martedì 30 agosto 2016

“Islam. Siamo in guerra” di Magdi Cristiano Allam - Recensione di Rino Tripodi

In “Islam. Siamo in guerra”,  Magdi Cristiano Allam lancia l’allarme e spiega cosa sta avvenendo a un’Italia e a un’Europa ormai cieche e sorde di fronte a un pericolo che rischia di annientarle.
Per chi, ancora una volta colpito dagli ultimi terribili atti di un infinito terrorismo islamico, volesse capire perché tali orrori continuano a ripetersi e seguiteranno a farlo sempre più, può tentare di trovare qualche risposta non conformista e buonisticamente rassicurante nel libro di Magdi Cristiano Allam. Il volume è stato edito da “il Giornale”  nel settembre 2015 all’interno della collana «Biblioteca delle libertà».

allam islam

Com’è noto, da anni il giornalista di origini egiziane e a lungo (per 56 anni) di religione musulmana, ora fieramente italiano e convertitosi al cattolicesimo, conduce una battaglia ideale, spesso solitaria e molto rischiosa, della quale abbiamo già parlato (vedi Quindici “pezzi” antislamici; Magdi Cristiano Allam, chiedi perdono!). Il suo obiettivo è tentare di fare aprire gli occhi al nostro Paese e all’Europa, resi ottusi e ciechi dall’ideologia predominante, che si può sintetizzare come quella legata al “globalismo” e al “politicamente corretto”, facendo riacquistare identità e dignità. I dieci capitoli che compongono Islam. Siamo in guerra si caratterizzano, come tutti i suoi ultimi scritti, per la passione unita però a lucide e inattaccabili argomentazioni. Beninteso, lo scrittore ribadisce più e più volte che occorre separare l’islam come religione (perniciosa) dai musulmani come persone (stimabilissime). Rispettare questi ultimi non significa legittimare però l’islam, né, d’altro canto, la condanna dell’islam deve condurre alla riprovazione dei musulmani.

Il primo obiettivo di Allam è la «dittatura del relativismo», secondo il quale culture, princìpi, valori, sono sullo stesso piano; quindi, non esiste neppure una verità. Ciò vale anche per le religioni, che finiscono per essere considerate, nel bene come nel male, tutte uguali. Nella versione prevalente, “buonista”, oltre a essere assimilabili, sono tutte “di pace” e i terroristi non sono mai islamici. Ne deriva che Allah è Dio, Maometto è pari a Gesù, ciò che è scritto nel Corano è simile ai contenuti del Vangelo, e così via. Tutto ciò, oltre che falso, comporta una perdita di identità della popolazione italiana, così come di quelle europee e occidentali in genere.

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Non si tratta di un caso, ma di una ben studiata strategia della politica della “globalizzazione”, tendente a provocare il declino della nostra civiltà, fino a farla pervenire a una sorta di eutanasia, a tutto vantaggio dei “padroni del mondo” (multinazionali, potentati vari, cinesi, emiri e sceicchi, eurocrati, ecc.), che potranno spadroneggiare su un’umanità indistinguibile e miserabile, materialmente e spiritualmente, più di quanto già facciano. Guardiamo all’Italia: finanziarizzazione dell’economia e perdita della moneta nazionale, sottomissione all’Unione europea, povertà diffusa, tassi di natalità (1,3) tra i più bassi al mondo, crisi sociale e della famiglia, insicurezza e paura, emigrazione intellettuale, disfacimento della democrazia (basta osservare le percentuali di chi si reca alle urne elettorali e i governi imposti senza consenso popolare), discredito dello stato e delle istituzioni pubbliche, immigrazione disordinata e clandestina, Chiesa allo sbando, islamofilia. In tale contesto di debolezza e depressione si innestano, finanziate dall’estero, le reti di moschee, scuole coraniche, centri studi, enti assistenziali e finanziari islamici, centri di formazione di imam, siti religiosi per il proselitismo, macellerie e alimentari halal.

