In Siria effettuata la più grande offensiva delle forze antigovernative e jihadiste dal 2016.
Dopo aver occupato in poche ore la città di Aleppo, la seconda più grande del paese ed aver travolto le difese dell’Esercito arabo siriano, stanno cercando di arrivare all’altra grande città di Hama. Ma qui hanno trovato una forte resistenza e risposta militare, dovendo abbandonare molte posizioni nelle aree circostanti. Ma come è potuto accadere, cosa comporta e può cambiare negli equilibri geopolitici e militari dell’area?
Premetto che questa è una sintesi, da me curata, di documentazioni, analisi, letture, di istituti, esperti, analisti geopolitici e militari, mediorientali, arabi e dei paesi eurasiatici, oltre che contatti e testimonianze sul posto, che hanno una valenza e conoscenza strategica interne alle dinamiche in corso, che può contribuire a conoscere e appropriarsi di elementi di comprensione profondi e spesso non svelati, che vanno al di là di opinioni, valutazioni o previsioni soggettive.
Una tragica e dolorosa partita a scacchi geopolitica si è riaperta nella martoriata terra siriana.
I cosiddetti ribelli siriani hanno attaccato e conquistato in poche ore, quella che era la città più grande del Paese, Aleppo, L'attacco è stato il primo da parte delle forze ribelli, così potente dal 2016, quando furono cacciate dai quartieri orientali della città dopo un'estenuante campagna militare condotta dall'Esercito Arabo Siriano, dalle milizie locali lealiste e palestinesi, con il sostegno di Russia e Iran. Il 27 novembre migliaia di combattenti si sono diretti verso Aleppo con un attacco a sorpresa contro l'esercito governativo, sorprendendolo nettamente. Nello stesso tempo, i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), i gruppi filo-turchi e i loro alleati del cosiddetto Esercito Siriano Libero (ELS), hanno lanciato un'offensiva su larga scala nel nord della Siria, i terroristi hanno catturato dozzine di insediamenti e sono entrati ad Aleppo, una città che aveva una popolazione di oltre 2 milioni di abitanti. Inoltre, i terroristi minacciano l’autostrada M-5, che collega Aleppo con la capitale Damasco e altre grandi città siriane.
La coalizione terrorista è stata creata da membri dell'ala militare di al-Qaeda , che, sotto il nome Jabhat al-Nusra (Fronte della Vittoria), combatte da dieci anni contro le forze governative in Siria. Nel 2017, al-Nusra ha conquistato gran parte della popolosa provincia di Idlib, ha cambiato il suo nome in Hayat Tahrir al-Sham (Organizzazione per la Liberazione del Levante, HTS) e aveva cercato, con il sostegno della Turchia, di legalizzarsi come “opposizione”, con le autorità siriane, guidate dal presidente Bashar al-Assad.
I video distribuiti dai terroristi li mostrano mentre usano droni negli attacchi, che non erano mai stati utilizzati nelle altre fasi del conflitto e non si sa quale arsenale di droni abbiano. Secondo il giornale turco Anadolu, i ribelli hanno usato un UAV per colpire una base aerea nel sud-est di Aleppo, distruggendo un elicottero e catturando armi pesanti e veicoli militari.
Nei giorni seguenti è stato riportato che l'Esercito Arabo Siriano è poi riuscito a distruggere circa 400 militanti durante la controffensiva fuori dalla città. Una fonte della sicurezza siriana ha detto che alcuni ribelli indossavano uniformi dell'esercito con simboli di unità in servizio nelle aree attaccate. Decine di soldati dell'EAS governativo sono morti per tentare di arginare l’attacco del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e dei suoi alleati del cosiddetto Esercito Libero Siriano, armato e sostenuto dagli USA.
Gli attacchi sono avvenuti anche verso la provincia di Idlib, che sembra sia anch’essa stata grandemente occupata.
I report del Ministero della Difesa siriano riferiscono che l’attacco è stato effettuato con la partecipazione di “un gran numero di terroristi” e l’uso di armi medie e pesanti, “prendendo di mira città e villaggi pacifici, nonché installazioni militari governative in queste aree”. Decine di migliaia di civili di Aleppo stanno fuggendo verso il confine turco, hanno detto testimoni sul posto.
Intanto l’Esercito Arabo siriano ha cominciato una forte controffensiva con il sostegno delle forze aerospaziali russe (VKS), colpendo centinaia di terroristi e decine di convogli e depositi di armamenti, ha dichiarato il vice capo del Centro russo per la riconciliazione delle parti in guerra (CPVS) nella Repubblica Araba siriana (SAR), l’ufficiale Oleg Ignasyuk.
Sul ruolo della Turchia in questi eventi e di quello che si sa dei negoziati tra Assad ed Erdogan, l’arcano è fitto.
