Il 6 aprile del 1941 le truppe tedesche, seguite a ruota da quelle italiane e ungheresi, invasero la Jugoslavia. Il regno dei Karageorgevich venne distrutto, il suo territorio spartito fra i vincitori. Seguirono anni terribili.
Diciamolo subito: la responsabilità prima dell’inferno in cui precipitò il Paese spetta a chi lo attaccò e scatenò una guerra di tutti contro tutti. Poi fu il caos: guerra di liberazione contro gli occupatori; guerra civile fra ustascia croati, cetnizi serbi, domobranzi sloveni, partigiani comunisti; guerra rivoluzionaria per la creazione di uno stato socialista; feroci repressioni antipartigiane; sterminio degli ebrei; tentativi genocidari ai danni di popolazioni dell’etnia “sbagliata”. Davvero, nel museo degli orrori non mancò proprio nulla.
Di quel vortice di violenza, i soldati italiani di stanza nei territori annessi o occupati, non furono semplici spettatori, ma protagonisti. Si tratta di una delle pagine più buie della nostra storia nazionale, con pochissimi lampi di luce. Per questo è poco conosciuta e si è preferito dimenticarla.
Altri Paesi, come la Germania, hanno mostrato più coraggio nel fare i conti con il proprio passato oscuro. Oggi, dopo ottanta anni, speriamo che finalmente sia venuto il momento giusto.
Noi siamo qua per questo.
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