Riporto qui alcuni pareri personali critici sulla proposta di legge per l'agricoltura contadina, in merito alle norme di allevamento e macellazione di animali:
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Caro Giuseppe, e amici e amiche della Rete,
fermo restando che sono d'accordo che il lavoro dei "piccoli contadini" vada aiutato in tutti i modi e distinto da quello delle multinazionali o grandi aziende, ovviamente non posso essere d'accordo col fatto che nella Premessa, comma a, si parli di "benessere, ecologia, giustizia, solidarietà" e poi però questi sacri principi non riguardino anche gli animali... (Art. 5, comma a) che invece vengono "macellati" e "abbattuti".
Questo è quello che penso poi decidiamo pure tutti insieme se partecipare o meno e quale metodo di consenso scegliere.
Un saluto, Stefano
Nota - ecco i passi che considero critici
a. che l’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, prevalentemente orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta, è un’agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, fondata su una scelta di vita legata a valori di benessere o ecologia o giustizia o solidarietà;
Art. 5 – NORME ATTINENTI ALL’ALLEVAMENTO
I coltivatori, come definiti dall’art. 1, possono:
a. macellare direttamente, nel proprio fondo e con il metodo più incruento per loro possibile il bestiame nato e allevato in azienda, limitatamente ad un numero di capi proporzionati ai membri della famiglia e ai propri ospiti e comunque non superiore a un numero annuale di:
- suini: 10
- bovini: 5
- ovini e caprini adulti: 50; nati entro i 45 giorni: 100
- avicoli e cunicoli: 250
seppellire i resti degli animali abbattuti (...)
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...per quanto riguarda la questione sollevata da Stefano, il problema è molto più ampio e complicato e non mi sembra questa la sede per discuterlo. Mettersi ora a ravanare su questo aspetto significa far perdere forza al tutto. Successivamente si può fare una raccolta di firme, manifestazioni, proposte e altro per come vengono trattati gli animali in allevamento industriale, per come vengono percepiti gli animali (senza anima!) e altro... occorre fare qualcosa di più mirato e specifico.
Per ora lascerei così come è.
Saluti a tutti, Francesca
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Caro Paolo, ti mando quello che ho mandato a Stefano:
Caro Stefano, dovresti riflettere sui milioni di animali allevati senza cuore e abbattuti in modo industriale! Il bioregionalismo secondo il mio parere riconosce la natura anche cruente della catena alimentare; dopo ognuno è libero di non mangiare carne, formaggio ecc.
La Rete non può e secondo me non deve fungere da "Associazione Vegetariana" - per questo esiste anche un'organizzazione pertinente.
Ma qui si tratta di non lasciare fuori legge l'unica categoria di agricoltori/allevatori che in genere trattano gli animali con rispetto.
Un abbraccio, Etain
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Cara Etain, beh, in questa prospettiva hai ragione anche tu... sia pur che se andiamo a ben vedere l'ecologia umana e la genetica e l'anatomia comparata dimostrano che l'uomo non é carnivoro, quindi .. considerare "la catena cruenta" come "bioregionale" é un'assunzione personale... legittima per carità... ma non so se sia giusto farla risultare "ufficialmente" come la corretta posizione della Rete.
Cara Etain, tu non eri ad Acquapendente, ed alla discussione che si fece sul vegetarismo (che fu bocciato per merito di Giuseppe) e forse non hai mai riflettuto sui discorsi di ecologia profonda, elaborati nella visione olistica di Naess e diversi altri, magari ti sei fermata a Snyder.. e lui lo sappiamo che é un "ecologista bioregionale" cacciatore...
