mercoledì 20 novembre 2024

Biden prima di lasciare la Casa Bianca avvelena i pozzi...

 


martedì 19 novembre 2024

Cosa comporta l'autorizzazione a colpire la Russia con missili a medio e lungo raggio?

 


Il 17 novembre 2024, il presidente USA Joe Biden ha fatto una sorpresa al nuovo presidente Donald Trump autorizzando l’Ucraina ad avvalersi di sistemi di fabbricazione statunitense Atacms per condurre attacchi  all’interno del territorio russo, come ritorsione rispetto al dispiegamento di migliaia di soldati nordcoreani all’interno della Federazione Russa ai sensi della partnership strategica siglata recentissimamente tra Mosca e Pyongyang. 

Si tratta di una mossa molto significativa, varata ad appena due mesi di distanza dall’insediamento dell’amministrazione Trump, che stando ai proclami elettorali punterebbe a porre fine alla guerra in tempi relativamente brevi. 

Il vice di Trump,  Jd Vance,  ha parlato apertamente di «congelamento del confitto», ma  l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite Vassilij Nebenzja  ha messo subito in chiaro che «non ci sarà alcun “congelamento” del conflitto ucraino senza accordi precisi sulle condizioni proposte dalla Russia. Non si ripeterà lo scenario degli accordi di Minsk; nessun congelamento del fronte in modo che il regime di Zelensky possa leccarsi le ferite, così come non ci sarà alcun ingresso dell’Ucraina nella Nato. 

Gli obiettivi dell’operazione speciale, comprese la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, rimangono in vigore e non cambiano. Ma ciò che sta cambiando, e rapidamente, è la dimensione del territorio che rimane sotto il controllo del regime di Kiev». A pochissime ore di distanza dalla concessione del placet statunitense, Francia e Gran Bretagna si sono mossi nella stessa direzione, fornendo il via libera all’utilizzo di missili Scalp e Storm Shadow contro il territorio russo sebbene il Pentagono abbia evidenziato che la Russia ha da tempo trasferito le proprie risorse a centinaia di km di distanza dal confine ucraino per porle fuori dalla portata dai missili a lungo raggio occidentali. 

La Russia, dal canto suo, ha risposto intensificando gli attacchi missilistici sul territorio ucraino e sottolineando che le decisioni assunte da Washington, Parigi e Londra rischiano di portare alla Terza Guerra Mondiale. 

Giacomo Gabellini



Video collegato con Marco Bertolini, generale di corpo d’armata e saggista:   https://youtu.be/3QdRV883gN8

lunedì 18 novembre 2024

Ecco perché l'Occidente ha distrutto la Jugoslavia...

 


Il Montenegro invia truppe per aiutare l'Ucraina: "pronti a diventare parte della NATO". Mentre nella vicina Croazia il presidente Milanovic ha posto il veto all’invio di soldati croati in Ucraina, è arrivata la notizia che il Montenegro ha accettato la partecipazione alla missione NATO...

Come ha riportato il giornalista di RTBalkan, Z. Saponjic, in un vertice a Washington, è stato concordato che le 32 nazioni membri della NATO devono inviare truppe per aiutare l’Ucraina e tra queste c’è il Montenegro, come ha confermato il vice presidente del comitato militare della NATO Andrew Rolling. “Il Montenegro, per quanto risulta, non ha fatto alcuna obiezione a questa missione, sono sicuro che vi parteciperà…Spero che in Montenegro, ma anche con altri membri della NATO, raggiungeremo l’obiettivo di rendere l’industria della difesa in grado di garantirsi le proprie necessità e che il nostro approvvigionamento sia entro i giusti termini e con giuste attrezzature, che siano interoperabili tra gli alleati", ha detto Rolling in un'intervista al giornale Pobjeda di Podgorica.

Il giornalista e intellettuale di Podgorica, Milutin Micovic ha dichiarato “…Il Montenegro, adempiendo al suo obbligo nei confronti dell’Alleanza, entra simbolicamente in una spudorata vergogna nazionale e storica…”.

