lunedì 23 marzo 2020

Dove rifugiarsi in caso di III Guerra Mondale? Risponderei citando Totò: “ma mi faccia il piacere!”



...giorni fa mi sono imbattuto in un video che affrontava l’argomento di quali sarebbero i 10 paesi al mondo dove ci si potrebbe rifugiare nel caso scoppiasse la III guerra mondiale.

Il Video durava circa 5 minuti, quindi ogni paese veniva presentato in meno di 30 secondi. Indubbiamente l’autore era una persona intelligente, perché i 10 paesi erano scelti con un criterio assennato, ma non certamente analitico e comparativo, temo la scelta fosse esclusivamente geografico deduttiva. Probabilmente l’autore era fresco di studi, appassionato di geografia, ha raccolto pochi dati da qualche atlante e/o enciclopedia ed ha prodotto il video.


Scommetterei che si tratta di un adolescente intraprendente, che pur nella sua superficialità informativa (nonostante la delicatezza ed estrema importanza dell’argomento affrontato) in pochi giorni aveva avuto quasi 40 mila visualizzazioni. Evidentemente ha saputo sfruttare un tema che “tira”, e lo ha fatto con gli strumenti culturali di cui disponeva, cioè pochi, insufficienti, inadeguati alla responsabilità assunta.

La mia intenzione non è giudicare e condannare, anzi, l’adolescente ha fatto bene a destreggiarsi, col tempo forse migliorerà e fornirà prodotti più impegnativi. Quello che voglio rilevare è che ci sono fior di blogger che producono anche video, con tutti i crismi della competenza, mettendoci anche settimane per comporne uno, e che 40 mila visualizzazioni per loro sono un sogno. Quindi se è vero che internet è un ottimo mezzo di informazione cui attingere in alternativa ai mass media mistificatori e disinformativi, è anche vero che in esso non vige certo la meritocrazia, esattamente come nella realtà di tutti i giorni, conta molto anche la cosiddetta fortuna e l’opportunismo, saper cogliere il momento propizio per proporre un argomento che tira, anche se sull’argomento si ha ben poco da dire.

Del resto temo che non ci si soffermi abbastanza su un aspetto essenziale che è una condicio sine qua non per produrre video o testi dotati di “valore aggiunto”: l’esperienza e la conoscenza. Cioè quel minimo di consapevolezza che si acquisisce solo dopo parecchi anni di dedizione, cioè di letture, studio, analisi, valutazioni, presa di coscienza, autocritica, correzioni, ecc., che occorrono per pervenire ad essere in grado, con un’adeguata dotazione di strumenti culturali acquisiti nel tempo, di produrre contenuti degni di questo nome. Altrimenti il rischio è di cazzeggiare, e non ci sarebbe nulla di male nel farlo, per intrattenimento ed a volte per sbaglio, lo facciamo tutti, l’importante è non farlo abitualmente convinti invece di proporre contenuti validi.

In quanto all’argomento  di dove rifugiarsi nel caso scoppiasse un terzo conflitto mondiale, che tira parecchio come interesse, è già compromesso nelle sue stesse premesse, per ovvi motivi, anche statistico demografici, nel senso che se anche si pervenisse ad individuare dei luoghi dove le ripercussioni potrebbero essere inferiori, in ogni caso chi già si trova in quei luoghi si troverebbe di fronte al problema di concedere o meno ospitalità e a quanti? Dopo di ché sarebbe costretto a difendere i propri spazi vitali … 

Quindi l’ipotesi rimarrebbe inevitabilmente solo teorica, virtuale, astratta, tanto per far sfoggio di qualche sommaria conoscenza geografica, come indicare la Groenlandia come macroregione nella quale rifugiarsi (uno dei 10 paesi citati superficialmente nel video nei quali rifugiarsi). 

Peccato che il clima non sia ancora l’ideale e che ci sarebbero problemi per gli approvvigionamenti, e non oso pensare quanto verrebbero a costare (mai sentito parlare di mercato nero in tempo di guerra?). Inoltre per insediarsi in un numero consistente, come si dovrebbe presumere, dove rimediare i prefabbricati necessari, ed ad alta coibentazione?

Per intenderci, a meno che di riuscire miracolosamente ad insediarsi tutti quanti nella costa ovest e sud ovest (dal clima più mite), nel resto della massa continentale occorrerebbero prefabbricati come quelli utilizzati nelle stazioni scientifiche in Antartide o in Artide, leggermente costosi e non facilmente reperibili. Senza contare i problemi connessi alla logistica ed all’amministrazione delle comunità insediate. Con le inevitabili conflittualità che insorgerebbero…

Quindi sarebbe meglio evitare di affrontare argomenti così importanti con tanta leggerezza, come fosse un compitino assegnato a scuola.

Claudio Martinotti Doria – claudio@gc-colibri.com


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