martedì 9 aprile 2019

Libia. L'inferno di Misurata (che piace all'uccidente)


Misurata, un inferno vero
Ho anche avuto esperienza di Misurata. Una città in mano a una dozzina di oligarchi cui i rifornitori Nato avevano prestato particolare attenzione. E anche i celebrati Medici Senza Frontiere, lì installati. Mai li ho visti, tra Somalia, Iraq e Siria, dalla parte delle vittime dell’Occidente. Efferata nei confronti dei “gheddafiani”, anche solo contro chi non intendeva partecipare, la milizia di Misurata dava a questi la caccia, li catturava, torturava, stuprava le donne e le faceva a pezzi. Quello,sì, un vero inferno di cui nessuna Ong, con i  rispettivi corifei medatici, si è mai scandalizzata, ma di cui potete trovare agghiacciante testimonianza nel mio documentario “Maledetta Primavera – Arabi tra rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre Nato”.


I misuratini si sono poi confermati un’eccellenza nel mercenariato assoldato dai nostri pacificatori nella successiva pulizia etnica dei libici neri, quelli di cui Gheddafi aveva proibito si chiamassero “neri”, Tawergha era una città vicina a Misurata, popolata interamente da libici neri, provenienti dal Sud del paese. Sono stati massacrati a migliaia dai prodi miliziani della città-Stato, un bagno di sangue senza precedenti in Libia, dopo quelli del maresciallo Graziani. Oggi le forze di Misurata costituiscono l’estrema possibilità per Al Serraj di non essere spazzato via e per il progetto colonialista di spartizione del paese di non vanificarsi.


Non va bene chi libera i rifugiati?
Fa riflettere che sulle nefandezze in Libia contro i neri, non solo di Tawergha, non si senta un sospiro, una deprecazione, al cospetto degli orrori negli attuali campi di raccolta ossessivamente denunciati da coloro che, per alimentare il traffico di persone, hanno bisogno di quegli orrori. Strano, visto che in tutti quei campi sono ormai presenti sia l’UNHCR, sia l’OIM, enti Onu per i migranti, che non si riesce mai a vedere, sui sanissimi giovanotti in arrivo l’indelebile marchio della tortura e delle privazioni e che per molto meno attribuito – falsamente – a Gheddafi, sulla Libia si scatenò l’apocalissi della “comunità internazionale”.


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