venerdì 6 marzo 2020

Dall'influenza alla peste bubbonica... Business is business



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Avete notato che quella che era la chiacchiera sociale e la seccatura di ogni inverno, l’influenza, è del tutto scomparsa. Per la prima volta da millenni. E pure quella ce la passavamo tra famigliari, colleghi, amici del bar, come le carte della briscola. Riscaldamento globale, dice Greta? 

Forse quella cara vecchia influenza ha semplicemente cambiato nome, ricuperando quello altisonante dei nonni, Corona, e al posto del pediluvio in casa ci sbatte in terapia intensiva. Niente più limonata calda, meglio vin brulè, impacchi, tachipirina, sotto le coperte per tre giorni. Invece termocontrolli a ogni angolo, mascherine e amuchina a milionate (e milionate ai produttori, altro obiettivo raggiunto), vita sospesa, quarantena, terapia intensiva, guardati come appestati, nazione di monadi chiuse in casa. Poi verrà il vaccino. 

Scommettiamo che c’è già, ma lo tireranno fuori quando ci sarà certezza di impiego e di miliardi. Hanno ben presente il flop del 2009, dramma dell’altra pandemia da virus H1N1. 10 milioni di dosi comprate, virus sparito, solo 865mila vaccini inoculati, ma 184 milioni buttati nelle fauci di Big Pharma, o Pharmamafia, nella fattispecie...


Dall’influenza alla peste bubbonica
Insomma, qui hanno acchiappato per la coda la classica influenza, che cambia d’abito di anno in anno e stavolta ne ammazza anche meno del solito (tra l’1 e il 2%) e ne hanno fatto il flagello dei quattro cavalieri dell’apocalisse. E noi tutti, a pecorone, tappati in casa, a spiare da dietro le persiane chiuse (passasse mai un pipistrello), a vedere se arriva quell’untore del postino e farsi passare la posta su una pertica.

Pare che il tempo della lotta armata di liberazione sia finito. Qualcuno suggerisce la disobbedienza civile. Al momento me ne viene in mente questa manifestazione rivoluzionaria: stringersi tutti e a lungo la mano, abbracciarsi tutti forte forte, e baciarsi tutti, anche alla francese (gli LGBTQI, per favore, tra di loro).


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2 commenti:

  1. Commento-integrazione di Gianluigi Padrin: "Assieme ad altri, abbiamo analizzato la percentuale di deceduti in rapporto con gli infettati rilevati, che però non è reale, visto che non è sul totale degli esposti infettati totali in Italia. Il 3,5 % quindi è un dato vero, ma non significativo sulla vera pericolosità, sulla totalità della popolazione che ha avuto a che fare con il Covid-19.
    Si ipotizza che già mezzo milione di abitanti italiani siano stati infettati, come molti esperti virologi dicono, anche in base alla storia ormai ben conosciuta della virulenza dei virus. La percentuale quindi scende allo 0,016.
    Viene fuori quindi una virurenza che porta a morte, simile alle altre influenze da coronavirus, quindi una "nullità %". L'unica differenza è la fase polmonare + dura, che porta all'ospedalizzazione o comunque al maggiore controllo dei casi + gravi.
    Vale quindi la pena mettere in ginocchio l'Italia per "così poco " ? Questo nostro stato è già in ginocchio economico e la tendenza è peggiorativa, governo dopo governo. A noi pare che la domanda sia lecita, visto che la matematica virale, che non è un opinione." (Gianni Luigi Padrin )

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  2. Commento di F.B.: "Per il rifiuto o l'impossibilità di consegna delle merci prodotte dall'industria italiana, sia ai committenti esteri che del mercato interno, e per il crollo del settore turistico ricettivo, l'Italia è in questo momento particolarmente fragile ed esposta. Dobbiamo allertarci poichè è storicamente dimostrato che proprio nei momenti di fragilità, la finanza criminale assesta dei colpi micidiali ai popoli che ha deciso di ridurre in miseria e sottomettere. Ed il Popolo Italiano è fra i prescelti..."

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