Cetriolo ucraino spinoso
Anche se declinato in modi, forme e ragioni diverse, sia Trump che i vertici (non eletti) dell'Unione Europea hanno lo stesso problema: venir fuori dal conflitto senza fare la figura dei peracottari (abbastanza facile per Trump che questo conflitto non l'ha voluto né incoraggiato, molto meno per i vertici UE) e soprattutto da vincenti, o qualcosa che gli assomiglia. Certo, entrambi hanno a disposizione la variante "Putin voleva conquistare tutta l'Ucraina in tre giorni, non c'è riuscito, l'Ucraina indipendente esiste ancora anche se mutilata territorialmente, quindi hanno vinto loro o meglio abbiamo vinto noi", e in effetti lo stanno già facendo. Ma questa variante ha un problema: se tutto questo fosse vero la guerra potrebbe finire anche oggi. Kiev resta là, l'Ucraina pure eccetera, che bisogno c'è di continuare a far morire gente e spendere soldi? I tre giorni sono passati.
Ma il problema è che a giudicare da quanto dicono e scrivono, oltre a non avere un piano per farla finire, questa guerra (siamo di nuovo alle sanzioni che schianteranno la Russia, se ci avete fatto caso, che fa molto marzo 2022), pare che non ci sia nemmeno la volontà; e pare che tra i due (USA e UE) i più accaniti siano i nostri, che tra Davos e conferenza dell'EDA (Agenzia Europea per la Difesa) sono sempre più sul piede di guerra, a sentire quanto dicono Kallas, Rutte e Kubilius. Se leggiamo con attenzione, però, più che di guerra contro la Russia si parla di soldi da dare agli USA. Kallas, ad esempio (link 1 e link 2): un esercito europeo non serve, abbiamo già la NATO. "Bisogna investire, abbiamo bisogno di investimenti da parte degli stati membri e dal settore privato. Ma anche dal budget comune dell'UE", perché appunto dobbiamo prepararci alla guerra e Trump ha ragione a dire che spendiamo troppo poco, "spendiamo miliardi per le nostre scuole, l’assistenza sanitaria e il welfare. Ma se non investiamo di più nella difesa, saremo tutti a rischi". Kubilius rincara (sempre link 2): la Russia spende il 9% del PIL in armi, la media europea è solo dell'1,9%, "le carenze di materiale militare [europeo], se confrontate con l’economia bellica russa, sono colossali. Non possiamo più permetterci un approccio frammentato, un approccio incrementale. Abbiamo bisogno di ‘big bang’ per aumentare la produzione e l’acquisizione della difesa" (nota a margine: il bilancio della difesa russo per il 2025 è di 145 miliardi di $; l'UE spende già adesso 279 miliardi di $ per la difesa. Già così quindi, senza aumentare le spese, spendiamo 134 miliardi di $ in più ALL'ANNO, com'è che abbiamo "carenze di materiale militare" e loro invece sono pronti a marciare su Lisbona? Kubilius tace).
La ciliegina sulla torta, come sempre, ce la mette Rutte (link 3; ma che c'entra Rutte con l'Unione Europea, uno si dovrebbe chiedere): chiede a Trump di continuare a mandare armi all'Ucraina e lo rassicura che le spese le pagheremo noi europei, perché in fin dei conti l'Ucraina è più vicina all'Europa che agli USA. A domanda specifica su quanto dovrebbe pagare, questa Europa così vicina, si è mantenuto sul vago. Tanto, appunto, la base legale per usare i fondi europei ce la mette Kallas, la NATO si limiterà a presentare il conto.
Quindi, unendo i puntini: dobbiamo spendere un sacco di soldi prendendoli dal bilancio europeo, e tagliare scuola, sanità e welfare. Questi soldi serviranno a comprare armi statunitensi da mandare in Ucraina, oltre che da tenere per noi: ma nessun esercito europeo, che verrebbe diretto (Dio sa come, ma è un'altra storia) da Bruxelles, basta la NATO che viene invece diretta da Washington. In più, ma questo Kallas, Rutte e Kubilius non lo dicono, da Washington ci becchiamo pure dazi e sanzioni se non trasferiamo la nostra dipendenza energetica dalla Russia a loro; anzi ce le becchiamo comunque, perché abbiamo un surplus commerciale che bisogna riequilibrare, alla faccia del liberismo. Che fine che abbiamo fatto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.