scientifica e sviluppo tecnologico, sebbene le statistiche degli ultimi decenni mostrino che cresce di più il Prodotto Interno Lordo dei paesi più innovativi.

Questa dipendenza è confermata dalla tabella seguente che riporta per il 2011 la crescita % del prodotto interno per l’Italia (che sta al 15° posto) e per i 5 Paesi europei in testa alla classifica dell’innovazione in termini di lauree, ricerca scientifica, investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo, brevetti, percentuale di piccole e medie imprese innovative, bilancia tecnologica, etc.

Paese
Svezia 3,9

Germania 3

Finlandia 2,7

Francia 1,7

Danimarca 0,8

Italia 0,4

Crescita % PIL 2011 per i 5 Paesi europei più innovatori e per Italia
Fonte: Eurostat

Le antiquate strategie annunciate dal Consiglio dei Ministri riguardano interventi in: opere pubbliche, semplificazioni per la creazione di nuove aziende, valorizzazione di siti archeologici, protezione dalle frane, rispetto delle regole, lotta contro corruzione ed evasione fiscale, miglioramento dei rapporti fra pubblico e privato, nuove regole per la valutazione dei docenti, assunzione di 12.000 docenti per le scuole medie e superiori. Anche questi sono obiettivi meritevoli di attenzione, anche se alcuni sono un po’ vaghi. Ad essi è stata rivolta in passato qualche attenzione che manca, invece, alla scienza e alla tecnologia.

Propongo al Governo:
“In Italia gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo sono lo 0,54 % del PIL (nel 2010 era 0,58 %) che corrisponde allo 0,71 della media europea; quelli privati sono lo 0,71 % del PIL (nel 2010 erano 0,65 %) che corrisponde allo 0,57 della media europea. Questo divario dura da 30 anni. Non è solo questione di investimenti, ma di cultura media. La percentuale della popolazione che ha completato l’educazione terziaria è in Italia il 20%. La media europea è 33 %, Danimarca e Norvegia 47%, Svezia e Finlandia 45%, Francia e UK 43 %, Irlanda 49 %. A livello più basso dell’Italia sono solo: Macedonia, Malta, Romania e Turchia.

L’Italia è, dunque, carente nei livelli di istruzione. Negli investimenti in ricerca scientifica e sviluppo tecnologico sta poco sopra la metà della media europea - particolarmente nel settore privato.”

Attendiamo che il Consiglio dei Ministri rimedi all’omissione e definisca strategie urgenti ed efficaci. Agli industriali italiani poco innovativi, diciamo: “Senza innovazione energica e sapiente – non sopravviverete.”

Roberto Vacca, 25/8/2012.

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