mercoledì 1 giugno 2016

Mar della Cina... Bombe USA pronte all'uso



«La rivoluzione scientifica che ha portato alla scissione dell’atomo
richiede anche una rivoluzione morale»: con questa storica frase
(coniata dagli speech-writer presidenziali) è culminata la visita di
Obama in Asia, dove da Hiroshima ha proclamato la volontà di
«tracciare una via che conduca alla distruzione degli arsenali
nucleari».

Lo sconfessa la Federazione degli scienziati americani, dimostrando
che l’amministrazione Obama ha ridotto meno delle precedenti  il
numero di testate nucleari.  Gli Usa hanno oggi 4500 testate
strategiche, di cui 1750 pronte al lancio, più 180 «tattiche» pronte
al lancio in Europa, più 2500 ritirate ma non smantellate. Comprese
quelle francesi e britanniche, la Nato dispone di 5015 testate
nucleari, di cui 2330 pronte al lancio. Più della Russia (4490, di cui
1790 pronte al lancio) e della Cina (300, nessuna pronta al lancio).

L’amministrazione Obama – documenta il New York Times (21 settembre
2014) – ha varato un piano da 1000 miliardi di dollari che prevede la
costruzione di altri 400 missili balistici intercontinentali, 12
sottomarini e 100 bombardieri strategici da attacco nucleare. Per la
«modernizzazione» delle testate nucleari, comprese quelle schierate in
Italia, è in fase di espansione negli Usa un complesso nazionale
composto da otto maggiori impianti e laboratori con oltre 40mila
addetti.

Rilanciata la corsa agli armamenti nucleari, Obama ha proclamato a
Hiroshima la volontà di eliminare non solo le armi nucleari, ma la
guerra stessa: ricordando che «la gente comune non vuole più guerre»,
ha sottolineato che «dobbiamo cambiare la nostra stessa mentalità
sulla guerra, per prevenire i conflitti con la diplomazia». In quello
stesso momento, a Washington, il Pentagono accusava la Cina di
schierare sistemi di difesa nel Mar Cinese Meridionale per
«controllare questo mare e limitare la nostra capacità di muoverci
nella regione Asia/Pacifico».

Regione nella quale gli Usa stanno accrescendo la loro presenza
militare, in base a un piano che prevede di schierare, a ridosso di
Cina e Russia, anche navi e basi Aegis analoghe a quelle schierate in
Europa, dotate di sistemi di lancio adatti sia a missili intercettori
che a missili da attacco nucleare.

Mentre unità lanciamissili Usa incrociano nel Mar Cinese Meridionale,
la U.S. Navy prepara nel Pacifico la Rimpac 2016, la più grande
esercitazione navale del mondo. Le Filippine hanno già messo a
disposizione degli Usa 5 basi militari e l’Australia, dove già sono
dislocati i marines, si prepara ad ospitare bombardieri strategici Usa
da attacco nucleare.

Sulla posizione di Washington l’intero G7 (Usa, Canada, Francia,
Germania, Giappone, Gran Bretagna e Italia) che, riunito in Giappone,
ha richiesto «libertà di navigazione e sorvolo» del Mar Cinese
Meridionale e Orientale, confermando allo stesso tempo le sanzioni
alla Russia per l’«aggressione» all’Ucraina (mentre la Ue conferma
quelle alla Siria).

La strategia Usa/Nato in Europa contro la Russia si salda a quella
attuata dagli Usa contro la Cina e la Russia nella regione
Asia/Pacifico, in alleanza col Giappone che sta assumendo un crescente
ruolo militare.

 Nello stesso quadro strategico si inserisce la visita di Obama in
Vietnam, a cui gli Usa tolgono l’embargo per fornirgli armi in
funzione anti-cinese. Più i Peace Corps (di cui è nota la Cia
connection), che andranno in Vietnam a insegnare inglese (anzi
americano), e l’Università Fulbright che aprirà una sede a Città Ho
Chi Minh per fornire ai giovani vietnamiti una «istruzione di classe
mondiale». Gli Usa, sconfitti dall’eroica resistenza vietnamita,
ritornano con altre armi.

Manlio Dinucci 

(il manifesto, 31 maggio 2016)



 Sullo stesso argomento vedi La Notizia su Pandora Tv
http://www.pandoratv.it/?p=8024

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