“ ..In Montenegro si dice ‘che cosa è, e cosa non accadrà’, con calma filosofica, invece altri provano una convulsa incredulità di fronte alla notizia, confermata, che in un vertice a Washington, 32 membri della NATO, tra cui il Montenegro, hanno accettato di inviare truppe per aiutare l’Ucraina. …Il generale A. Rolling, ha dichiarato che non ci sono state obiezioni alla missione e che si deve andare là per sconfiggere la Russia…Quindi, ora, secondo questa notizia, andremo sul fronte orientale per aiutare coloro che ci hanno bombardati due decenni e mezzo fa, che hanno ucciso nostri bambini, schierandoci dalla parte di coloro che ci hanno massacrati e uccisi nel 1915 e nel 1941, combattendo contro i nostri secolari paladini e amici, fratelli di fede e sangue. Allora, cosa ci resta? Forse è meglio, per noi, per tutti coloro che hanno ancora una faccia in Montenegro, coprirsi oggi e domani e per sempre, con una coperta e non uscire alla luce del giorno. Per usare un eufemismo, una vergogna sulla faccia di tutto il popolo”, ha detto Micovic.

Non è facile per le persone in Montenegro parlare di questo argomento. Esistono ancora i ricordi e i bombardamenti del 1999, d'altra parte, il coinvolgimento del Montenegro dalla parte della NATO nella guerra in Ucraina non è solo una questione politica. Si tratta anche di identità storica, cuore e anima, legami secolari con il popolo russo. Ogniqualvolta è stato in difficoltà nel corso della storia, il Montenegro ha sempre cercato aiuto a San Pietroburgo o a Mosca, non a Washington, Berlino o a Bruxelles, e questo è un fatto.

Micovic, ha aggiunto che "… il Montenegro, unendosi alla NATO, ha accettato di lavorare contro la sua storia, contro la sua natura libertaria e contro il suo popolo... la verità è che, non è entrato nella NATO per plebiscito, ma per volontà di un partito che ha ghermito il popolo montenegrino e poi portato nell’alleanza NATO, pur essendo esso un amico storico della Russia".

Gore Vladislav Dajkovic, consigliere comunale di Podgorica e fondatore del partito “Montenegro Libero”, ha dichiarato: “… montenegrini non alzate la mano contro coloro che vi hanno nutrito e difeso nel corso della storia…Con l’entrata del paese nella NATO, tutti i principi di democrazia, etica, moralità sono stati calpestati, oltre al nostro onore, e abbiamo perso la faccia. inserendoci in quel blocco, che vent’anni fa, sanguinosamente e sconsideratamente, al di fuori della licenza del Consiglio di Sicurezza, ha bombardato e ucciso i nostri bambini, il Montenegro ha toccato il fondo…”, ha detto Dajkovic.

Il presidente del Partito Democratico del Popolo (DPN) Milan Knezevic ha detto, dopo i primi annunci sull'invio di militari montenegrini per addestrare l'esercito ucraino, che a questo punto il "Montenegro potrebbe diventare un obiettivo legittimo per la Russia in caso di un'escalation della guerra in Ucraina", invitando il governo a fare marcia indietro. “…Non mi auguro uno scenario con questo conflitto geopolitico. Sosterrò che i nostri soldati non vadano in alcun fronte che, Dio non voglia, provocherebbe la loro morte o trasformazione del nostro paese come obiettivo geopolitico della Russia o di chiunque altro. Inoltre, conoscendo il Montenegro mi appello al nostro Ministro della Difesa, di smettere con dichiarazioni guerrafondaie e anti-russe, anche perché con questi nostri soldati, non possiamo nemmeno andare a caccia di conigli…“, ha detto Knezevic.

All’inizio dell’anno scorso, il Ministero della Difesa montenegrino aveva annunciato che il Montenegro aveva inviato aiuti umanitari all’Ucraina in sette occasioni, così come attrezzature militari, munizioni e armi per un valore di 10 milioni di euro.

L’ambasciatrice degli Stati Uniti a Podgorica, J.R. Reinke, ha sottolineato le preoccupazioni perché nel paese balcanico, ci sono ancora troppe parti che vogliono dissuadere il Montenegro dai suoi veri obiettivi e che osteggiano le scelte governative ed atlantiche.

Questo è riferito anche alla preoccupazione sul ruolo e influenza della Chiesa ortodossa serba e delle sue posizioni storicamente ed identitariamente vicine al “mondo russo”, su una estesa parte della popolazione e sui processi politici in Montenegro, spesso anche su figure all’interno del governo, come si è dimostrato recentemente, con le polemiche riguardanti il divieto governativo per l'erezione di un monumento al metropolita Amfilohije, che per la Reinke, hanno confermato le preoccupazioni.

