mercoledì 18 giugno 2014

Isis, un mostro a due teste

L'offensiva dell'ISIS/SIIL del giugno 2014 in Iraq e le eventuali risposte politico-militari non possono essere compresi senza prima "svelare l'ISIS". Le brigate ISIS/SIIL in pochi giorni hanno occupato la città settentrionale irachena di Mosul e la maggior parte dell'Iraq occidentale. L'esercito iracheno s'è ritirato dalla seconda città dell'Iraq senza opporre resistenza. Svelando l'ISIS, tutti i sentieri conducono alla casa reale dei Saud, al quartier generale della CIA e alla loro rete globale di mercenari e terroristi chiamata al-Qaida.



ISIS/SIIL è un'organizzazione erede dell'ex-al-Qaida in Iraq, presumibilmente fondata da Abdullah al-Rashid al-Baghdadi. Al Baghdadi tuttavia è una creatura di al-Qaida, una figura pubblica per assegnare alla creazione saudita-statunitense "al-Qaida" un volto iracheno cui i radicali sunniti iracheni possano identificarsi. Dean Yates riferisce in un articolo di Reuters del 18 luglio 2007: “Un capo di al-Qaida in Iraq catturato questo mese, ha raccontato agli inquirenti militari degli Stati Uniti che un importante gruppo di al-Qaida è solo una facciata e il suo leader fittizio, ha detto un portavoce militare. Il Brigadier-Generale Kevin Bergner ha detto in conferenza stampa che Abu Umar al-Baghdadi, capo del sedicente Stato Islamico dell'Iraq, presumibilmente istituito lo scorso anno, non esiste. Lo Stato islamico dell'Iraq è stato creato per cercare di dare un volto iracheno a  una rete eterodiretta, ha detto Bergner. Il nome Baghdadi deriva dalla capitale irachena”. Una delle persone responsabili del marchio al-Baghdadi era l'egiziano Abu Ayub al-Masri, stretto collaboratore e successore di Abu Musab al-Zarqawi di al-Qaida, ucciso in un raid aereo statunitense il 7 giugno 2006. Al-Masri era politicamente attivo nei fratelli musulmani egiziani (Iqwan), da cui si unì alla Jihad islamica egiziana di Ayman al-Zawahiri nel 1982. continuò con  Usama bin Ladin a dirigere il campo di addestramento di al-Faruq in Afghanistan nel 1999. Andò  in Iraq passando dal Regno Emirati Arabi e dall'Arabia Saudita nel 2002.

L'ISIS rinasce, l'Iraq chiude le vie del contrabbando saudite di al-Anbar, creando tensioni tra sauditi, giordani e statunitensi
ISIS/SIIL era dormiente in Iraq, mentre alcune sue brigate furono coinvolte da Arabia Saudita, Stati Uniti, Qatar e Turchia nella loro guerra alla Siria. Armi, forniture logistiche e mercenari per l'ISIS furono inviati prevalentemente dall'Arabia Saudita attraverso le vie del contrabbando nella provincia di al-Anbar. Il governo filo-iraniano del Primo ministro iracheno Nuri al-Maliqi fu lasciato "relativamente" incontrastato dall'ISIS, cioè Arabia Saudita e Stati Uniti, fino a quando l'amministrazione al-Maliqi, nell'autunno del 2012, decise di aumentare la propria presenza militare ad al-Anbar. L'obiettivo era fermare il flusso di armi e combattenti dall'Arabia Saudita alla Siria. Anche se non c'è una documentazione dettagliata disponibile, è probabile che Damasco e Teheran abbiano incitato Baghdad a chiudere le rotte del contrabbando. La chiusura di tali rotte aggravò le tensioni tra Giordania, Arabia Saudita e Stati Uniti. L'invio di armi e combattenti già instradati via Iraq alla Siria, dovette essere re-indirizzato dall'Arabia Saudita attraverso la città di confine giordana di al-Mafraq. Ttruppe statunitensi e combattenti stranieri arrivarono ad al-Mafraq a fine 2011. Quando il traffico via al-Mafraq aumentò tra fine 2012 e inizio 2013, la situazione in Giordania divenne critica. I parlamentari giordani iniziarono a lamentarsi della maggiore presenza di truppe statunitensi, del flusso di armi attraverso la Giordania per la Siria e della maggiore presenza di combattenti stranieri. Nel luglio 2013, il Vicepresidente del Parlamento giordano Qalil Atiya espresse preoccupazione per l'aumento della presenza di truppe USA in Giordania, dicendo: "Come deputati rappresentanti del popolo giordano, non accettiamo truppe degli Stati Uniti o di qualsiasi altro Paese in Giordania. I giordani non credono che la Siria rappresenti una minaccia". Il capo del Centro di studi politici al-Quds, Urayb Rintavi, dichiarava all'AFP: "I giordani non si sentono a proprio agio con la presenza di truppe e armi statunitensi nel Paese. Per la gente comune della Giordania, la presenza militare degli Stati Uniti è associata alla cospirazione contro i vicini della Giordania... La società non accoglie gli statunitensi, anche se dicono di voler proteggere il nostro Paese".