I fondi sovrani di Qatar, Emirati e Arabia saudita, dopo aver ridotto sul lastrico, assieme alla finanza internazionale e al mercato “globale”, intere economie e attività produttive, si appropriano di aziende, compagnie di bandiera, patrimoni immobiliari, fino ai club calcistici. Tutto, infine, si sostanzia negli sconvolgimenti demografici: gli immigrati musulmani, grazie anche ai ricongiungimenti familiari, hanno un tasso di natalità che va dal 4 al 5. Non importano le condizioni socioeconomiche dei genitori: per l’ideologia islamica non conta ogni singola persona, come per il pensiero cristiano occidentale, ma la comunità. Si calcoli quanti decenni occorreranno affinché essi soppiantino le nazionalità e le comunità precedenti. Una strategia perfetta, no? Del resto, l’homo islamicus, così come concepito dal Corano, è antropologicamente superiore e ha come fine ultimo di islamizzare l’intero pianeta: «è un’ideologia intrinsecamente razzista».

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Allam si sofferma a lungo sugli inquietanti aspetti teologici e dottrinari della religione islamica, ignorati dagli occidentali, anche perché celati loro da un’informazione conformista e afflitta da sensi di colpa vetero colonialisti e imperialisti. Il saggista parte dal fatto che «Allah è “clemente e misericordioso” con i credenti, ossia solo con i musulmani, mentre è violento e vendicativo con i miscredenti, ossia tutti i non musulmani». Con preziosa dovizia di citazioni dottrinarie dei versetti delle sure (capitoli) del Corano e di notizie storiche tratte dagli stessi testi (hadis) riconosciuti dalle autorità religiose islamiche, il saggista sovverte quelli che son diventati luoghi comuni del multiculturalismo islamofilo e buonista. Innanzi tutto, gli Abramo, Gesù e Maria rappresentati nel libro di Maometto sarebbero presunti arabi che nulla hanno a che vedere con quelli dell’Antico e del Nuovo Testamento. Ebraismo, cristianesimo e islamismo non sono le tre “Religioni del Libro”: nei primi due la parola divina è ispirata da Dio, ma trascritta da più uomini, cui viene lasciato il libero arbitrio, quindi è promessa di libertà; nel terzo la parola divina, dettata da dio, è scritta da un solo uomo ed è dispotica costrizione.

Gesù si è lasciato sacrificare sulla croce. Invece «la vita di Maometto è stata una lunga scia di sangue», scrive Allam, e ne riporta decine di esempi, come la battaglia di Badr del 624 o la battaglia del Fossato (627), allorquando il profeta «attaccò l’ultima tribù ebraica rimasta a Medina. Dopo un assedio di 25 giorni, si arresero. Alla fine furono uccisi tra i 600 e i 900 maschi adulti, mentre le donne e i bambini furono fatti schiavi». Oltre alla strage dei nemici, la parola di Allah e quella del suo profeta legittimano l’uccisione per omicidio, adulterio, apostasia («più di 400 versetti cornici istigano a commettere crimini e delitti contro la persona», afferma Allam, citando a propria volta Il Corano contro la Repubblica. I versetti incompatibili di Laurent Lagartempe).

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Conseguentemente, l’islam si è diffuso attraverso la violenza, la sottomissione, l’inganno (contemplato e giustificato). Dunque non deve sorprendere che nei simboli delle organizzazioni islamiche siano presenti delle armi, almeno le spade, come persino nella bandiera dell’Arabia saudita. Ci si dimentica che Europa meridionale, Africa settentrionale e Vicino Oriente costituivano un’unità culturale e religiosa, rotta dall’invasione islamica (vedi Mediterraneo e “Medio Oriente”: chi li ha “invasi”?): «La storia dell’Europa coincide con la guerra di resistenza e di liberazione dei cristiani sulla sponda settentrionale del Mediterraneo» e le Crociate, peraltro un insuccesso militare, furono una timida, ambigua e tardiva reazione di fronte all’imperversare degli aggressori. Così, i cristiani d’Africa e d’Oriente son passati dal 98% delle origini del cristianesimo al 20% dopo l’arrivo e il dominio islamico, fino all’attuale 5%: spariranno entro al fine del secolo, nell’indifferenza, nell’omertà e nella codardia generali. Pochi sanno che «anche gran parte del mercato degli schiavi neri, destinati all’America, era nelle mani dei musulmani». Tuttavia, solo l’Occidente si sente in colpa per tale ignominia, mentre varie forme di schiavitù persistono ancora oggi nel mondo islamico.

