Lo scorso 21 novembre, in risposta agli attacchi condotti contro il territorio russo con missili Atacms e Scalp/Storm Shadow, Mosca ha disposto il lancio contro un impianto produttivo di Dnipro di un Orešnik, un missile balistico ipersonico a raggio intermedio e testata multipla di cui nessuno in Occidente conosceva l’esistenza.
La mossa, anticipata dalla revisione della dottrina nucleare russa, ha scompaginato i programmi delle classi dirigenti occidentali. Le quali puntavano con ogni probabilità, come evidenziato da Dan Crenshaw, rappresentante repubblicano ed ex capitano di corvetta dei Navy Seal pluridecorato, ad assicurarsi una valida “leva negoziale” proprio attraverso lo sdoganamento degli attacchi missilistici occidentali contro il territorio russo.
Nonostante l’avvertimento del Cremlino, gli attacchi contro il territorio russo sono proseguiti, in parallelo alla riaccensione del focolaio jihadista in Siria. In particolare, il gruppo Hayat Tahrir al-Sham ha lanciato un’offensiva verso Aleppo violando la tregua in corso ormai dal 2020 e conquistando gran parte della città prima di puntare verso Hama. L’esercito siriano ha ripiegato dopo aver soltanto in alcuni casi abbozzato timidi tentativi di resistenza, al fine di riorganizzarsi e condurre contrattacchi coordinati con l’aeronautica militare russa.
La Cina, dal canto suo, ha espresso apertamente il proprio sostegno al presidente Bashar al-Assad, mentre migliaia di combattenti sciiti equipaggiati con armi pesanti muovevano dall’Iraq alla volta della Siria per sostenere lo sforzo bellico delle forze armate regolari, subendo pesanti attacchi dai velivoli statunitensi decollati dalle basi situate in territorio iracheno e siriano.
Secondo il «Kyiv Post», i guerriglieri inquadrati in Hayat Tahrir al-Sham, avrebbero ricevuto addestramento dalle forze armate ucraine e supporto di vario genere dalla Turchia, che ha tuttavia respinto qualsiasi addebito. Il rinnovato attivismo jihadista si è rivelato perfettamente concomitante con il raggiungimento della fragilissima tregua tra Hezbollah e Israele, che nelle scorse settimane aveva intensificato i raid in Siria bersagliando depositi di munizioni, strutture militari e arterie di comunicazione.
Giacomo Gabellini
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