sabato 10 novembre 2018

Il giuramento di Ippocrate ha ancora valore? Ed il caso di Tina Anselmi


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Il 1 novembre 2018 ha lasciato questo piano terreno Tina Anselmi, democristiana progressista, che fu la prima ministra italiana. Di lei voglio ricordare che nel 1979, quando era  ministro della Sanità, decise il ritiro dal mercato di migliaia di farmaci che una commissione tecnica aveva giudicato inutili o addirittura pericolosi. Da lì a poco, dicono le cronache, venne avvicinata da un esponente delle industrie farmaceutiche che le offrì 35 miliardi di lire in valuta straniera presso una banca svizzera di sua scelta, affinché ritirasse quel provvedimento.
Il mattino dopo, la Anselmi rese pubblico questo tentativo di corruzione. Trascorsi pochi giorni, la sua auto saltò in aria. Per pura coincidenza e per pochi attimi di ritardo, la senatrice democristiana si salvò. Comunque, dopo alcune settimane, venne rimossa dall’incarico. Questo episodio è citato dal rimpianto Hans Ruesch nel suo Naked Emperess della Garzanti Editori-Milano.
Le  vicende dell'Anselmi stridono pesantemente con l'andazzo corrente  del sistema medico farmaceutico, vedi la  somministrazione obbligatoria di vaccini ed affini. La medicina oggi  sembra interessata solo a guadagnare sul malato,   non a curare il male anzi lo conserva acciocché possa specularci sopra con agio…

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Nel mondo antico, soprattutto in Oriente,  il medico riceveva una paga finché i suoi assistiti erano in buona salute, appena si ammalavano veniva interrotta la contribuzione e talvolta, in caso di incapacità evidente a occuparsi proficuamente del paziente, erano previste anche penali pecuniarie o di altro genere. In tal modo la sanità funzionava egregiamente e non c’erano intoppi o speculazioni sulle malattie. L’unico frangente in cui il medico era considerato non responsabile era quando il malato non seguiva le istruzioni che gli venivano impartite. Questo metodo sanitario aveva un senso  ed infatti durante il periodo vedico in India e nel primo impero in Cina ed anche in Persia, la professione medica era equiparata a quella del sacerdote o addirittura combaciante con essa.
Che dire della sanità attuale  che divora i due terzi dei bilanci regionali senza apportare alcun vantaggio reale alla popolazione? Il beneficio è solo delle case farmaceutiche e dei fabbricanti di macchinari medici nonché dei commercianti di organi da trapianto ed affini. 

Paolo D’Arpini


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