A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum Belgrado Italia




domenica 17 novembre 2024

L'ONU critica la politica d'Israele in Palestina...

 


"Il Comitato speciale delle Nazioni Unite sulle pratiche israeliane nei Territori occupati, in un rapporto anticipato in parte ieri e che sarà presentato lunedì all’Onu, afferma che

 «la guerra di Israele a Gaza è coerente con le caratteristiche del genocidio». 

Nonostante i ripetuti appelli delle Nazioni Unite, gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza, afferma il Comitato speciale, «Israele provoca intenzionalmente morte, fame e lesioni gravi: usa la fame come metodo di guerra e infligge punizioni collettive alla popolazione palestinese». Il rapporto denuncia anche il ricorso da parte delle forze militari e di sicurezza di Israele all’intelligenza artificiale per colpire la popolazione di Gaza."

Da fonti d'informazione diverse:  agenzie di stampa, il manifesto, dalla rete.

Che gli israeliani siano i più grossi produttori ed esportatori di antisemitismo non è cosa di oggi. Non solo praticato contro i palestinesi, ma contro l'ebraismo in generale. La matrice razzista e colonialista del sionismo ampiamente denunciata nel passato da ebrei come Einstein, personalità apice dell'ebraismo antisionista, si è materializzta in cellula cancerogena nazista detta "Israele". 

Non a caso nella Germania di oggi la criminalizzazione dei palestinesi e di ogni forma di manifestazione contro il genocidio assume forma esplicita di repressione. Gli antichi umori tornano in superficie e si saldano: Berlino - Tel Aviv.

In questo panorama il crollo di credibilità dei principali mezzi d'informazione (giornali storici, televisioni governative), divulgatori e sostenitori delle propaganda israeliana, è fenonemo importante. Ratificato in Europa assieme alla narrazione della guerra in Ucraina.  Ratificato clamorosamente negli Stati Uniti dalla catastrofe politica del Partito Democratico.

17 novembre 2024

Giorgio Stern



TELEVIDEO RAI
17/11/2024 08:52

Papa: indagare se a Gaza è genocidio

   8.52                                 
 Papa: indagare se a Gaza è genocidio   
 "A detta di alcuni esperti, ciò che sta
 accadendo a Gaza ha le caratteristiche 
 di un genocidio. Bisognerebbe indagare 
 con attenzione per determinare se s'in-
 quadra nella definizione tecnica formu-
 lata da giuristi e organismi interna-  
 zionali". Così Papa Francesco nel suo  
 nuovo libro"La speranza non delude mai.
 Pellegrini verso un mondo migliore".   

 Si tratta di un passaggio anticipato   
 dal quotidiano "la Stampa". Il libro   
 uscirà martedì in vari Paesi, tra cui  
 l'Italia.                              

sabato 16 novembre 2024

Abkhazia. Quale futuro...?

 