Tornando all’epoca contemporanea, i paesi islamici non riconoscono neppure la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo; ne hanno redatta (nel 1981 e nel 1990) una “islamica”, che inquadra tutto entro la cornice sharaitica, sicché ogni articolo risulta una contraddizione dell’enunciato iniziale con le dure limitazioni immediatamente successive. Nonostante tutto ciò, l’Unione europea e le classi dirigenti occidentali, strette tra paura e ignoranza, non solo erogano risorse e servizi prioritariamente agli immigrati, discriminando gli autoctoni, ma sono giustificazioniste nei confronti persino degli attuali crimini islamici (vedi Franco Cardini islamofilo), autocolpevolizzandosi, inventandosi lo psicoreato di islamofobia, rinunciando ai propri valori laici e di libertà e persino alla propria cultura.

Intanto, insieme a ogni modello di integrazione assimilazionista o multiculturalista, falliscono pure i servizi di sicurezza, e centinaia sono i cittadini europei di religione islamica che abbracciano la strada del terrorismo o del reclutamento presso l’Isis. Di pari passo va l’invasione di clandestini, spinta dalla presenza di scafisti senza scrupoli e dalla criminalità organizzata, dai regimi islamici interessati alla trasformazione dell’Europa in Eurabia, e dai gruppi terroristi, che intendono infiltrare loro aderenti. Soprattutto, è l’Italia che si fa autoinvadere, anche per gli interessi di associazioni e cooperative (vedi A chi i profughi? A noi!), inviando navi a raccogliere i migranti a poche miglia marine dalla costa libica e garantendo «a ciascun clandestino gratuitamente vitto, alloggio, spese personali, sanità, istruzione, sicurezza e tutela legale», mentre sono milioni gli italiani che sopravvivono sotto la soglia di povertà. E solo il 5% degli immigrati è profugo avente diritto d’asilo e qualifica di rifugiato in quanto proveniente da zone di guerra; in compenso, il 35% della popolazione carceraria è straniero e l’80% dei crimini commessi da extracomunitari in Italia è perpetrato da clandestini o irregolari.

Gli ultimi due capitoli del libro sono dedicati alla posizione della Chiesa cattolica “immigrazionista”, che Allam giudica di apertura suicida, e alle figure e vicende di Benedetto XVI – in particolare alle polemiche e minacce islamiche seguite alla sua celebre lectio magistralis tenuta il 12 settembre 2006 all’Università di Ratisbona – e di Francesco I. Ma, soprattutto, egli intende ripercorrere, con commozione, il proprio percorso interiore che la notte della Veglia pasquale del 22 marzo 2008 l’ha condotto prima a ricevere battesimo, cresima ed eucaristia dallo stesso papa Ratzinger, quindi, dopo soli cinque anni, il 25 marzo 2013, a uscire dalla Chiesa cattolica per la propria «totale dissociazione dalla sostanziale legittimazione dell’islam». A corredo, vengono pubblicate le varie lettere aperte pubblicate su il Giornale, via via indirizzate ai due papi e alla Chiesa. Così, giornalismo e pamphlet, saggio e autobiografia, si vengono a fondere in un libro “caldo” e appassionato.

Rino Tripodi

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(LucidaMente,  agosto 2016)


3 commenti:


  1. Commento di Giuseppe Moscatello:

    “..l'Italia si è venduta ad un brutto giro di guerrafondai, e i nostri ministri servi degli interessi atlantici (Usa, anglo Israel) inviano le truppe (da pagare con le tasse nostre) sul suolo altrui a fare missioni di GUERRA, in barba alla costituzione, di conseguenza ci spetterebbero dei profughi delle guerre che noi stessi conduciamo, ma i charlies che arrivano sono tutto fuorché profughi, questa è un'invasione programmata, l'esercito li respinge? No li accoglie. Non capisco come mai agli italiani faccia così schifo il concetto di patria o di nazione, non solo ai ministri venduti al governo mondialista degli usurai, ma anche molte frange progressiste sempre pronte a impietosirsi per il profugo, mentre non si spendono parole a favore della pace e alla salvaguardia della propria nazione.”


