A Chernobyl dal 1986 si convive con l'effluvio radioattivo che resterà attivo per parecchi altri anni, se non di più. Anche in Iran, a breve, si potrà dare l'addio ad insalata e vegetali di campo, mentre saranno benvenuti tumori e malattie varie, per chissà quanto tempo. Di questa messe di doni mortali dobbiamo ringraziare i solleciti sionisti che stanno provvedendo a distruggere gli impianti nucleari iraniani. Tutto nel silenzio dei bollettini medici e politici internazionali. Eh già, mica si possono accusare gli israeliani (e nemmeno gli americani che li aiutano) di star compiendo l'opera: rendere tutto il Medio Oriente sino ai Paesi del Mediterraneo, una tomba mortale. Il signor Sion si deve "difendere" e -come sapevano bene gli antichi- "si vis pacem para bellum!". D'altronde lo disse anche un antico ebreo: "Muoia Sansone con tutti i Filistei" e con la Santa Bibbia non si scherza!
Tutta questa distruzione fa parte di un tentativo di regime change in Iran, favorito dall'attacco israeliano, ma, dato che l'Iran sta rispondendo pesantemente con lanci di missili che hanno già causato distruzione e morte in Israele, il popolo israeliano potrebbe finalmente insorgere contro il regime delinquenziale di Netanyahu.
Paolo D'Arpini
"Se io fossi un sionista (esistono anche sionisti cristiani e riescono addirittura ad essere peggiori dei sionisti ebrei), accompagnerei i bombardamenti ri-aizzardo le proteste "popolari" in Iran. Queste "rivoluzioni colorate" seguono uno schema molto preciso. Fanno leva, se possibile, su un reale malcontento di una parte della popolazione, tipicamente quella i cui interessi economici, o anche solo intellettuali, coincidono (o le sembrano coincidere) con quelli occidentali. Il malcontento viene nutrito e montato tramite agenti provocatori che spesso sono espressione di alcune ONG. Si fanno infiltrare nelle proteste killer (tipicamente dei cecchini) col compito di colpire sia i manifestanti sia le forze di polizia per esasperare gli animi. Infine, col sostegno dei propagandisti del Minculpop e delle cancellerie occidentali, che riverseranno sul "regime" ritenuto ostile o anche solamente non collaborativo, montagne di accuse false inframmezzate qua e là da fatti veri, spesso provocati e sempre esagerati, si punta al "regime change".
Questo schema è stato applicato ovunque, dalla Maidan di Kiev a Hong Kong, dalla Libia alla Siria, dalla Serbia all'Egitto e più volte si è tentato di applicarlo a Teheran. Ma senza successo.
Poco male, se io fossi un sionista cercherei comunque di parare le critiche ai miei atti criminali con una bella "character assassination" dei miei avversari.
Quindi non meravigliatevi se tra poco a Teheran o in altre città si assisterà a dei torbidi. È un'ipotesi, ovviamente. Nessuna certezza è possibile in un'epoca di caos sistemico.
Temo che nella sua pochezza intellettuale Donald Trump abbia pensato: "In fin dei conti l'attacco israeliano servirà ad ammorbidire le posizioni negoziali dell'Iran e io riuscirò a concludere un accordo con cui mi farò bello".
No, povero mentecatto. L'attacco israeliano servirà a far vedere l'impotenza e l'ipocrisia occidentale (quell'idiota di Macron ha già detto che Israele ha diritto di difendersi - ovviamente ammazzando più che altro civili) che spingono ad azioni sempre più disperate.
Non mi stupirei che a questo punto Teheran mettesse da parte i suoi pregiudizi religiosi (dal 2011 una fatwa proibisce la fabbricazione di armi atomiche) e riprendesse il programma atomico avendo visto che solo l'atomica funge da deterrente.
Se così fosse, solo la Russia e la Cina potrebbero dissuaderla, ma dovrebbero garantire la sua sicurezza. Ciò subordinerebbe Teheran a Mosca e a Pechino, cosa non facilmente accettabile dall'Iran e cosa che non sarebbe gradita nemmeno alla Russia e alla Cina, che non vogliono vincoli e alleanze troppo stringenti, specialmente se militari. Il multipolarismo è multipolarismo anche in questo. Gli imperi scadono ogni volta più velocemente del precedente e per costituirsi hanno bisogno di risorse sempre più imponenti. È per questo che la Russia e la Cina non hanno nessuna voglia di sostituirsi agli Usa: sanno come va a finire". (P.P.)
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