È strano che i media occidentali, sempre così attenti a diffondere ogni notizia proveniente dallo spazio post-sovietico che possa essere interpretata in funzione anti-russa, non dicano assolutamente nulla di quello che sta succedendo in Abkhazia, la repubblica che nel 1992 si è separata dalla Georgia ed è, per semplificare moltissimo le cose, dipendente dalla Russia che sta anche costruendovi una base navale per la propria flotta. Il motivo, probabilmente, va ricercato (oltre che nella totale ignoranza di cosa sia l'Abkhazia) nel fatto che i manifestanti che protestano contro una legge “filo-russa” che il Parlamento dovrebbe approvare sono molto poco “instagrammabili”, come si dice adesso: niente bandiere statunitensi o dell'Unione Europea, niente slogan pro-UE, niente cartelli scritti in inglese, niente vestiti alla moda eccetera, ma solo preoccupazione e irritazione credo giustificate.
Ricostruiamo la faccenda. Kristina Ozgan, Ministra dell'Economia abkhaza, ha firmato il 30 ottobre un accordo con il Ministro dello Sviluppo Economico russo sulla costruzione di “complessi multifunzione”, ovvero turistici e commerciali, a opera di investitori russi. Solo nel 2024 i turisti russi nel paese sono stati 1.400.000, per cui è chiaro che gli investimenti ci sarebbero eccome. Fin qui nulla di male, se non fosse per due motivi: l'accordo non è stato approvato dal Parlamento dell'Abkhazia, e in molti temono che sia un escamotage per aggirare la legge dell'Abkhazia che vieta agli stranieri di possedere proprietà immobiliari residenziali nel paese. Già da un paio d'anni il Presidente Aslan Bžania e il suo partito stanno proponendo disegni di legge per cancellare questa norma, ma dopo le manifestazioni di questa estate sono stati costretti a ritirarli: la risposta russa è stata pienamente europea – riduzione dei fondi che la Russia spedisce in Abkhazia e che sono una voce fondamentale per il bilancio della repubblica.
Quello che i manifestanti temono (e ripeto, credo abbiano ragione di temerlo) è che l'accordo del 30 ottobre permetterà agli investitori russi, il cui potere d'acquisto è incommensurabilmente superiore a quello dei locali, di costruire complessi residenziali che danneggeranno quelli dei locali e faranno aumentare in generale i prezzi. Inoltre avranno diritto a otto anni di esenzione dalle tasse, all'esenzione dalle tariffe doganali sui materiali da costruzione (che dunque verrebbero dalla Russia, non dai produttori locali), all'IVA al 5% invece che al 10%, un registro speciale separato da quello abkhazo, accordi prioritari per la fornitura di acqua ed energia, e la possibilità di offrire come garanzia alle banche d'investimento (russe ovviamente) terreni pubblici forniti dal governo abkhazo, banche che in caso di fallimento dell'investitore potrebbero tenersi i terreni e venderli a chi li vorrà comprare. Insomma, se fossi un albergatore o un ristoratore abkhazo mi starei preoccupando parecchio, soprattutto perché in molti nel paese temono che l'intera operazione sia gestita dall'ex Governatore della regione di Krasnodar ed ex Ministro dell'Agricoltura Aleksander Tkačëv, sospettato (è dire poco) di corruzione, e che anche gli investitori georgiani in possesso di passaporto russo possano approfittare della nuova legge.
Il 15 novembre, il parlamento doveva dunque ratificare l'accordo, e già da lunedì le manifestazioni di protesta hanno portato all'arresto di 6 persone, rilasciate il giorno dopo, e a blocchi stradali in vari punti del paese oltre che nella capitale. Oggi la situazione è quella delle foto, con la folla che ha invaso, anche se molto pacificamente, il cortile del parlamento e chiede le dimissioni di Bžania. Il Parlamento, intanto, ha deciso di posticipare la ratifica a data da destinarsi, e a febbraio sono previste le elezioni presidenziali, nelle quali con tutta probabilità Bžania non sarà rieletto. Che la legge venga approvata o meno, ad ogni modo, la struttura dell'Abkhazia è troppo dipendente dai finanziamenti di Mosca e dai turisti e investitori russi per cambiare traiettoria, e in quale direzione poi (certo non dell'unificazione con la Georgia, visti i precedenti della guerra del 1992-1993). Vediamo se, da qui a febbraio, UE e USA inizieranno a dimostrare interesse per la “vibrante democrazia” abkhaza.

Francesco Dall'Aglio



P.S. La situazione in Abkhazia si sta facendo più tesa. I manifestanti hanno occupato il Parlamento e la Presidenza, che sono collegati tra loro e si preparano a passarci la notte (nelle foto) Ci sono, a quanto pare, 9 contusi ma nessuna vittima. Tutti esortano alla calma, Bžania fa sapere che a determinate condizioni potrebbe anche dimettersi (tanto il mandato gli scade a febbraio), e da Mosca fanno sapere che si aspettano una risoluzione veloce e pacifica, e che questo stato di cose certo non aiuta gli investimenti esteri. Abkhazo avvisato...








venerdì 15 novembre 2024

Germania. Viene l'inverno ed il termometro scende sottozero...



Nei giorni scorsi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha rimosso il liberale Christian Lindner dall’incarico di ministro delle Finanze, per ragioni che «Der Spiegel» riconduce a divergenze insanabili in materia di bilancio, economia e finanza pubblica. Nello specifico, Scholz avrebbe puntato su una politica mirante a sospendere provvisoriamente le misure atte a contenere l’indebitamento, imbattendosi nella contrarietà di Lindner.