Ma per ora ciò non importa, come ripeto secondo me deve in qualche modo trasparire un "distinguo" "vegetariano" nell'espressione del bioregionalismo e dell'ecologia profonda. Anche in merito alla proposta di legge contadina. Poi come dici giustamente anche tu ognuno é libero per se stessso di manifestare le propensioni che gli sono consone. Mio figlio Felix mangia la carne, alleva animali e li uccide, e so che anche delle volte li ammazza in "natura" (diciamo di frodo) e va pure a pesca, etc. ma ciò non toglie che io gli riconosca la qualifica di "ecologista bioregionale"... potresti fare altrettanto tu con me e con Stefano! E potremmo fare altrettanto nel documento di proposta di legge. Un distinguo non guasta... mica siamo nei collettivi comunisti dove tutte le decisioni debbono essere prese all'unanimità....
Un abbraccio, Paolo
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Commenti aggiunti ed una controproposta:
E questo è solo l'inizio...
molto belle le tue riflessioni, anche Mariagrazia lo ha notato, solo in un punto forse non siamo d'accordo, il riferimento ai collettivi comunisti dove tutti devono essere d'accordo... In effetti però nelle socoetà matriarcali, ma lo fanno anche gli Elfi, non si prendeva una decisione se tutti non erano d'accordo, se qualcuno dissente la decisione si rimanda...
In questo caso Giuseppe da tempo aveva dato l'adesione della rete pur sapendo che almeno io e te avevamo delle perplessità...
Cari saluti, Stefano
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Solo un'ultima riflessione... Di quelle riunioni collegiali matristiche possiamo solo immagginare lo svolgimento. Ritengo che se le decisioni venivano prese all'unanimità avveniva perché la maggior parte dei partecipanti aveva fiducia nelle donne che decidevano.. e quindi tutta la comunità aderiva solidarmente... Nei collettivi comunisti invece si va avanti per sfiancamento della minoranza... ne abbiamo già parlato... il gruppetto egemone sfianca l'opposizione e poi viene sancita la decisione già presa antecedentemente. Il probelma con alcuni membri della Rete é che sono allevatori di animali e venditori di carne, quindi debbono giustificarsi "ecologicamente" per supportare le loro scelte di vita. Il caso di mio figlio é leggermente diverso, lui mangia gli animali che uccide e non si pone il problema... come non se lo pone il gatto che acchiappa un topo... Non ha remore di carattere etico e simili... e non deve definire "dottrinalmente" il suo comportamento.
Ciao ciao, Paolo
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Cari Etain, Paolo e Giuseppe,
intento giudico molto interessante e proficua questa occasione di dialogo (l'ultima mia riflessione sulla rete non aveva avuto risposte, evidentemente il problema dell'uccisione degli animali d'allevamento è molto sentito... Io lavoro in un Parco dove ovviamente la caccia è chiusa e per legge difendo i diritti di piante e animali quindi l'argomento mi sta molto a cuore. Tra l'altro proprio il fatto che la legge preveda ciò l'ha fatta definire da un giurista la "prima legge al mondo sull'ecologia profonda" !!! Pensate quindi da dove discende tutto il mio impegno, anche didattico, e le mie considerazioni....
per Etain (scusa se parlo sintetizzando):
1) Ho segnalato alla Rete il libro di Foer "Se niente importa - perché uccidiamo gli animali" proprio perché mi sono reso sempre più conto di quello che sta accadendo a livello industriale e agro-alimentare e della sofferenza di milioni e milioni di animali...
2) Certo che riconosco la natura cruenta dalla catena alimentare, la insegno quasi tutti i giorni nelle scuole del parco (insegno tutti i cicli della vita) però noi viviamo nel mondo occidentale, mica nella foresta amazzonica, la catena alimentare così si diversifica, un conto è una popolazione tribale che caccia per sopravvivere, un altro conto siamo noi che ne possiamo fare a meno. E poi in natura gli animali stessi uccidono solo per sopravvivere altri animali liberi e non negli allevamenti...