Con gli eventi che si stanno dispiegando, c'è il pericolo concreto che venga aperto un secondo fronte contro la Russia in Medio Oriente, si tratta di capire qual è il ruolo che sta giocando la Turchia, perché, secondo tutti gli esperti militari e geopolitici russi, da questo dipenderà lo scenario futuro, non solo della Siria, ma di una destabilizzazione a domino di tutto il Medio Oriente e non solo.
Nell’estate del 2024, i media avevano riferito di possibili preparativi per il primo incontro tra il presidente siriano Bashar al-Assad e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan dal 2011. I due paesi sono in conflitto dal 2011, quando in Siria è iniziata la sovversione armata, sfociata poi in una guerra contro i terroristi di Al-Qaeda e dello Stato islamico (ISIS) e nell’intervento militare da parte degli Stati Uniti. Ankara sostiene “l’opposizione armata moderata” che controlla le aree nel nord della Siria, per questo Damasco accusa la Turchia di aiutare i terroristi e di occupare il suo territorio con il pretesto di combattere i militanti curdi. E così l’incontro tra Assad ed Erdogan non è mai finora avvenuto.
Il giornalista turco Recep Soylu ha dichiarato che: “…una fonte della sicurezza turca riferisce che la Turchia sta sostenendo l’operazione militare dei ribelli siriani a Idlib e che lo scopo dell’attacco odierno è cercare di ripristinare i confini della zona di de-escalation del 2019 vicino ad Aleppo. Cioè, la situazione per Assad è difficile, ma ancora non letale…", ha affermato Soylu.
Nelle dichiarazioni pubbliche, che come si sa, negli scenari politici, peggio in quelli militari, lasciano il tempo che trovano, il Ministero della Difesa turco ha affermato che sta “monitorando da vicino” ciò che sta accadendo nel nord della Siria. Il canale Rybar ha rilevato che contemporaneamente all'attacco di HTS e dell'Esercito nazionale siriano, vengono registrati movimenti delle Forze armate turche vicino al confine siriano. Secondo Rybar, Ankara potrebbe cogliere l’attimo e lanciare un’operazione contro le Forze Democratiche Siriane (SDF) curde, protette dagli USA, nel nord della Siria. “…Una prima direzione dell’attacco potrebbe essere Tell Rifat e l’area circostante a nord di Aleppo, ma anche la città di Manbij, di cui le forze filo-turche cercano di prendere il controllo dal 2016, così come Kobane e l'istmo controllato dai gruppi curdi tra le aree occupate dalle forze armate turche nel nord della Siria….ora la situazione è più favorevole che mai per questo tipo di operazioni, essendo le forze governative siriane in difficoltà sugli altri fronti aperti in questi giorni…”, rileva Rybar.
Il capo del “Centro di ricerca Medio Oriente-Caucaso” Stanislav Tarasov e un esperto del “Consiglio russo per gli Affari internazionali” Kirill Semenov, hanno dichiarato che è improbabile il dato della casualità, per la più grande offensiva ribelle in Siria degli ultimi anni, visto che è iniziata dopo l’annuncio della fragile tregua tra Israele e Libano.
Secondo Stanislav Tarasov: “…Se lo si guarda in un contesto più ampio, non è un caso che questa destabilizzazione in Siria coincida con l’accordo di pace tra Israele e Libano. A tal proposito, Israele un tempo sollevò la questione del controllo della fornitura di armi e risorse a Hezbollah in Libano, attraverso la Siria. Se la situazione in Siria viene destabilizzata, ovviamente tali possibilità verranno interrotte. E’ evidente che qui ci sono attori esterni. Quindi appare una situazione allarmante e pericolosa non solo per la Siria…Con l’attacco e la presa di questa città, la frammentazione della Siria è, ovviamente, l’obiettivo che prende forma sul campo ed è un elemento serio che preoccupa Mosca. E, poiché abbiamo sempre agito come garante della sicurezza in Siria, esiste una potenziale eventualità per la Russia, di essere coinvolta nelle ostilità contro questi terroristi islamici radicali. Di fatto, la calma in Siria sta finendo e ora si tratterà di capire cosa significherà per la Russia, e quali scelte comporterà, dopo questa offensiva…”, ha detto.
L’esperto ha anche osservato che la Turchia, la quale “sostiene tacitamente la cosiddetta opposizione siriana”, ora è più preoccupata per il fatto che i curdi, stanno cercando negli ultimi tempi un accordo col governo di Assad, per “legittimare la propria autonomia” e preservarsi dalle scelte turche nella Siria orientale.