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    Mio commentino: “Sta di fatto che tutti i muslim che approdano in Italia sono future truppe di occupazione, non facciamoci illusioni buoniste... Si dice che siano “profughi” e che fuggano dalla guerra ma sono tutti maschi aitanti e ben pasciuti e con le saccocce piene di denari che non si sa da dove provengono. Io personalmente non so se scapperei da una guerra in casa, forse resterei a combattere per la parte che mi è più affine. Ma se proprio dovessi scappare perché non ho altra scelta non mi metterei a questionare sul tipo di accoglienza ricevuta, se l'albergo è comodo, se il cibo è quello a cui sono abituato, se la moschea è a due passi, se mi passano le sigarette e l'argent de poche, oppure no... In casa d'altri la decenza impone di comportarsi decentemente e non arrogarsi diritti impropri. La verità è che queste masse di tagliagole che stiamo accogliendo a cuor leggero saranno i nostri carnefici a breve... non dovremo aspettare ancora molto”
    (Paolo D'Arpini)

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  2. Commento di Alessio Razzolini:

    “Ma dai!! Questi discorsi gli ho già sentiti identici da Cristiani invasati bruciapersone e torturatori di donne e da ebrei sionisti convinti di essere il popolo di dio e tutti gli altri inferiori. Deve essere un problema comune a tutti i "relidioti" mi sa e non solo all'Islam. Che non sono certo tutti terroristi come invece la maggior parte dei cattocristiani invasati assassini.”


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    Risposta di Marco Bracci:

    "Quanto detto da Razzolini è legittimo, ma lo invito a riflettere su quanto segue:
    - il Creatore non dice mai la data esatta della fine di questo mondo (si badi bene, non della Terra), perché potrebbe, se noi uomini cambiassimo in positivo, non verificarsi mai. La “fine” è stata provocata dal nostro libero arbitrio e dal nostro libero arbitrio avrebbe potuto essere scongiurata, se solo avessimo cambiato il nostro modo di pensare e agire. Ne consegue che le varie date o periodi dichiarati (compreso il mio) sono elucubrazioni umane, quindi soggette a errore.
    - il Creatore vuole salvare la maggior parte possibile dei Suoi figli, quindi, se vede la possibilità che altri possano salvarsi, sposta i tempi per dar loro modo di farlo. A dir la verità, è il fatto che ci siano persone che vogliono seriamente cambiare che fa spostare in avanti i tempi, non il Creatore stesso.
    - Molti cambiano per opportunismo, pensando che così facendo possano salvarsi (probabilmente influenzati dal concetto satanico dell’Estrema Unzione). L’allungamento dei tempi fa sì che questi benpensanti dell’ultima ora perdano la fiducia nell’avvenimento e tornino sui loro passi, cioè si autogiudichino, mettendosi dalla parte del “male”. E accadrà soprattutto quando saremo nei momenti veramente bui e tragici che precederanno la fine, che gli opportunisti abbandoneranno la via.
    - Fino al 2000 circa, era possibile la salvezza di interi popoli. Dopo tale periodo, non avendo gli uomini ascoltato gli appelli loro rivolti dal mondo spirituale, solo di singoli esseri umani, perciò, chi crede agisca di conseguenza rivolgendosi al bene, chi non crede lo tenga almeno in mente: potrebbe tornargli utile ricordarselo nel prossimo futuro."

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  3. Altro commento di Marco Bracci:

    “Faccio presente che la religione cristiana più conosciuta e potente, nonché la più ricca in assoluto, è la cattolica, che significa universale. Perciò anche la religione cattolica ha, come l'Islam, l'obiettivo di accaparrarsi tutte le anime del mondo. La miscelazione di queste due religioni, tramite le immigrazioni, forzate da una parte e agevolate dall'altra, di questi anni, altro non sono che il tentativo di allargare la maggioranza religiosa, una volta integrate opportunamente, con modifiche ad hoc del Corano e della Bibbia, come già fatto negli ultimi millenni, e giungere all’agognato (dai potenti) ecumenismo. Certo, chi vive oggi sperimenta solo le difficoltà, ma chi gestisce il mondo pianifica per 2 generazioni, non a breve termine come fa la maggioranza delle persone...”

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