3) Certo che esistono tante associazioni vegetariane e anche vegane ma che centra? Noi seguiamo o no i principi dell'ecologia profonda? Ma io non sono neanche radicale e tutti i sabati faccio ormai 10 kg di pane per un amico che ha una locanda dove si mangia carne ma anche in modo vegetariano e persino vegano... Capisco benissimo le vostre perplessità e le accetto, altrimenti 15 anni fa già poteva finire tutto prima di cominciare (intendo la Rete con le sue diversità). Però proprio dopo 15 anni e tutto quello che è cambiato sul pianeta si deve (penso io) iniziare a parlare fra noi del nostro rapporto con gli animali... Mi rendo conto benissimo che siamo immersi fino al collo nel mondo patriarcale e che i compromessi tutti siamo costretti a farli o a subirli...
4) Io ripeto che sono d'accordo in linea di massima nel garantire la sopravvivenza ai "piccoli contadini" e proprio per questo fin'ora non ho mai discusso apertamente con voi sull'allevamento degli animali, rispetto le scelte e le decisioni di ognuno, però qui si tratta di sottoscrivere una legge che sancisce per iscritto il diritto di alcuni di disporre della vita degli animali sulla base perfino dei principi di "benessere, ecologia, giustizia e solidarietà" o anche in pratica di uccidere gli animali con rispetto (come dici tu Etain) senza che ce ne sia un reale bisogno urgente alimentare...
Per Paolo,
sono d'accordo con te e quindi mi accingo (anche come chiede l'estensore della legge - allego la sua proposta) a fare delle modifiche di taglio tecnico-amministrativo che invierò a Giuseppe e per conoscenza tutti.
attendo riscontri (personali o come portavoce) dai soli referenti e non dagli iscritti alle organizzazioni che, informati, dovranno riferirsi ai propri referenti;
come ha opportunamente osservato con una precedente lettera Roberto S. ogni critica sarà utile solo se accompagnata da una controproposta di eguale taglio tecnico-giuridico.
Ed ecco la mia controproposta:
Dopo un pò di risposte e anche dopo aver riletto attentamente la legge e quanto richiede l'estensore e cioè solo modifiche di taglio "tecnico-amministrativo", per andare nella pratica avanzo una proposta considerando la storia della Rete, i suoi componenti e le loro attività e la possibilità (secondo me) di aderire alla proposta di legge tanto importante per i piccoli contadini ma senza tradire i principi dell'ecologia profonda (applicati ovviamente alla nostra società di stampo occidentale).
I principi stessi sono persino enunciati nella legge: "benessere, ecologia, giustizia, solidarietà" e quindi sono in contraddizione con l'art. 5 dove si parla di uccidere gli animali (ovviamente così nei confronti degli animali tutto ciò sarebbe disatteso... Addirittura qualcuno potrebbe giudicare nulla la legge.).
Le modifiche le faccio anche pensando a quanto scrissi già nel 1990 riguardo alla prima legge regionale del Lazio sull'agricoltura biologica (del 1989) dove venivano vietati i pesticidi e i fertilizzanti chimici e veniva creato l'albo delle aziende biologiche e quello delle aziende "in trasformazione".
Ecco quindi cosa si può fare: riconoscendo che viviamo in una società di compromesso (ancora patriarcale) la legge di tutela dei piccoli contadini può:
1) fare suoi i principi dell'ecologia profonda (e in pratica già lo fa)
2) eliminare dalla legge i riferimenti all'uccisione degli animali (altrimenti se la legge un vegetariano o un vegano che penserà di noi?!)
3) Definizione dei "piccoli contadini eco-pacifisti" e dei piccoli contadini "in trasformazione"
4) Rimandare (come a volte si fa) alla definizione di regole per l'uccisione degli animali per i piccoli contadini in trasformazione e come terminare nel tempo progressivamente questa attività ad un apposito REGOLAMENTO.
