mercoledì 7 gennaio 2015

Eurasia come risposta all'egemonia statunitense



Il 2015 sarà testimone di una completa integrazione geostrategica che eroderà progressivamente l’egemonia del dollaro USA come valuta di riserva e, soprattutto, del petroldollaro, secondo quanto ritiene il giornalista ed analista politico Pepe Escobar , in un articolo pubblicato da “Sputinik International”.

La politica di Pechino, una superpotenza commerciale che è emersa pienamente all’inizio di questo secolo, secondo l’analista, appoggerà nel lungo termine la strategia della Cina di unificare l’Eurasia con una maggiore integrazione commerciale.
Un altro protagonista importante in questo processo sarà l’Iran, che nel caso in cui si mantengano le sanzioni dall’Occidente, reagirà con la ricerca di una maggiore integrazione con l’Asia.

Escobar segnala che gli Stati Uniti e la UE hanno dichiarato di fatto una guerra economica alla Russia che si manifesta attraverso gli attacchi contro il rublo e nel crollo del prezzo del petrolio. Nonostante questo l’economia russa dispone di una forma di finanziamento molto più solida di quella degli USA, ricorda l’analista.
Mentre il debito pubblico della Russia si posiziona soltanto nel 13,4% del suo PIL, negli USA questo indice arriva al 74%, indica l’autore. Allo stesso modo il deficit di bilancio relazionato con il PIL ,in Russia è dello 0.5% di fronte a quello negli USA che è del 4%.

“Non bisogna dimenticare che la Russia potrebbe giocarsi la carta di  dichiarare una moratoria unilaterale del debito e degli interessi, pregiudicando più di 600.000 milioni di dollari”, avverte Escobar. Questo potrebbe scuotere lo stesso cuore del sistema bancario di tutto il mondo, sottolinea Escobar.

Nel frattempo la Russia ha  riacquistato in pochi giorni i suoi attivi del petrolio e del gas (il 30% del valore totale) che si trovavano in mano straniere. Una “operazione incredibile” l’hanno giudicata alcuni commentatori economici, secondo i quali, approfittando della caduta del valore del rublo, di pochi giorni fa, la Russia ha proceduto al riacquisto di tutti i titoli delle azioni delle società energetiche russe che erano detenuti da investitori stranieri (statunitensi ed europei), una operazione tecnicamente denominata  di “buy back” del valore  di circa 20.000 milioni di dollari realizzata in soli due giorni.

Con questa  tempestiva operazione la Russia si è assicurata di portare al proprio interno tutti gli utili derivanti dalla vendita del gas e del petrolio russo ed ha prodotto una risalita del valore del rublo sui mercati senza dover intaccare le sue riserve di valuta e di oro.

L’IRAN avverte che l’Arabia Saudita sta commettendo un “grave errore” con la sua politica del petrolio

La caduta dei prezzi mondiali del petrolio pregiudicherà gli interessi dei paesi del Medio Oriente a meno che l’Arabia Saudita, il maggior esportatore di crudo del mondo, prenda misure per invertire la caduta dei prezzi, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri dell’Iran, Hossein Amir Abdollahian.

Lo stesso vice ministro iraniano ha descritto la inazione dall’Arabia Saudita come un errore strategico ed ha assicurato di essere lui stesso in attesa di una risposta dal Regno, principale rivale di Teheran nel Golfo, ha informato Reuters.

I prezzi del petrolio hanno registrato il Mercoledì la seconda maggiore caduta annuale dopo che gli esportatori di petrolio dell’OPEC,  sotto la guida  dell’Arabia Saudita, hanno optato per mantenere la produzione di petrolio nonostante l’eccesso di offerta mondiale e non dando ascolto ai richiami di alcuni dei membri del cartello – inclusi Iran e Venezuela- per ridurre la produzione.
“Sono vari i motivi della caduta del prezzo del petrolio, tuttavia l’Arabia Saudita potrebbe fare un passo per avere un ruolo produttivo in questa situazione. Se l’Arabia Saudita non aiuta a prevenire la riduzione del prezzo del petrolio…questo significa un errore grave che avrà un risultato negativo per tutti i paesi della regione”, ha detto Abdollahian.

Il 2015 sarà l’anno in cui il dollaro metterà in pericolo il mondo

Mentre l’economia degli USA potrà affrontare il rialzo del dollaro ed una nuova fase di crescita dei tassi di interesse nel 2015, gran parte del mondo non si troverà in condizione di farlo, assicura “The Telegraph”.

L’irrigidimento della politica della Federal Reserve degli USA avrà conseguenze importanti sul sistema finanziario globale dedito a tassi sullo zero per la liquidità in dollari., assicura Ambrose Evans -Pritchard, come autore di un articolo pubblicato sul The Telegraph.
Il pronostico del giornale è che nel 2015 il dollaro cresca fino ad arrivare a 1,08 con l’euro e l’indice del dolalro (USDX) arrivi a 100. A sua volta, l’indice MSCI delle azioni dei mercati emergenti ribasserà fino a 28 “prima di toccare il fondo”, secondo l’analisi di Evans Pritchard.

Se la Federal Reserve si trattiene, la BCE in azione solitaria non potrà evitare i problemi ai mercati degli attivi, avverte nell’articolo. L’autore assicura che per Febbriaio, l’Eurozona si troverà in deflazione e pronostica una crescita dei tassi d’interesse reali.
“Il carico del debito continuerà ad aumentare ad un ritmo più rapido del PIL nominale nei paesi europei del Mediterraneo”, predice l’analista del The Telegraph, aggiungendo che “nella regione si affonderà ancora di più nella truffa degli interessi composti”.

Pritchard afferma che le conseguenze dello spasmo della crisi dell’Unione Monetaria saranno molte e complesse e che si allargherà il solco tra la Germania ed i paesi del Sud Europa con un 50% di possibilità che la Grecia sia espulsa dall’Unione.

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