mercoledì 29 luglio 2015

IRPEF - Riforme "albertine" riesumate dal governo renzie



Stando a quanto si evince dalla stampa, la sostanza della proposta di Renzi in tema fiscale sarebbe la riduzione ad un massimo di 3 del numero delle aliquote Irpef (per il calcolo della l’imposizione fiscale).

La proposta di Renzi di riforma fiscale riducendo a 3 aliquote Irpef l’imposizione sui redditi che, per alcune categorie sociali, non sono quelli effettivi ma largamente inferiori, è andare incontro alla Flat Tax proposta da Salvini e Berlusconi, ma già in vigore, di fatto, fin dai tempi dell’articolo 25 del vecchio statuto albertino del 1848 e in violazione dell’articolo 53 della Costituzione della Repubblica italiana!

Anche gli 80 euro per i pensionati, l’abolizione dell’IRAP che copre per l’85% la spesa per il servizio sanitario nazionale e la TASI, comportano un aumento del debito pubblico e non saranno 10/15 miliardi annui di tagli alla spesa a coprire questo disavanzo! Occorre andare ancora in deficit, Merkel e soci  permettendo, ma questa politica è la strada che ci porta dritti dritti al DEFAULT!!

Inoltre restano intatte le disuguaglianze, le eccezioni, le norme speciali. Resta immutata la struttura del Sistema Fiscale, con la divergenza dei sistemi di determinazione del reddito per le diverse categorie di lavoratori per cui per alcuni (la cosa riguarda quasi sette milioni circa di italiani….) che godono di sistemi induttivi (ad esempio gli Studi di Settore o la Contabilità Semplificata) gli imponibili da sempre non sono quelli effettivi ma quelli calcolati attraverso metodologie statistiche in grado di fornire una misurazione meramente probabilistica e la colossale evasione fiscale sta li a dimostrarlo.

Restano senza risposte anche tutte le questioni inerenti la tassazione delle rendite da capitale e da canoni di affitto degli immobili rendite che continuano ad essere tassate al di fuori degli altri redditi o soggetti a cedolare secca. Resta altresì senza risposta il tema della tassazione delle aziende multinazionali che realizzano redditi ingentissimi ma che sfuggono tuttora al fisco nostro e di altri paesi (è fresco il caso della Spagna).

Il tutto, ancora una volta, ignorando il dettato della Costituzione che, con il suo Articolo 53, chiede ben altro:
la determinazione in modo analitico della Effettiva Capacità Contributiva per tutti (compresi i soggetti stranieri operanti a qualunque titolo nel territorio nazionale..)attraverso la deduzione delle spese (documentate) dai redditi globali e quindi la applicazione di aliquote progressivamente crescenti per la determinazione dell’imposta che i Costituenti definirono per la prima volta con il nome di “Concorso alle spese pubbliche”.

Quindi, anche solo da queste prime avvisaglie, ci sembra che “passata la festa, gabbato lo popolo…”.

La operazione “80 Euro in busta paga” (innegabilmente un toccasana per tantissime famiglie oneste che realmente ne avevano bisogno, un regalo indebito per i tanti che evadono o nascondono i propri redditi……..ma l’esperienza ci dice che anche questi 80 euro non hanno dato alcun effetto sulla ripresa dei consumi per il semplice motivo, non essendoci certezze per il futuro, sono finiti nel risparmio e quindi sono risultati improduttivi!) ha certamente pagato in termini elettorali.

Ma quanti sanno quanto ci è realmente costata sinora e quanto ancora ci costerà, in termini di tagli alla spesa sociale, in assenza di una riforma strutturale del sistema tributario che assicuri la redistribuzione del carico fiscale e, soprattutto, che definisca un modo unico di tassazione per tutti secondo il dettato costituzionale ?

Più leggiamo quello che Renzi cerca di fare – nel tentativo, forse, di recuperare altri compagni di viaggio dalla destra – più ci vengono dubbi e domande che vorremmo sottoporre certamente al governo Renzi (che, anche per i suoi compagni di partito, sembra sempre più impegnato in una deriva di stampo centro-destra) .

Perché ridursi a mettere una quantità fissa o comunque forfettaria di soldi in una busta paga (quasi a titolo di concessione o di contentino per il fatto che altri possono evadere quanto vogliono…) quando esiste in Costituzione il sistema per riequilibrare in modo equo e solidale il sistema di tassazione e tale da consentire a tutti ( e non solo a pochi eletti…) di recuperare non 30, non 80, ma fino a a 300 euro per mese, in modo perfettamente adattato alla Effettiva Capacità Contributiva, quindi senza sprechi e dispendiose regalie a pioggia ?

 Perché mantenere i sistemi forfettari e quelli induttivi per poi trovarsi costretti ad ammettere continue sconfitte in tema di lotta alla corruzione, alla evasione fiscale ed alla illegalità diffusa quando, collegato al dovere costituzionale del concorso alle spese pubbliche, esiste il diritto alla deduzione di tutte le spese necessarie per soddisfare i bisogni elementari del cittadino e del nucleo fiscalmente a carico, dato che “le spese di tutti concorrono alla formazione dei redditi di tutti” ??? .

Questo consentirebbe di determinare immediatamente la variazione di capacità contributiva di tutti. “…Non si può negare che il cittadino, PRIMA di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, DEVE soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere…” (On. Scoca, relatore a nome di tutti i partiti per l’articolo 53 Ass. Cost 23-Mag-1947)

    Perché continuare ad ignorare il precetto costituzionale secondo cui è obbligatorio consentire alle persone di rendere progressivo il proprio carico fiscale cumulativo formato da IRPEF, IVA ed ACCISE?

Perché ridurre le aliquote? In tal modo si rende iniqua quanto irregolare la applicazione del carico fiscale.  Invece le aliquote, applicate alla Effettiva Capacità Contributiva, andrebbero invece aumentate sino ad assumere un andamento di curva continua in cui effettivamente a ciascuna capacità contributiva spetti la propria aliquota
Quindi la prima cosa da fare è rendere obbligatorio il “diritto costituzionale alla deducibilità delle spese primarie e sociali personali dal reddito lordo globale personale comunque conseguito sia da capitale,da tutti i tipi di rendite e da lavoro”.

Roberto Torelli, ass.Articolo 53
http://www.articolo53.it

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