 Per il cancelliere, la misura era ormai colma poiché «troppo spesso il ministro Lindner ha usato tattiche politiche che denotano una mentalità ristretta. Troppo spesso ha tradito la mia fiducia. Non vi è alcuna base per portare avanti qualsiasi cooperazione. Un serio lavoro di governo non è possibile in questo modo». 

Dal canto suo, Lindner ha lamentato una costante tensione con il cancelliere, al quale avrebbe vanamente proposto un enorme programma di sostegno all’Ucraina, implicante tra le altre cose la fornitura dei missili Taurus. Per l’ex ministro delle Finanze, la rottura sarebbe motivata soprattutto dal fatto che Scholz ha «soltanto usato l’Ucraina». 

La cosiddetta “coalizione semaforo” è quindi al capolinea, con Scholz che ha predisposto un voto di fiducia verso la metà di dicembre incassando aspre critiche da parte di tutti i partiti dell’opposizione, Bundnis Sahra Wagenknecht in primis. Nel frattempo, la produzione industriale tedesca ha registrato una caduta del 2,5% su base mensile con riferimento al settembre 2024. Su base annua, il crollo è dell’ordine del 4,6%. L’istituto Ifo di Monaco, dal canto suo, ha rivelato che l’economia tedesca sta accusando il peggior crollo degli ordini mai registrato dalla crisi finanziaria del 2009, con il 41,5% delle aziende che ha segnalato una mancanza di ordini a ottobre, a fronte del 39,4% registrato a luglio. «La mancanza di ordinativi continua a ostacolare lo sviluppo economico in Germania. Quasi nessun settore è stato risparmiato», ha dichiarato all’Ifo l’economista Klaus Wohlrabe. I dati indicano che il 47,7% delle aziende manifatturiere ha riscontrato una penuria di ordini, mentre per quanto riguarda il settore commerciale si parla di un preoccupante 65,5% – per i venditori al dettaglio, il dato è del 56,4%. 

La Federazione delle Industrie Tedesche (Bdi), per di più, ha affermato che la Germania dipende fortemente da Paesi come la Cina per quanto concerne l’approvvigionamento di risorse critiche come il litio. Una sospensione delle esportazioni cinesi di litio potrebbe costare all’economia tedesca circa 115 miliardi di euro di entrate, che rappresentano circa il 15% della produzione industriale, secondo i calcoli dell’associazione. La Federazione ha inoltre sottolineato che l’industria automobilistica tedesca risulta particolarmente colpita, dal momento che il litio rappresenta un elemento indispensabile per la produzione di veicoli elettrici, ma il discorso va in realtà allargato a ben 23 materie prime critiche, tra cui le terre rare che sono in gran parte importate dalla Cina. 

L’associazione pone l’accento sulla necessità di alleggerire il vincolo di dipendenza dalla Cina attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, oltre che mediante l’estrazione e la lavorazione a livello domestico. Il tutto mentre Donald Trump si appresta a insediarsi alla Casa Bianca, dopo aver assimilato pubblicamente i Paesi dell’Unione Europea alla Cina come principali elementi di distorsione del commercio internazionale.

Giacomo Gabellini



Video con Claudio Celani, giornalista residente da molto tempo in Germania specializzato in questioni economiche e geopolitiche: https://youtu.be/HioL4D852ls 

giovedì 14 novembre 2024

Abruzzo. Moratoria sullo sterminio dei cervi...

 



Leal, Leidaa e Oipa esprimono soddisfazione per l’ordinanza del Consiglio di Stato che ha sospeso la delibera della Giunta della Regione Abruzzo che prevedeva l’abbattimento di 469 cervi. Le tre associazioni erano intervenute ad adiuvandum sul ricorso presentato da Lav, Lndc Animal Protection e Wwf.

I giudici di secondo grado hanno ribaltato l’ordinanza del Tar Abruzzo che aveva rigettato il ricorso delle associazioni. Sarà proprio il Tar, ora, che dovrà pronunciarsi di nuovo nel merito, come stabilito nell’ordinanza del Consiglio di Stato del 7 novembre.


Il Consiglio di Stato rileva, tra le altre cose, che la Regione può comunque valutare, nel frattempo, l’adozione di misure idonee a prevenire incidenti stradali come la costituzione di attraversamenti faunistici e l’installazione di recinzioni.

Silvia Premoli - Ufficio Stampa, Comunicazione LEAL