Il dilemma dell'amministrazione al-Maliqi. La decisione di far rinascere l'ISIS
Come si può vedere, l'amministrazione del primo ministro iracheno Nuri al-Maliqi si trovò di fronte a un dilemma. Lasciare l'Arabia Saudita usare le rotte del contrabbando nella provincia di al-Anbar per placare Arabia Saudita, Stati Uniti e Giordania, mentre abbandonava la lobby di iracheni sciiti, Teheran e Damasco. Al-Maliqi avrebbe scelto di prendere tempo, almeno fino alla eventuale caduta di Damasco. L'altra opzione era placare Damasco e Teheran affrontando ad al-Anbar i militanti ISIS/SIIL dell'alleanza antisiriana Arabia Saudita, Stati Uniti ed occidente. Due fattori possono aver contribuito alla scelta dell'amministrazione al-Maliqi per la seconda opzione. Uno dei motivi principali fu la decisione di Israele, GCC e NATO di lanciare la guerra alla Siria per impedire il completamento del gasdotto Iran-Iraq-Siria, dai giacimenti di gas iraniani di Pars nel Golfo Persico alle coste orientali del Mediterraneo in Siria. Al-Maliqi deve aver saputo che l'Iraq sarebbe il successivo se Damasco cadesse. La seconda è che l'amministrazione al-Maliqi è strettamente allineata a Teheran e alla lobby degli sciiti filo-iraniani in Iraq. Litigare con Teheran avrebbe rotto i legami con l'unico supporto regionale su cui può contare l'amministrazione al-Maliqi. La decisione fu presa nell'autunno del 2012, quando l'esercito iracheno ebbe l'ordine di chiudere le rotte del contrabbando di al-Anbar e affrontare i mercenari sauditi-statunitensi dell'ISIS/SIIL. A dicembre, un deputato iracheno avvertì sui media che intenzioni contro l'Iraq venivano covati da Turchia, Qatar e Arabia Saudita, invitando tutti i cittadini iracheni ad essere vigili. Il mese prima, il premier al-Maliqi avvertì che Arabia Saudita e Qatar cercavano di attuare: "Un complotto in Iraq contro la Siria nel tentativo di rovesciarne il governo impiegando i terroristi". In un'intervista alla rete satellitare libanese al-Mayadin, al-Maliqi precisò che un colpo di Stato era pianificato contro l'Iraq, dicendo: "Qatar e Arabia Saudita, cercando di rovesciare il governo siriano, ora attuano la stessa ingerenza per rovesciare il regime iracheno. Il loro obiettivo è rovesciare il governo iracheno, il  sistema di governo iracheno e non me". È interessante notare che il think tank degli Stati Uniti Stratfor, nel 2002 suggerisse di dividere l'Iraq in tre Stati. Nuri al-Maliqi e la sua amministrazione sapevano che il vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden approvò tale piano nel 2002, quando ancora senatore degli Stati Uniti.