Ecco in sintesi per Giuseppe le proposte in chiave tecnico-amministrativa come richieste:
PROPOSTE DI MODIFICA DELLA LEGGE IN CHIAVE BIOREGIONALE (in rosso)
PREMESSA
a. che l’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, prevalentemente orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta, è un’agricoltura di basso o nessun impatto ambientale, fondata su una scelta di vita legata a valori di benessere o ecologia o giustizia o solidarietà che sono tra i principi basilari dell'ecologia profonda e che riguardano tutti gli esseri viventi nessuno escluso; quindi la legge in un apposito regolamento dovrà dettare norme specifiche per il progressivo abbandono di pratiche di uccisione degli animali;
Art. .... (da definire)
a. nello spirito di questa legge e dei principi dell'ecologia profonda riportati nella premessa, considerando i diritti degli animali a vivere liberi negli ambienti selvatici, viene introdotta la distinzione fra "piccoli contadini" (con possibilità di uccisione degli animali d'allevamento) e "piccoli contadini eco-pacifisti" (che non praticano allevamenti animali o lo fanno solo per il consumo di uova e latte senza uccisione);
b. In un apposito Regolamento vengono introdotte le norme attuative riguardanti i piccoli contadini eco-pacifisti e i piccoli contadini e principalmente il numero degli animali che i piccoli contadini possono uccidere ogni anno in maniera progressivamente minore fino al termine di questa attività nel rispetto dei principi dell'ecologia profonda e massimo entro anni 10 ?? (anni da definire bene)
Art. 5 – NORME ATTINENTI ALL’ALLEVAMENTO CANCELLARE
I coltivatori, come definiti dall’art. 1, possono:
a. macellare direttamente, nel proprio fondo e con il metodo più incruento per loro possibile il bestiame nato e allevato in azienda, limitatamente ad un numero di capi proporzionati ai membri della famiglia e ai propri ospiti e comunque non superiore a un numero annuale di:
- suini: 10
- bovini: 5
- ovini e caprini adulti: 50; nati entro i 45 giorni: 100
- avicoli e cunicoli: 250
seppellire i resti degli animali abbattuti (...)
Questo articolo va cancellato dalla legge rimandando ad un preciso regolamento attuativo.
Questa è la mia proposta, buone riflessioni e grazie per l'attenzione. Per me tutto ciò è una grande occasione per la Rete...
Un saluto, Stefano
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Seguiranno altri commenti? Staremo a vedere!
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Articoli sul Bioregionalismo:
http://www.circolovegetarianocalcata.it/page/5/?s=bioregionalismo+bioregionale
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ciao a tutti sono Lorenzo. Partendo dal fatto che sono convinto che le diversità culturali sono la base per una crescita collettiva, ritengo che sia molto costrittivo limtare la legge contadina alle realtà vegetariane e vegane, in quanto una buona fetta di contadini la carne la mangiano, e le loro convinzioni non sono più giuste o sbagliate di altre; semplicemente sono diverse.
RispondiEliminaIl punto critico per me è la coscienza che bisognerebbe avere nel mangiare della carne. Se prendiamo esempio dalle culture più legate alla terra come quelle tribali (boscimani, indios, amerindiani...) vediamo che molte di loro consumano carne, ma in una comunione profonda con l'animale ucciso; e penso sia quella la direzione da prendere, aumentare la coscienza che ogni tipo di alimentazione (animale, vegetale, minerali, microbica...) sia un grosso sacrificio che un figlio/a della Madre Terra fa per nutrirne un altro (in questo caso l'uomo) e questo con tutta la sua tristezza e onore per l'atto di mangiarlo. Anche quando taglio una lattuga e ne vedo sgorgare il suo sangue/lattice mi si stringe il cuore, ma la cultura che mi ha condotto fin qui, così mi ha insegnato a trovare l'energia per vivere. Con ciò non critico le realtà vegetariane e vegane che anzi, hanno tutto il mio rispetto e credo che grazie al loro contributo, si sta espandendo sempre di più questa coscienza alimentare.
questo è ciò che penso; poi per quel che riguarda l'art. 5 citato da Stefano, anche a me ha lasciato un po' di perplessità, un po' per la crudezza nel decidere quanti capi si possono ammazzare all'anno, un po' per i numeri (con 10 maiali sfami anche 12 famiglie per un anno!) ma non avendo seguito la stesura del documento non mi viene in mente come possa essere migliorato.
con ciò vi saluto. Ciao by Strulgador.