Il così detto "percorso di realizzazione" è un passatempo che la mente richiede. Noi siamo già quello che vorremmo essere quindi come possiamo "diventarlo"?. Però è vero che restare sintonizzati all'interno aiuta, come pure aiuta la lettura di testi spirituali. Purtroppo a volte succede che la comprensione intellettuale possa ingannarci, lasciandoci credere di aver “compreso”. Quindi cosa posso consigliare agli amici che mi chiedono consiglio sul metodo di realizzazione? Forse la cosa migliore - come diceva Nisargadatta Maharaj- il fattore chiave - è l’abbandono ed il seguire il proprio intuito che infallibilmente ci guida verso il risveglio. “Quando i fiori sbocciano le api giungono senza essere invitate” diceva il santo Neem Karoli Baba
Alcuni saggi -come Ramana Maharshi- suggeriscono delle regole di comportamento, soprattutto in campo alimentare, per mantenere la quiete mentale. Certo la mente è influenzata dal cibo che immettiamo nel nostro organismo ma l'assunzione di una dieta "satvica" (che significa equilibrata, non violenta) è una conseguenza del nostro livello di coscienza. Io stesso non ho deciso volontariamente di privilegiare una dieta "satvica", è avvenuto spontaneamente, e mi definisco "vegetariano" perché non c'è un altro termine adatto per qualificare chi sceglie una alimentazione "naturale", sia dal punto di vista genetico che ecologico ma anche psichico e spirituale.La mia storia personale (destino) ha voluto che il "risveglio" avvenisse attraverso il contatto con il mio maestro Baba Muktananda, incontrato senza alcuna apparente volontà da parte mia nel 1973, e dal quale ricevetti la spontanea iniziazione "shaktipat". Continuai da allora a mantenere una consapevole “disciplina” di vita, con fasi più o meno intense in accordo con gli eventi.
Contemporaneamente, col trascorrere del tempo, seguendo le mie propensioni elettive, ed in forma di passatempo intellettuale, mi dedicai allo studio del vedanta, dello zen, del taoismo, etc. Inoltre, nel corso degli anni, incontrai diversi realizzati dai quali ricevetti suggestioni o insegnamenti sottili, mai formali.
Ritengo perciò che l'approccio "laico", ovvero non confessionale o fideistico, sia il più indicato. Lo affermo in seguito alla mia esperienza e per questa ragione "trasmetto" ciò che io stesso ho sperimentato, essendo comunque consapevole che altre esperienze, in forme diverse, possano condurre a risultati affini. Per questo tendo, nei limiti del possibile, a mantenere un approccio alquanto sincretico, pur fondamentalmente restando in un filone laico e nondualistico.
Paolo D'Arpini
Some sages - like Ramana Maharshi - advise some rules of behavior, especially regarding food, to keep the peace of mind. Of course, the mind is influenced by the food we put into our body, but the intake of a "satvic" diet (which means balanced, non-violent) is a consequence of our level of consciousness. I myself did not voluntarily decide to favor a "vegetarian" diet, it happened spontaneously, and I call myself "vegetarian" because there is not another suitable term for qualifying those who choose a "natural" diet, both from the genetic point of view and ecological but also psychic and spiritual.
My personal story (destiny) wanted the "awakening" to happen through contact with my teacher Baba Muktananda, met without any apparent will on my part in 1973 and from which I received the spontaneous "shaktipat" initiation. From then on I continued to maintain a conscious "discipline" of life, with more or less intense phases in accordance with the events.
At the same time, with the passing of time, following my elective tendencies, and in the form of an intellectual pastime, I devoted myself to the study of Vedanta, Zen, Taoism, etc. Moreover, over the years, I met several sages from which I received examples or subtle teachings, never formal.
I therefore believe that the "lay" approach, that is to say non-confessional or fideistic, is the most indicated. I affirm it following my experience and for this reason I "transmit" what I myself have experienced, being however aware that other experiences, in different forms, can lead to similar results. This is why I tend, as far as possible, to maintain a rather syncretic approach, even if fundamentally remaining in a secular and nondualistic vein.
Paolo D'Arpini
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