Il coinvolgimento diretto del ministero degli Interni e dell'intelligence dell'Arabia Saudita nella gestione delle brigate di al-Qaidain Siria, Iraq e altrove è ben documentata. Per citare un esempio;  il fondatore e comandante supremo della Liwa al-Islam, direttamente coinvolto nell'attacco chimico nel sobborgo di Damasco del Ghuta orientale del 21 agosto 2013, Zahran al-Lush, lavora per l'intelligence saudita dal 1980. ISIS/SIIL è sotto il comando diretto della famiglia reale dell'Arabia Saudita. Nel gennaio 2014, al-Arabiya pubblicò un articolo e un video dell'interrogatorio di un combattente dell'ISIS catturato in Siria. L'articolo e il video completo furono rimossi, ma l'Istituto per gli Affari del Golfo finanziato dall'Arabia Saudita ha ancora un estratto del video sul suo canale Youtube, caricato il 22 gennaio 2014. Brevemente sui retroscena. Le brigate-fantoccio di Arabia Saudita e Qatar furono coinvolte in pesanti scontri in Siria dal 2012, che portarono infine alla quasi eliminazione delle brigate fantoccio del Qatar, mentre brigate saudite presero il sopravvento in tutta la Siria. I dettagli su tale lotta intestina sono spiegati nell'articolo "Alti funzionari USA e sauditi responsabili delle armi chimiche in Siria". Interrogato sul perché l'ISIS "insegue l'Esercito libero siriano" e su chi comandasse, il combattente catturato dell'ISIS afferma che non sapeva perché, ma che gli ordini provenivano da Abu Faysal, noto anche come principe Abdul Rahman al-Faysal, fratello del principe Saud al-Faysal e del principe Turqi al-Faysal.
Domanda: Perché (l'ISIS) monitora i movimenti dell'esercito libero siriano?
Detenuto: Non so esattamente perché, ma abbiamo ricevuto ordini dal comando ISIS.
Domanda: Chi nell'ISIS da gli ordini?
Detenuto: il principe Abdul Rahman al-Faysal, anche noto come Abu Faysal.
Il "comandante supremo" dell'ISIS/SIIL è il principe Abdul Rahman al-Faysal, della famiglia reale saudita, del ministero degli Interni e dell'intelligence dell'Arabia Saudita. L'ISIS svelato descrive una serie di operazione d'intelligence e mercenarie di Arabia Saudita-USA-NATO. Non c'è nulla di "misterioso" nell'ISIS/SIIL. Non è nemmeno così misteriosa da impedire ai media mainstream occidentali di riferirne i fatti.

I governi sauditi e statunitensi hanno una risposta standard a dichiarazioni pubbliche imbarazzanti sulla partecipazione di dirigenti sauditi alle operazioni dei mercenari-terroristi. L'esempio di Usama bin Ladin è il prototipo del modello standard ideato per la disinformazione. Usama, si dice al mondo, era "la pecora nera" della famiglia bin Ladin. La disinformazione è sorretta da media mainstream complici, anche quelli che convincono i lettori di non essere una facciata dell'intelligence come The Guardian. Dopo gli incidenti dell'11 settembre 2001, che divenne la giustificazione per l'invasione di Afghanistan e Iraq sotto falsi pretesti, The Guardian fece ciò che ci si aspetta da un giornale infiltrato da MI5-6. Il 12 ottobre 2001, ilGuardian pubblicò l'intervista al fratello di Usama bin Ladin, Abdullah, dal titolo "No è mio fratello". Il Guardian lasciò Abdullah dire ai lettori del Guardian: "So che nei primi anni '90 la famiglia più volte l'aiutò tentando di moderarne le idee. Dopo questi tentativi falliti, ci fu il consenso unanime, ma riluttante, che Usama doveva essere disconosciuto". Per impedire una simile campagna di disinformazione sull'ISIS/SIIL guidato dal principe Abdul Rahman al-Faysal, dobbiamo affermare chiaramente che il principe Abdul, in nessun modo appartiene a una "frangia" della famiglia reale saudita. L'uomo che guida nel 2014 la guerra di Stati Uniti-Arabia Saudita all'Iraq fu viceministro della Difesa dell'Arabia Saudita nel 1978-2011, ed è anche fratello del principe Saud al-Faysal e del principe Turqi al-Faysal. Il principe Saud al-Faysal è ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita dal 13 ottobre 1975, ed è il secondogenito di re Faysal. Turqi al-Faysal fu direttore dell'intelligence dell'Arabia Saudita nel 1979-2001, ambasciatore dell'Arabia Saudita negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Si dimise da direttore dell'intelligence pochi giorni prima degli attacchi "terroristici" negli Stati Uniti dell'11 settembre 2001. Turqi al-Faisal ha pubblicamente accusato il primo ministro iracheno Nuri al-Maliqi "di cessione di gran parte del nord dell'Iraq ai terroristi".

Abbiamo svelato ISIS, l'ISIS svelato si rivela un mostro a due teste. Il suo corpo è costituito da volontari, mercenari e agenti di servizi segreti e forze speciali sauditi, turchi e statunitensi. Le sue due teste sono la famiglia reale saudita e il quartier generale della CIA di Langley, Virginia, Stati Uniti d'America. Qualsiasi valutazione di qualsiasi intervento straniero, politico o militare in Iraq senza considerare tali fatti, porterà a conclusioni sbagliate. Perciò non si avrà alcuna informazione diversa da quella frammentata sui vari media occidentali o del Golfo arabo.

Christof Lehmann -  Nsnbc

Traduzione: sitoaurora

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