venerdì 3 gennaio 2020

Dopo la scoperta di Tamar e Leviathan... Povera Italia, da regina del Mediterraneo a hub del gas israeliano


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Lemme lemme le previsioni già da me anticipate una decina di anni fa si stanno avverando. L'immenso giacimento di idrocarburi nascosto sotto i fondali del Mediterraneo orientale sta diventando proprietà privata dello stato sionista, che prende a schiaffi sulle mani (ad usum bergogli) chiunque gli contenda lo sfruttamento già iniziato dei giacimenti Tamar e Leviathan, situati lungo una striscia sottomarina che parte dalla Libia, Egitto, israele, Libano, Siria, Cipro, toccando le isole greche... sino a giungere alla Turchia. Si dice che anche le acque territoriali del sud Italia siano ai margini dell'immenso deposito di gas e petrolio ma per il nostro stato servitorello si prevede solo la servitù di passaggio del nuovo gasdotto, che si aggiunge a quello già in costruzione, il famigerato TAP. Il nuovo hub di proprietà israeliana si chiama EastMed e dalla Grecia raggiungerà Otranto seguendo poi  più o meno il percorso già tracciato lungo la dorsale appenninica per arrivare sino al cuore dell'Europa.

Tutto ciò mentre la Turchia cerca di allargarsi, con la mossa a sorpresa di Erdogan d'inviare soldati a sostegno di Fayez al-Sarraj, il capo del complesso alberghiero di Tripoli, riconosciuto dall'ONU e dalla UE come “presidente legale” dello stato libico (ristretto alla sola capitale e ad una manciata di pozzi petroliferi). La mossa (neanche tanto misteriosa) del sultano turco ha il solo scopo di abbracciare da Ovest ad Est i giacimenti di combustibile, sia di terra che di mare (gettando eventualmente le basi di un ritorno all'impero ottomano). 

Ma è evidente che, in tutta questa guerra di accaparramento delle risorse fossili, il vero dominatore è sion, protetto e sorretto nell'impresa dal benefico zio Sam. Israele, infatti, è lo scopritore dei due primi giacimenti TAMAR (2009) e LEVIATHAN (2010) e avanza pretese egemoniche sul tutto, anche se altri stati adiacenti sostengono più o meno audacemente che il mare sul giacimento è anche loro.

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Conviene comunque affidarsi a una cronistoria.

Tutto comincia nel 2009 con la scoperta di un giacimento, chiamato poi TAMAR (dattero in arabo e in yiddish) da parte della Noble Energy, partner texano di Israele nella ricerca sottomarina. Il ritrovamento è situato a circa 80 Km a ovest di Haifa. Coi suoi 238 miliardi di metri cubi di gas naturale di eccellente qualità, TAMAR cambia la prospettiva energetica di Israele che fino a quel momento aveva una striminzita previsione di riserve a tre anni più un rifornimento infido dal gasdotto (40% del fabbisogno) egiziano che l’autorità egiziana del Petrolio ha appena disdettato accusando i contraenti di corruzione e di ribasso anomalo dei prezzi. La scoperta – sempre della Noble Energy – l’anno successivo del nuovo giacimento LEVIATHAN che ha ridotto TAMAR a una pozzanghera, ha complicato enormemente il problema, prima solo Israelo-libanese, coinvolgendo tutti i paesi affacciati sul mediterraneo orientale e perfino Puglia e Sicilia.

A questo punto entra in ballo l’USGS (United States Geological Survey) che presenta le sue stime su LEVIATHAN. ”Le risorse petrolifere e di gas del Bacino del Levante sono stimate a 1,68 miliardi di barili e 3450 miliardi di metri cubi di gas. Inoltre, sulla base di studi e perforazioni, l’USGS ha stimato ”le riserve non ancora scoperte del Bacino del Nilo in termini di petrolio e di gas, a 1,76 miliardi di barili e a 6850 miliardi di metri cubi di gas naturale”. Il totale delle riserve del mediterraneo orientale assommerebbe a 9700 miliardi di metri cubi di gas e a 3,4 miliardi di barili (altri studi indicano la quantità totale delle riserve in 3,5 trilioni di metri cubi di gas ed oltre 1,7 miliardi di barili di petrolio).

Altro detto famoso di un latinista dei tempi recenti è “..a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca”. Allora vediamo che l’Egitto è sotto giunta militare, la Palestina è praticamente cancellata, il Libano diviso e minacciato, la Siria aggredita da bande terroristiche e dagli USA, Cipro messa a tacere per i debiti, la Grecia svenduta ed in ginocchio, l’Italia commissariata e sotto ricatto… Dei paesi che si affacciano sul giacimento di gas resta in piedi la Turchia, nonché zona di confine con la Russia (quindi da tener sotto controllo, anche per via del gasdotto TurkStream frutto della joint-venture tra i due paesi).

Ovviamente su tutti impera l’accaparratore supremo: Israele!

Paolo D’Arpini

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