Kiril Semenov ritiene che “…I tentativi della Russia di riconciliare Assad con il presidente turco Erdogan non hanno finora avuto successo, perché la Turchia sta evitandola la concretizzazione di questo dialogo con vari pretesti, probabilmente aspettando che Trump vada alla Casa Bianca. Ma Ankara sta monitorando il corso degli eventi, e c’è anche potenzialmente il pericolo, o l’eventualità, che entri in ostilità diretta nella regione di Idlib, che è la zona assegnata sotto suo controllo dopo gli accordi di Astana…Ma è ancora troppo presto per parlare di come l'offensiva dei ribelli cambierà gli equilibri di potere nella regione, anche tra Russia e Turchia o di trarre conclusioni. Ci sono molti scenari di sviluppo, tante incognite...”.
Secondo Stanislav Tarasov “…I ribelli per ora non hanno abbastanza forze ed equipaggiamenti per tenere Aleppo dopo averla occupata…Per loro è stato inaspettato che il fronte governativo sia crollato verticalmente in poche ore. Ora non sanno in che direzione agire e davanti a loro si è aperto uno spazio spropositato e poco gestibile militarmente per nuove manovre operative…Se nella situazione attuale seguiamo solo lo spirito alla lettera dell’ ”accordo di Astana” , che comprende Russia e Turchia, allora Mosca dovrà accordarsi con Ankara su ulteriori azioni, comprese quelle militari, e prendere una decisione rilevante riguardo la sua partecipazione a questo possibile confronto tra i ribelli vari e l’esercito governativo siriano”, ha spiegato l’esperto.
Secondo Tarasov per ora è impossibile presupporre le azioni di Ankara. L'esperto russo ha indicato che era stata proprio la situazione in Siria, quella che i presidenti di Russia e Turchia avevano discusso il 24 novembre nella conversazione telefonica: “…Più di tutto, ovviamente, i turchi sono preoccupati per una eventuale disgregazione statuale della Siria, che potrebbe poi allargarsi e toccare la Turchia, riaccendendo il fattore curdo. Erdogan ha affermato che, dopo il Libano i contorni di un simile scenario cominciano a essere visibili. Ma è molto difficile dire come si comporterà la Turchia in questa situazione…”, ha detto.
Il noto giornalista e analista militare Alexander Sladkov ha dichiarato: “…Un nemico incompiuto o indefinito è peggio di un nuovo nemico. L’aggravamento della situazione in Siria, la presa di Aleppo. Quanto poteva essere inaspettato questo attacco?...Questa, tra l'altro, è una delle opzioni per ‘allungare il nostro fronte’. Non lasceremo la Siria, ma per restare dovremo gettare altre risorse militari lì. Ma non abbiamo truppe supplementari o superflue…", ha osservato Sladkov.
Un altro giornalista militare russo Oleg Blokhin aveva avvisato già il 15 ottobre scorso, che gli oppositori della Russia avrebbero potuto cercare di aprire un secondo fronte in Siria, approfittando del fatto che Mosca è fortemente concentrata sul distretto militare ucraino. Egli ipotizzava che la preparazione a ciò avrebbe potuto essere l’intensificarsi della frequenza degli attacchi da parte delle Forze armate israeliane (IDF) contro gli alleati della Siria (forze filo-iraniane, Hezbollah e Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, milizie irachene, Houti). Ma sul campo, da tempo è entrata anche l’Ucraina. È noto da tempo che i terroristi dell’HTS sono in contatto con Kiev, in particolare con la Direzione principale dell’Intelligence del Ministero della Difesa ucraino.
Scriveva Blokhin: “…Nella provincia di Idlib si sta formando una piramide a due piani di influenza americana. La direzione principale dell’intelligence dell’Ucraina (GUR) è sempre più in stretta operatività con il gruppo HTS che controlla questa enclave. I militari inviati da Kiev stanno addestrando i terroristi a controllare gli UAV da combattimento, preparandoli per azioni congiunte contro l’Esercito siriano e le forze russe situate nel paese. Allo stesso tempo, le attività della Direzione principale dell’Intelligence in Ucraina, Africa e Medio Oriente sono guidate da rappresentanti della Defense Intelligence Agency (DIA) degli Stati Uniti. Inoltre, si sta formando una coalizione sulla base dell'HTS, dell'Esercito nazionale siriano (SNA) e di altri gruppi che, secondo fonti iraniane, ha già concordato con il governo israeliano di sincronizzare le sue operazioni contro il regime di Assad, con gli attacchi dell'IDF sugli obiettivi militari dell’IRGC in Siria e su Hezbollah in Libano…”, era stato scritto ad ottobre.
