Due esplosioni il 4 agosto 2020 hanno distrutto il porto di Beirut, ucciso circa 150 persone, ferito altre 5000 e devastato gran parte della capitale libanese.
Il 27 settembre del 2018 il primo ministro Benjamin Netaniahu illustrava all’assemblea generale dell’ONU, con tanto di cartina del'aeroporto di Beirut, la zona in cui gli Hezbollah stoccherebbero le armi. Siccome la stessa affermazione l'ha fatta a proposito del deposito di nitrato d'ammonio al porto, evidentemente intendeva anche quello come bersaglio. Dice che lì sono depositati i missili di Hezbollah, attribuendo a questi protagonisti delle istituzioni libanesi la criminale demenza di collocare un rischio apocalittico ai piedi delle sedi in cui opera e tra la gente che ne costituisce la base sociale.
Il baro israeliano ribadisce la stessa credibilità di quando, sempre all’ONU, esibì un ridicolo disegno della “bomba” iraniana, ormai pronta. Lui, che di ordigni nucleari ne ha 400 e che, insieme agli altri caporioni dello Stato sionista, ha ripetutamente promesso la distruzione definitiva, sia di tutto l’Iran, sia delle infrastrutture del Libano.
Il premier incriminato per una serie di delitti e che ha un evidente bisogno di riscattare la sua figura di corrotto maneggione, prepara il grande diversivo? Trump lo sa quando pronuncia la parola “attentato”? Il Pentagono e l’Intelligence lo occultano quando smentiscono?
Fulvio Grimaldi - https://fulviogrimaldi.blogspot.com/
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