Gentile sig. Paolo D’Arpini, vorrei sottoporLe qualche mio pensiero in merito al concetto di spiritualità laica che Lei ha esaminato in diversi Suoi scritti presenti in rete. Io credo che l'uomo non possa prescindere da una dimensione spirituale dell'esistenza e tutti i tentativi che si sono fatti per eliminare tale anelito verso l´alto, inequivocabilmente presente nell'umanità, hanno prodotto obbrobri su un versante e il rafforzamento delle religioni rivelate sull'altro. Come fa allora un laico, che non vuole delegare il suo rapporto col trascendente a nessuno e tanto meno a chi accampa diritti di esclusiva col Padreterno, ad avvicinarsi allo studio di ciò che non appare ai nostri sensi eppure percepiamo col dubbio e col ragionamento? E´ possibile che la scelta debba essere, per un italiano, assoggettarsi ai dettami dogmatici della Chiesa Cattolica o rinunciare alla ricerca? Questo non capisco: perché gli intellettuali ed anche i partiti laici non prendono atto che lo strumento della spiritualità laica esiste ed è la Massoneria?
Vorrei aggiungere anche che la spiritualità è per me quella branca della ricerca dell’uomo intima e personale che non si può giovare del metodo scientifico ma che comunque si effettua con l’indagine e può non essere solo un luogo del pensiero come ritengono in molti. Anche lì, come nella ricerca condivisibile (quella scientifica), ci sono delusioni e conquiste ed esiste un metodo tramandato dalla Massoneria e costituito da riti e simboli che aiuta nell’intento. A differenza delle religioni la Massoneria non impone dogmi e non si propone da tramite verso alcunché ma dà agli uomini che partecipano ai lavori in Loggia la possibilità di specchiarsi l’un l’altro per guardarsi dentro e perseguire lo scopo di conoscere se stessi. Questo è l’unico scopo. Che c’è di più laico ed equidistante?: è il punto di vista del centro! In fin dei conti la Massoneria è forse l’unica idea di organizzazione di livello planetario che affratella gli uomini lasciando libere le coscienze.
In quanto alla questione degli intellettuali e dei partiti laici che dovrebbero prendere atto di tutto questo è chiaro che se loro lasciano alla religione la “gestione” di quell’anelito verso l’alto presente nella generalità degli uomini, a difendere la laicità in maniera profonda e convinta, cioè senza doversi conformare in ultima analisi ad una lettura dogmatica della realtà, rimarranno solo gli atei e non credo che questo sia nell’interesse della cosiddetta Società Laica. E non basta contrapporre al sistema strutturato della religione, generiche possibilità alternative di tipo personalistico, perché questo significa in pratica lasciarle l’egemonia. In altre parole ritengo che serva una presa di coscienza da parte della parte laica della politica. Presa di coscienza che poi si può calare negli atti con modalità tutte da stabilire e che vengono in un secondo momento. L’importante è che si giunga alla consapevolezza che data la presenza, nella maggioranza degli uomini, del desiderio di spiritualità, se se ne lascia la gestione in esclusiva alla Chiesa Cattolica, hai voglia a far leva sul concetto di laicità, quando nel profondo gli uomini, alla fine, di fronte ai problemi esistenziali, trovano solo la Chiesa a dare risposte!
In tali condizioni il pensiero laico è destinato a restare largamente minoritario. La conclusione logica per me è che la parte laica della società, appunto, dovrebbe curarsi delle strutture dove è coltivata la spiritualità laica ed io, che di queste ne conosco solo una, dico che tale attenzione dovrebbe essere prestata alla Massoneria o, almeno, anche ad essa. Cordiali saluti.
Danilo Di Mambro
Risposta di Paolo D'Arpini
Gentile signor Danilo Di Mambro, spiritualità Laica è chiaramente un’immagine, un concetto, in cui inserire tutte quelle forme naturali di “spiritualità” sperimentate dall’uomo. Siamo consapevoli di muoverci all’interno della concettualizzazione dobbiamo perciò far riferimento all’agente primo evocato con l’idea di spiritualità.Se partiamo dalla comprensione di ciò che viene osservato -esterno od interno- non possiamo far a meno di riscontrare che ogni “percezione” avviene per tramite della mente.
La mente non può esser definita fisica, anche se utilizza la struttura psicosomatica come base esperenziale, la natura della mente è sottile, è lo stesso pensiero, ed ogni pensiero ha la sua radice nell’io. Quindi l’unica realtà soggettiva ed oggettiva attraverso la quale possiamo dire di essere presenti è questo io. Chiamarlo “spirito” è un modo per distinguerlo dalla tendenza identificativa con il corpo, ed è un modo per ricordarci che la “coscienza” è la nostra vera natura. Quell’io – o spirito- che è la sola certezza che abbiamo, è l’unica cosa che vale la pena di conoscere e realizzare.
Malgrado la capacità proiettiva della mente, capace di dividersi in varie forme, mai può scindersi quell’io radice, quello spirito. L’io è assoluto in ognuno. Allora la spiritualità è il perseguire coscientemente la propria natura, il proprio io. Spiritualità laica è il riconoscere questo processo in qualsiasi forma si manifesti.
C’è equanimità e distacco, non proselitismo sul metodo praticato (appendice marginale della ricerca). Questa visione laica ha in sé una capacità sincretica ma anche la consapevolezza dell’insignificanza della specificità della forma in cui l’indagine si manifesta. Si comprende che ogni “modo” è solo un’espressione dello stesso processo in fasi diverse. Il percorso cambia con le necessità del momento e con le pulsioni individuali.
E’ la sincerità, onestà, perseveranza, che importano. Non ci sono pensieri, gesti, riti, dottrine da privilegiare. I flussi passano la sorgente è perenne. Sii ciò che sei, diceva un saggio dell’India, ed uno dell’occidente rispose: Conosci te stesso. Lei, caro Danilo, mi comunica la sua esperienza spirituale attraverso la via massonica. Va bene. In questo girotondo intorno al Sé ogni strada è buona per stare in cerchio. Ma per uscirne fuori..?
Mi dica caro Danilo, le occorre una conferma al suo esistere? No di certo, perché lei lo sa da sé senza ombra di dubbio. Questa coscienza-esistenza non è massonica, cristiana, buddista, sciamanica, zingara o chissà che, è la vera ed unica “realtà” condivisa da ognuno. A che pro quindi ricercare un riscontro esterno - mascherato da riflessione- se ci separa nello spirito? Le etichette sono inutili.
Cari saluti e grazie per avermi scritto e letto, Paolo D’Arpini
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