venerdì 10 luglio 2020

Discriminazione razziale e ideologica

I 10 siti archeologici e monumenti distrutti dalle guerre - DeAbyDay.tv

Continua l’orgia di stupidaggini legata alla manovrina pre-elettorale con cui i democratici americani vorrebbero scongiurare la rielezione di Trump. E, naturalmente, continua la pedissequa emulazione europea – italiana in particolare – di tutte le castronerie che ci giungono da oltre oceano. L’obiettivo dichiarato degli esteti dell’antirazzismo è del tutto simile a quello messo in atto dai Talebani afghani che, qualche anno fa, fece rabbrividire ogni normale individuo pensante: la distruzione delle gigantesche statue (di immenso valore artistico e storico-antropologico) che erano testimonianza di un’epoca antecedente alla islamizzazione dell’Afghanistan.

In fondo, chi ieri decapitava i Buddha di Bamiyan e chi oggi decapita le statue di Cristoforo Colombo é spinto da una medesima molla: l’intolleranza verso un passato che non si condivide, il desiderio – irrealizzabile – di cancellare la storia con un candelotto di dinamite o con un colpo di maglio. 

Sull’assurdità di una tale intolleranza estetico-ideologica non vale neanche la pena di soffermarsi. Immaginate se, per esempio, i cattolici italiani dovessero chiedere l’abbattimento del Colosseo, perchè luogo del martirio dei primi cristiani... O se i repubblicani francesi dovessero reclamare la distruzione della reggia di Versailles...

Ma torniamo agli odierni talebani “antirazzisti”. Intolleranza a parte, violenza a parte, prepotenza a parte, le loro rivendicazioni muovono da una sovrana ignoranza della storia europea e occidentale. Dico questo, perché il rifiuto del razzismo è entrato a far parte della mentalitá (e della storia) dell’uomo bianco piú o meno da mezzo secolo a questa parte. Fino ad allora, fino a dieci o vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Europa era razzista, l’America era razzista, l’Occidente tutto era razzista. Ove, naturalmente, per razzismo si intenda – cito da Wikipedia – «la divisione biologica dell'umanità in razze superiori e inferiori».

Le mie affermazioni potranno sembrare paradossali, ma cosí non é. Le prime leggi settoriali contro la discriminazione razziale negli Stati Uniti d’America – cito sempre da Wikipedia – sono del 1964 (il Civil Rights Act) e del 1965 (il Voting Rights Act); ma la legge contro la mescolanza razziale (Racial Integrity Act) rimase in vigore ancora per qualche tempo, considerato che ancóra nel 1967 un uomo bianco e una donna nera furono condannati ad un anno di carcere per essersi uniti in matrimonio.

A parte la pignolesca legislazione americana, comunque, la convinzione generalizzata del mondo occidentale era che le diverse razze umane fossero ben distinte, e che tra loro esistesse una precisa gerarchia, con al vertice la razza bianca. Convinzione talmente diffusa da rendere superflua una legislazione ad hoc. Almeno fino all’arrivo in Germania di Adolf Hitler, il quale ebbe bisogno di legiferare non per codificare un razzismo generalizzato che già faceva parte del comune sentire della popolazione, ma per stabilire una discriminazione di tipo nuovo che aveva per obiettivo una comunitá bianca – gli ebrei – che da quel momento in poi si voleva considerare come una razza a parte. 

Tutto ció premesso, é logico e naturale che a suo tempo i protagonisti della storia d’Europa e d’America abbiano espresso opinioni razziste, in linea con il comune sentire della societá dell’epoca. Non solo Cristoforo Colombo, il generale Lee, Churchill o Montanelli; ma anche tanti altri, tantissimi altri di cui l’ignoranza degli odierni tagliatori di teste non si è accorta.

Possibili citazioni a tonnellate, e assolutamente bipartisan – come si direbbe oggi – nel senso che riguardano tutti gli ámbiti ed anche tutti i settori politici delle relative epoche. Evito una stucchevole elencazione, ma qualche significativa citazione vorrei comunque farla. La prima riguarda Voltaire, il padre dell’Illuminismo. Non solo Voltaire dava per scontata la superioritá degli europei rispetto ai “popoli barbari”, ma era un convinto assertore del poligenismo, ovvero della tesi secondo cui le varie razze umane avessero origini diverse e separate, e che non derivassero da un’unica coppia di genitori, come affermato dalla Bibbia.

Dopo Voltaire, Immanuel Kant, forse il massimo filosofo occidentale. Kant teorizzava l’esistenza di una razza bianca, nettamente superiore, e di tre inferiori razze di colore (“Sulle diverse razze dell’uomo”, 1775).

Ma il caso piú stimolante – come ci ricorda Spartaco Pupo sul sito “Ereticamente” – è forse quello di Karl Marx, il fondatore del comunismo. Ebbene, quando Marx diceva «lavoratori di tutto il mondo, unitevi» non si riferiva proprio a tutti i lavoratori del mondo, ma soltanto a quelli appartenenti ai «popoli civili», non a quelli «incivili» (“Per la critica dell’Economia politica”, 1859). Per tacere delle «caratteristiche razziali innate» invocate come elementi di sviluppo sociale (“Il Capitale”, 1867).

Ebbene, piaccia o non piaccia, questo è stato l’atteggiamento verso il razzismo dei nostri uomini di Stato, dei nostri filosofi, dei nostri letterati fino a tutta la prima metá del secolo scorso (con le prime eccezioni apparse soltanto a Novecento inoltrato). Sono questi uomini di Stato, questi filosofi, questi letterati che ancòra ci guardano dall’alto dei monumenti, testimonianza della nostra storia, della nostra tradizione, della nostra cultura di ieri. E il fatto che quella storia, quella tradizione, quella cultura non rispecchino il comune sentire della società odierna non puó comportare l’epurazione di tutti i grandi del passato, né il rogo dei loro libri, né la decapitazione delle loro statue.

Tentare di cancellare la storia d’Italia, d’Europa, dell’Occidente – senza peraltro riuscirci – sarebbe un errore gravissimo da parte di chi in Italia, in Europa, in Occidente é arrivato negli ultimi anni. Servirebbe soltanto a farceli considerare non solo come estranei portatori di una cultura diversa dalla nostra, ma anche come elementi incompatibili con la nostra tradizione e con la nostra storia. Sarebbe il miglior terreno di cultura per il razzismo. Il razzismo di oggi – intendo – non quello di Cristoforo Colombo.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

Michele Rallo nuovo Presidente del Comitato Scientifico del Centro Studi  Dino Grammatico

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