Il 28 novembre l’Esercito Nazionale siriano (SNA Jaysh al watani), una coalizione “ombrello” eterodiretta dai Servizi di sicurezza militari dell'esercito turco, che nel corso degli anni ha inglobato una serie di fazioni della rivolta siriana del 2011-12 espulse a partire dal 2014, ha annunciato ufficialmente di essere entrata in battaglia a fianco di HTS. Il canale WarGonzo Telegram ha rivelato che con l'assistenza straniera, all'interno della SNA è stata anche creata la prima Brigata di aerei senza pilota, chiamata Brigata Al-Shaheen… Chi glieli ha forniti?!
Fonti: Anadolu, CRMOC, CRAI, DPA, RTVI, Irib, MGINO, Interfax, RusichArm, Octagon, WarGonzo, Rybar -
A cura di Enrico Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG
Comunicato Stampa integrale dell'Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia: "Smentita delle notizie sull’apertura di un "fronte curdo" contro l'Esercito Arabo Siriano
RispondiEliminaIn merito alle notizie diffuse il 4 dicembre da diverse agenzie stampa, tra cui Reuters, riguardo l’apertura di un secondo fronte da parte delle Forze della Siria Democratica (SDF) contro l’Esercito Arabo Siriano (SAA) e il governo di Bashar al-Assad, desideriamo fare chiarezza sulla situazione.
Le dichiarazioni riportate sono infondate. Come già annunciato dal Consiglio Militare di Deir Ezzor il 3 dicembre, le SDF hanno intrapreso azioni preventive per proteggere i villaggi di Salhiya, Tabia, Hatla, Kasham, Marrat, Mazloum e Husseiniya, situati sulla sponda est dell'Eufrate. Questa decisione è stata presa su richiesta della popolazione locale, con l’obiettivo di prevenire una possibile escalation delle attività di ISIS nell'area che, in questi giorni come in passato, stanno approfittando delle opportunità fornite loro dagli attacchi dello stato turco per organizzare operazioni significative. È importante sottolineare che l’ISIS può contare su una vasta rete di cellule nelle zone limitrofe controllate dalle forze del regime siriano che hanno eseguito innumerevoli imboscate e omicidi. l’SAA non è in grado di garantire la sicurezza, come testimoniato dagli eventi recenti di Aleppo.
Le SDF, come sempre, continuano a concentrarsi sulla lotta contro l'ISIS e la difesa delle popolazioni locali, e non hanno aperto alcun fronte contro l’esercito siriano, ma piuttosto sono intervenute in un contesto di crescente minaccia. Ogni azione intrapresa dalle SDF ha avuto come obiettivo esclusivo la protezione della sicurezza della regione e dei suoi abitanti".
(Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia)
Commento di Vincenzo Brandi del Comitato No Nato: "La "smentita" ufficiale dei Curdi in realtà non smentisce nulla. Conferma che milizie curde sono andate ad occupare (senza consultarsi con il governo siriano) una serie di villaggi della provincia di Deir Es Zor vicino all'Eufrate che è una zona completamente araba distante centinaia di kilometri dalla zona curda nel Nord della Siria. Che ci fanno le milizie curde lì? Sono arrivate al servizio delle truppe USA che hanno occupato e continuano ad occupare i pozzi petroliferi della Siria ed un terzo del territorio siriano tenendo per la gola il governo siriano. La scusa è la stessa usata dagli USA: "stiamo qui per difendervi dall'ISIS..."
RispondiEliminaIn una Siria, speriamo alla fine pacificata, i Curdi dovranno trovare una loro sistemazione pacifica, magari in un regime di autonomia regionale, ma consci di essere cittadini siriani, rinunciando ai sogni separatisti ed inquadrando le loro milizie nell'esercito siriano". (Vincenzo Brandi)
Commento di V.M.: "Obiettivo Tartus? anche Hama è caduta in mano ai "ribelli" jihadisti di HTS. Certo questo ritiro delle forze governative di Assad non può rassicurare nessuno sulla reale capacità del regime di opporsi a questa rinnovata aggressione. Che di "siriano" ha ben poco, vista la presenza di mercenari provenienti da tutto il mondo. Unita ai militari effettivi turchi ed ucraini, con appoggio delle truppe e degli aerei statunitensi che attaccano i reparti siriani in altri territori.
RispondiEliminaGli aggressori hanno "truppe fresche", armamento sofisticato ed il sostegno determinante di israele. Potrebbe andar peggio che nel 2012... Servirebbe, a leggere i dati, un intervento "diretto" sul terreno degli alleati. E, considerando la situazione libanese, Hezbollah non potrà fare molto. Esercito iraniano, milizie sciite governative irachene e reparti russi con armamento "pesante" senza remore e senza limiti: se si vuole evitare di perdere Damasco, Latakia eTartus. Putin non può consentire ad un capo di Al Qaeda di pontificare e minacciare in mondovisione dalla Cittadella di Aleppo..." (V.M.)